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Il freddo è arrivato, e 3mila senza casa non hanno dove dormire: “I municipi devono attivarsi”

A Roma è tornato il freddo, e come ogni anno c’è un continuo ricorrere a soluzioni in extremis per le persone senza casa. “Basta parlare di emergenza, servono soluzioni durature”.
A cura di Natascia Grbic
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Siamo a Natale, il freddo è arrivato da un pezzo e le temperature sono destinate a scendere ancora. Ciò ha portato già alla morte di due persone senza casa, decedute a causa delle difficili condizioni in cui si trovano a vivere. Ogni anno, si ripete sempre la stessa storia, con un'infinita corsa a cercare di mettere una toppa a quella che viene chiamata ‘emergenza freddo'. Eppure, come spiega Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma, "il freddo e il caldo ci sono tutti gli anni da migliaia di anni e serve che la politica faccia un passo in avanti". Il Comune di Roma ha messo a disposizione di ogni municipio 40mila euro per mettere a disposizione dei senza casa strutture idonee all'accoglienza. Eppure solo otto municipi hanno aperto dei posti. Tre, non hanno proprio toccato i fondi. E con le temperature destinate ad abbassarsi ancora, non è una buona notizia.

"Ogni anno si parla dell'emergenza freddo, quando in realtà l'inverno è una stagione dell'anno e quindi bisognerebbe prepararsi in anticipo per affrontarla – ha dichiarato Massimiliano Signifredi, della comunità di Sant'Egidio – Su 8mila persone senza fissa dimora, 3mila non trovano posto nei ricoveri stabili offerti dalle associazioni e dal Comune. A differenza degli anni passati il Comune stavolta ha cercato di dialogare con i municipi, speriamo si impedisca che questa stagione diventi drammatica". "L'intervento deve essere duraturo, non può durare tre mesi – aggiunge Campailla – perché dopo quei tre mesi la gente torna in strada".

Come uscire per sempre dall'emergenza? Nel III Municipio esiste un'esperienza virtuosa che si basa sulla durata del rifugio estesa a tutto l'anno, e non sulla gestione solo del periodo invernale. "Questa continuità ha permesso di soddisfare i bisogni primari – spiega Amelia Cupelli, volontaria della Croce Rossa – Garantire un letto, un pasto caldo agli ospiti, la possibilità di fare una doccia e avere una parola di conforto. Ma la cosa più importante è la continuità, che permette di avere un orizzonte più ampio, quindi affiancare e supportare le persone nel loro percorso di acquisizione di maggiore autonomia, e accompagnarli poi in un percorso di reinserimento nella società.

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