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Parlano i nuovi portavoce di Fridays For Future: “Siamo diventati più maturi e arrabbiati”

Gli attivisti di Fridays for Future a Fanpage.it: “Chiediamo giustizia climatica e sociale. Chiediamo che le minoranze più colpite dalla crisi climatica siano messe al centro delle soluzioni”.
A cura di Enrico Tata
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Nelle piazze di sessanta città italiane i ragazzi del Fridays for Future torneranno oggi a manifestare per chiedere politiche e azioni concrete per fronteggiare la crisi climatica in atto. A Roma previsto un corteo con partenza da piazza della Repubblica e arrivo a San Giovanni.

A Fanpage.it i portavoce del movimento hanno spiegato i motivi della protesta: "Il movimento si è evoluto molto in questi quattro anni siamo cambiati tantissimo e soprattutto abbiamo compreso come la crisi climatica sia strettamente legata a molte altre lotte, come la lotta femminista la lotta dei lavoratori. Il 3 marzo, per esempio, scenderemo in piazza insieme a ‘Non una di men0', prima di tutto perché la crisi climatica impatta in modo maggiore sulle donne e sulle minoranze. Noi chiediamo giustizia climatica e sociale. Chiediamo che le minoranze più colpite dalla crisi climatica siano messe al centro delle soluzioni", ha spiegato Marta Maroglio.

Secondo la giovane attivista "oggi non si può più parlare di trivellazioni nell'Adriatico o di rigassificatori o comunque di investire sul metano che, ricordiamolo, è un gas fossile. E è assurdo che il nostro governo ancora oggi, nel 2023, parli di questi temi qua. Gli scienziati ormai da decenni ci dicono che dobbiamo andare verso le rinnovabili, che siamo in crisi climatica e che non possiamo neanche più ipotizzare nuovi progetti fossili. Anzi, i progetti fossili di cui oggi stiamo parlando, che oggi sono in programma, sono già troppi per limitare le nostre emissioni".

Ha spiegato Marzio Chirico, un altro giovane portavoce di Friday for Future: "Scendiamo in piazza per chiedere che le grandi aziende del combustibile fossile vengano tassate ancora di più e gli extraprofitti vengano reindirizzati verso una reale transizione ecologica. Rispetto al tema della lotta, è evidente come il Governo Meloni sia reprimendo le lotte climatiche. È evidente dalle pene spropositate verso gli attivisti di ultima generazione, verso il clima che si sta creando anche verso gli attivisti di Greenpeace Rebellion, dove una guardia giurata ha addirittura tirato fuori una pistola di fronte a un attivista".

Secondo Alessandro Marconi, "aziende come Eni sono state in grado di mettere in ginocchio il nostro Paese. Questo perché controllano la nostra energia e hanno quindi potuto alzare le bollette a tutti i cittadini in maniera folle. C'è uno strumento per liberare la nostra nazione da questa dittatura. Queste sono le comunità energetiche. In questo modo le persone possono autoprodursi le loro energia in maniera pulita e quindi liberandosi dal ricatto delle aziende energetiche. Uno strumento del genere ci permetterebbe di velocizzare tantissimo la transizione ecologica verso un sistema energetico sempre più pulito e sempre più sostenibile. Il governo Meloni continua a farsi dettare la linea dai grandi gruppi industriali, da quelle grandi lobby industriali che sono proprio alla radice del problema della crisi climatica".

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