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Emanuele Morganti, per i giudici non è omicidio volontario: “Urtò la testa contro un’auto”

I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma sono convinti che a risultare fatali ad Emanuele Morganti non siano state le percosse ricevute, ma l’impatto della testa contro un’auto parcheggiata, sulla quale è finito mentre cercava di scappare dai suoi aggressori. Per questo motivo la pena per i tre imputati è stata ridotta.
A cura di Alessia Rabbai
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Emanuele Morganti
Emanuele Morganti

A risultare fatale ad Emanuele Morganti è stato l'urto della testa contro un'auto parcheggiata nei pressi della discoteca Mirò Music Club ad Alatri, mentre cercava di scappare dai suoi aggressori. Secondo quanto riporta Il Messaggero, è questo il motivo per il quale i giudici non hanno riconosciuto ai tre imputati il reato di omicidio volontario, ma preterintenzionale, così come ha ritenuto opportuno precedentemente la Corte d'Appello di Frosinone. Un esito, quello del pestaggio del ventenne di Tecchia, culminato con la morte, andato oltre l'intenzione di chi ha agito. Non avrebbero dunque voluto ucciderlo Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, condannati dalla Corte d'Assise d'Appello di Roma con pena ridotta a quattordici anni di carcere anzichè sedici. Confermata l’assoluzione con formula piena per Franco Castagnacci, il padre di Mario “per non aver commesso il fatto”. Respinta la richiesta del procuratore generale Claudio Mattioli, che aveva avanzato per tutti e quetto il reato di omicidio volontario, con dolo eventuale e il riconoscimento dell'aggravante dei futili motivi. Entrambe le parti presenteranno ricorso in Cassazione, cui spetterà l'esito del processo.

Pena ridotta per i tre imputati nell'omicidio di Emanuele Morganti

Il punto centrale della questione che riguarda il riconoscimento di omicidio preterintenzionale e la riduzione della pena a carico dei tre imputati nel processo Morganti è che secondo i giudici ad uccidere Emanuele non sarebbero state le percosse ricevute durante il pestaggio avvenuto nel piazzale antistante la discoteca, ma l'urto contro un'auto. La notte tra il 25 e 26 marzo del 2017, quando sono accaduti i drammatici fatti che hanno postato alla tragica scomparsa di Emanuele, il ventenne era in compagnia della fidanzata e di alcuni suoi amici, all'interno del locale è nata una discussione. I buttafuori lo hanno portato all'esterno della discoteca, dove poi si è consumato il pestaggio. Come sottolinea la perizia del medico legale Saverio Potenza, al quale è stato affidato l'incarico di svolgere l'autopsia sulla salma del ragazzo, il decesso sarebbe sopraggiunto a causa di una frattura delle ossa del cranio, che ha provocato una "gravissima emorragia cerebrale", probabilmente causata dall'impatto contro una superficie, avvenuto mentre il giovane cercava di scappare.

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