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Il murale di Jorit per Valerio Verbano su un palazzo del Tufello: 41 anni fa l’omicidio del 19enne

“Il volto di Valerio porta la sua presenza nella quotidianità e nella vita di ogni giorno. E’ un monito fortemente antifascista”, ha spiegato il minisindaco Giovanni Caudo. Valerio Verbano è stato ucciso il 22 febbraio del 1980 nella sua abitazione in via di Monte Bianco, quartiere Tufello, Roma.
A cura di Enrico Tata
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Il volto di Valerio Verbano su un palazzo del Tufello, Roma, il suo quartiere. Lo ha realizzato Jorit, street artist napoletano, su commissione del Municipio III della Capitale e della Regione Lazio. "Il volto di Valerio porta la sua presenza nella quotidianità e nella vita di ogni giorno. E' un monito fortemente antifascista", ha spiegato il minisindaco Giovanni Caudo. Oggi ricorre il quarantunesimo anniversario dell'omicidio del ragazzo. "Quello che mi ha colpito durante la realizzazione è il senso molto forte di comunità che c'è qui. Un quartiere vivo e non un dormitorio. Lascio un pezzo di cuore qui su questo muro", è invece il commento dell'artista.

L'omicidio di Valerio Verbano il 22 febbraio del 1980

Valerio Verbano viene ucciso il 22 febbraio del 1980 in via di Monte Bianco. La mattina tre uomini armati fanno irruzione in casa del 19enne, militante di Autonomia Operaia. Legano i genitori, aspettano che Valerio rientri da scuola e lo uccidono con un colpo di arma da fuoco. Gli assassini non verranno mai trovati. Questo nonostante lunghe indagini e una rivendicazione da parte dei Nar, Nuclei armati rivoluzionari, un movimento neofascista. Esponenti di spicco di questa organizzazione erano Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati per la strage della stazione di Bologna. Apparteneva ai Nar anche Massimo Carminati, uno dei principali indagati nell'inchiesta sul Mondo di mezzo della procura di Roma, che ha portato al processo su Mafia Capitale.

La mamma di Valerio, Carla Zappelli Verbano, è morta nel 2012. "Prima di morire vorrei che l’assassino suonasse ancora alla mia porta. Vorrei che, prima ancora di dirmi buongiorno mi dicesse: «Sono io l’uomo che ha ucciso suo figlio». Lo farei entrare e gli parlerei. Prima di morire vorrei capire. Non m’interessa sapere perché hanno ucciso in quel modo un ragazzo di diciotto anni, perché hanno legato noi nella stanza a fianco, perché sono venuti a sparargli qui, in casa mia, su quel divano. Lo farei accomodare, l’assassino, gli preparerei un caffè purché mi spiegasse perché l’hanno ucciso, purché mi raccontasse chi ha deciso che le fotografie scattate da mio figlio erano troppo pericolose, che tutto il lavoro fatto da Valerio sull’eversione nera doveva essere fermato, portato via, distrutto". Così la signora Verbano nel libro ‘Sia folgorante la fine', edito da Rizzoli, in cui racconta l'omicidio del figlio.

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