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La presenza dei medici obiettori nei consultori del Lazio è un attacco al diritto all’aborto

Nella giornata mondiale dell’aborto sicuro, Non una di meno e il Coordinamento dei consultori hanno presentato i numeri dell’obiezione di coscienza nel Lazio. Negli ospedali pubblici sono quasi il 70% i ginecologi che si rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza, nei consultori il 19%.
A cura di Natascia Grbic
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Ogni anno che passa si pensa di fare anche un passo in avanti riguardo l'interruzione di gravidanza. Ci si chiede quando questo diritto (si, perché di questo si parla, di diritto alla salute) sarà garantito a tutte le donne, quando interrompere una gravidanza non sarà più un inaccettabile calvario psicologico (imposto). Quando si potrà varcare la soglia dell'ospedale e non sentirsi più dire

"no guardi, sono obiettore, non pratico aborti"

"Ah ok, posso parlare con un altro medico?"

"No, è andato in pensione, deve rivolgersi a un'altra struttura".

In un'indagine condotta da Non Una di Meno e dal Coordinamento delle assemblee delle donne e libere soggettività dei Consultori, e presentata oggi a Roma davanti il ministero della Salute, è emerso che i numeri dell'obiezione di coscienza nel Lazio sono molto alti. Non solo all'interno degli ospedali, ma anche nei consultori. I dati sono stati raccolti a partire dall'8 marzo dalle attiviste, che hanno chiesto tramite Pec ai direttori delle Asl i numeri sull'obiezione di coscienza, sia negli ospedali sia nei consultori. Questi dati sono stati presentati oggi, in occasione della giornata mondiale per l'aborto libero e gratuito. "Non è stato semplice ottenerli – specificano – e da alcune Asl non abbiamo ricevuto risposta".

I numeri dell'obiezione di coscienza nel Lazio

In tutto il Lazio i ginecologi che si rifiutano di praticare l'interruzione di gravidanza sono il 58% del totale, più della metà degli operatori in carica. Di questi, il 19% lavora nei consultori, ben il 66% negli ospedali. Per quanto riguarda le altre professioni, come ostetricia, infermieristica, anestesia, ecc…, la percentuale arriva al 23% nei consultori e al 46% negli ospedali.

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Come mostra il grafico sottostante, le percentuali di ginecologi obiettori negli ospedali laziali sono altissime. Il primato è detenuto dal Policlinico Umberto I, dove si arriva all'84%. In seconda posizione c'è l'ospedale Sandro Pertini, dove l'obiezione tra i ginecologi arriva al 76%, seguito dal San Camillo, al 75%. Dati definiti dalle militanti ‘raccapriccianti e inaccettabili', che rischiano di riportare l'Italia alla pratica dell'aborto clandestino.

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C'è poi il nodo consultori, presidi territoriali fondamentali per la vita e la salute delle donne. Secondo l'indagine condotta da Non una di meno e dal Coordinamento dei consultori, nel Lazio il personale obiettore è al 19%. "Nei tavoli di trattativa con la Regione – ha spiegato Graziella Bastelli del Coordinamento – che facciamo da due anni, c'erano stato assicurato che nei consultori non c'erano obiettori . E alle nostre perplessità dalla Regione si sono anche scandalizzati. In realtà questi dati significano ulteriori difficoltà per donne e libere soggettività che voglio abortire anche utilizzando, come prevedono gli stessi decreti Zingaretti, l'ultimo del 2014, la pillola Ru486 nei consultori che nel Lazio, che attualmente sono soltanto quattro".

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