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Elezioni comunali Roma 2021

L’incubo astensione sul ballottaggio della capitale: i romani fatalisti e sfiduciati

Al primo turno meno della metà dei cittadini aventi diritto si sono recati alle urne. A 24 ore dall’apertura delle urne sul ballottaggio della capitale incombe l’incubo dell’astensione. Chiunque sarà proclamato sindaco lunedì dovrà per prima cosa riconquistare la fiducia dei romani verso la politica, che appare irrimediabilmente incapace di risolvere i problemi della città.
A cura di Valerio Renzi
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Domani e lunedì riaprono i seggi nella capitale per il ballottaggio. I cittadini sono chiamati alla elezione diretta del nuovo sindaco, scegliendo tra il candidato di centrodestra Enrico Michetti e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Sono 2.359.250 gli aventi diritto, di questi al primo turno se ne sono recati alle urne meno del 50%. E del dato drammatico dell'astensione (-7% rispetto al 2016) si è forse parlato troppo poco in queste due settimane di campagna elettorale, dove il dibattito si è polarizzato lungo l'asse fascismo/antifascismo tra dichiarazioni gravi e imbarazzanti sulla Shoah e candidati che fanno il saluto romano, e l'attenzione è stata risucchiata dalle proteste, le violenze e il dibattito attorno al Green Pass.

Il rischio è che il nuovo sindaco di Roma sarà eletto con il favore di una percentuale davvero ridotta degli elettori reali. I partiti, le forze sociali e politiche si sono interrogate davvero troppo poco su questa disaffezione al voto dei romani in questa tornata elettorale. Certo si è registrato che i cittadini delle periferie votano sempre meno, effetto anche della evidente delusione per questi cinque anni di amministrazione del Movimento 5 Stelle, nonostante  Virginia Raggi si sia presentata come la "sindaca delle periferie", ma in pochi si sono interrogati sulle ragioni, e soprattutto nessuno dei candidati è riuscito a mettere in campo e a comunicare delle proposte e una narrazione in grado di mobilitare alle urne quegli elettori. Peggio: non manca chi ha tirato un sospiro di sollievo dalle parti del centrosinistra quando ha visto i dati dell'astensione nelle circoscrizioni più periferiche, "meglio che non votano, che se votano votano male".

Se il Partito Democratico non è più ridotto a essere il partito della Ztl, ruolo assunto dalla lista lista di Carlo Calenda, il centrosinistra non ha riconquistato nonostante l'impegno la Roma popolare, e la destra con Michetti non è riuscita a mobilitare l'elettorato più arrabbiato delle periferie, soprattutto perché sicurezza e immigrazione sono temi al momento spariti dal dibattito pubblico, scalzati dalla pandemia.

Chiunque sarà eletto sindaco lunedì avrà davanti tante sfide, la prima e la più urgente riportare i cittadini a interessarsi della cosa pubblica e dei problemi della città, a partecipare rompendo il fatalismo e il clima di sfiducia per la politica che sembra irrimediabilmente incapace di risolvere i problemi di Roma.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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