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Marcello De Vito a Fanpage.it: “Raggi incapace di interloquire ha allontanato chi poteva oscurarla”

Marcello De Vito in un’intervista a Fanpage.it ha raccontato le ragioni del suo addio al M5S e dell’adesione a Forza Italia. Il presidente dell’Assemblea Capitolina ha descritto così il trattamento dopo l’arresto con l’accusa di corruzione nell’inchiesta sullo stadio della Roma: “Un comportamento pessimo e disumano in particolare da alcuni esponenti come Luigi Di Maio”.
A cura di Valerio Renzi
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Marcello De Vito è il presidente dell'Assemblea Capitolina. Recordman di preferenze nel 2016, dopo aver perso la consultazioni interne con Virginia Raggi, era già stato candidato sindaco per il Movimento 5 Stelle nel 2013 quando le elezioni le vinse Ignazio Marino. Lo scorso 24 maggio, dopo un decennio di militanza, De Vito ha lascia il Movimento 5 Stelle per aderire a Forza Italia.

Alla fine è stato lui ad andarsene dopo che i vertici grillini avevano provato a cacciarlo in tutti modi dopo l'arresto per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio della Roma. Dopo mesi di carcerazione preventiva, prima in cella e poi ai domiciliari, De Vito è tornato in libertà riprendendo il suo posto nel gruppo pentastellato in Campidoglio e sullo scranno più alto dell'Aula Giulio Cesare.

Un'accusa quella di corruzione che gli è valsa un lungo ostracismo e nessuna mano tesa nel momento più difficile, tanto che oggi ai microfoni di Fanpage parla di "comportamento pessimo e assolutamente disumano", citando in particolare Luigi Di Maio. Chissà che ne pensa oggi il ministro degli Esteri del caso suo caso, dopo le parole di autocritica pronunciate nei confronti dell'eccessivo giustizialismo del Movimento, chissà se pensava anche a De Vito.

Una scelta quella di lasciare il Movimento che De Vito descrive come frutto di una lunga maturazione: "Ho comunque cercato di attendere il più possibile, anche questo percorso degli Stati Generali speravo che portasse a una riorganizzazione positiva… invece ha portato un risultato assolutamente negativo dal mio punto di vista. Quella che era la sua forza, la partecipazione, che è stato anche l'aspetto più innovativo e che mi aveva entusiasmato, non c'è più… ora l'uno vale uno è diventato che uno solo vale… Conte vale, Grillo Vale".

Certo Forza Italia non è esattamente il primo esempio di forza politica in cui la partecipazione interna è un valore cardine che viene in mente, ma l'ex grillino parla di un ritorno alla propria area politica di appartenenza e, forse, avrà pesato anche il garantismo di cui il partito di Silvio Berlusconi è sempre stato un baluardo. "Ho lasciato il Movimento 5 Stelle per la forza politica che ritenevo più affine a me, prima della mia esperienza in politica ero sempre stato un elettore di centrodestra e sono tornato al centrodestra entrando in Forza Italia", spiega De Vito.

Durissimo il giudizio sui cinque anni di amministrazione Raggi verso la quale, c'è da dire, anche prima delle disavventure giudiziarie, ha rappresentato sempre una sorta di opposizione interna. Cinque anni che se dovesse scegliere una parola per descriverli sceglierebbe "travagliati", caratterizzati da una "costante freddezza di rapporti", con la difficoltà di "interloquire con le istituzioni, con la Regione, con la stessa maggioranza e l'opposizione, con i dipartimenti e gli uffici, con la città e le categorie", ma soprattutto rimprovera alla maggioranza di non aver fatto la rivoluzione annunciata. E a Raggi cosa imputa invece? Di essersi circondata di yes man (e yes woman) "Ha preferito allontanare chi la poteva oscurare, ma che magari aveva personalità, preferendo e scegliendo figure accondiscendenti… ma così non vai lontano se fai il sindaco, puoi durare cinque anni in questa maniera, ma non porti dei risultati".

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