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Le ragazze che hanno contestato Boldrini hanno ragione: la contraccezione non è un diritto per tutti

Una mozione del 2019 impegnava la giunta della Regione Lazio a rendere gratuita la contraccezione nei pronto soccorso e nei consultori. Non è mai stata attuata.
A cura di Natascia Grbic
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Durante la manifestazione indetta da Non Una di Meno per la giornata sull'aborto libero, gratuito e sicuro è andata in scena una discussione tra due studentesse e la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini. Le ragazze hanno lamentato il costo elevato della contraccezione, che per loro e le persone appartenenti alle fasce di reddito più basse può essere proibitivo.

Una scatola di preservativi costa all'incirca poco meno di venti euro. Stesso discorso per la pillola anticoncezionale, il cui prezzo di media è diciotto euro al mese. Una spesa che non tutti possono permettersi. Le ragazze hanno contestato a Laura Boldrini di essere esponente di un partito che parla di diritti ma che poi, di fatto, solo pochi anni fa (dopo parere positivo della commissione tecnico scientifica) ha eliminato l'esenzione per le uniche due pillole anticoncezionali non a pagamento per le fasce di reddito più basse.

Com'è la situazione nel Lazio? Lo diciamo subito: non rosea. Se per quanto riguarda l'interruzione di gravidanza e la somministrazione della pillola RU486 sono stati compiuti passi in avanti (il medicinale è gratuito e somministrato anche a domicilio), lo stesso non si può dire della contraccezione, soprattutto per i più giovani e le classi meno abbienti.

Nel 2019 la presidente della IX Commissione della Regione Lazio Eleonora Mattia ha presentato una mozione a sua prima firma dal titolo "Potenziamento della rete dei consultori – somministrazione gratuita dei contraccettivi" che impegnava la Regione Lazio a "garantire la gratuità di tutte le prestazioni e dei metodi contraccettivi nei pronto soccorso e nei consultori". Nonostante la sua approvazione, la mozione non fu però mai attuata.

Il motivo di questa mancata attuazione risiederebbe nel fatto che a livello nazionale i contraccettivi sono classificati come farmaci di livello C, e non di livello A. Prodotti da banco quindi, che per la legge italiana sono a pagamento e non possono essere distribuiti dal pubblico. Eppure in Italia ci sono regioni come l'Emilia – Romagna, la Puglia, la Toscana e il Piemonte che garantiscono la gratuità degli anticoncezionali (anche se solo per alcune categorie specifiche). Insomma, volendo anche il Lazio potrebbe prendere provvedimenti in tal senso.

La presidente della IX Commissione Eleonora Mattia ha dichiarato che il suo prossimo impegno sarà far diventare norma i principi contenuti nella mozione presentata nel 2019. Tra questi, la "gratuità di tutte le prestazioni e metodi contraccettivi oltre che per le eventuali analisi cliniche necessarie alla loro assunzione, disponibilità dei farmaci di contraccezione d’emergenza in tutti i pronto soccorso e consultori della Regione, educazione alla sessualità libera, potenziamento della rete e dei servizi consultoriali, anche tramite formazione continua degli operatori, a tutela della salute sessuale e riproduttiva femminile".

Mattia ha specificato che obiettivo primario della Regione è "garantire servizi accessibili, gratuiti e diffusi a tutela della libera scelta delle ragazze e delle donne". E aggiunge: "Non arretriamo di un centimetro nella difesa della legge 194, ma vogliamo andare oltre potenziando i presidi di prossimità del sistema sanitario pubblico a garanzia dei diritti di tutte e tutti, in particolare dando ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze strumenti di consapevolezza sempre maggiori".

"Siamo l’unica Regione ad avere un protocollo operativo che applica le linee di indirizzo ministeriali in sintonia con l’evidenza scientifica e le linee guida internazionali per quanto riguarda l’aborto farmacologico con la RU486, e offriamo gratuitamente a indigenti e in altri casi particolari, l’impianto ormonale sottocute e la spirale anticoncezionale – conclude Mattia – Sentiamo la responsabilità di tutelare e promuovere la salute riproduttiva tra le giovani generazioni, dobbiamo lavorare per sensibilizzare a partire dalle scuole, con campagne informative ad hoc e una diffusione capillare negli spazi della socialità. Per questo mi impegnerò a far diventare norma gli impegni contenuti nell’ordine del giorno già approvato e andremo spediti in IX Commissione con le audizioni – già in corso – sulla proposta di legge in materia di informazione ed educazione sessuale e all’affettività".

"Al di là delle polemiche, è arrivato il tempo di rendere la contraccezione gratuita a livello nazionale – ha dichiarato la consigliera regionale Marta Bonafoni – È inconcepibile che nel 2022 la pillola sia ancora considerata da AIFA fuori dall'esenzione e quindi non a carico del SSN. Il solo aver eliminato la prescrizione medica per la richiesta della pillola anticoncezionale ha fatto aumentare il ricorso alla stessa da parte delle ragazze più giovani, anche minorenni. Con il successivo decremento del numero di IVG in quella fascia d'età".

"Le chiacchiere della destra contro la legge 194 stanno a zero, la strada non può che essere quella della contraccezione gratuita a partire dai 14 anni di età. La Regione Lazio in questi anni ha fatto passi avanti importantissimi sulla salute di genere, a partire dalla somministrazione – prima regione in Italia – della RU486 in consultorio. In questo ultimo tratto di legislatura con l'assessore alla sanità Alessio D'Amato possiamo mandare un segnale anche sulla pillola gratuita per le giovanissime, sempre nella direzione della salute e dell'autodeterminazione delle donne".

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