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Cresce il consumo di crack a Roma: “la cotta” sempre più richiesta sul mercato

La pandemia non ha scalfito il mercato della droga a Roma, con le piazze di spaccio che si sono rapidamente riorganizzate per garantire ai consumatori di continuare a utilizzare le sostanze. Qualcosa però è cambiato, e sono le preferenze degli acquirenti, che si sono spostate su cocaina, alcol e oppiacei. Con un aumento del consumo di crack.
A cura di Natascia Grbic
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Cocaina, eroina, ecstasy, shaboo: a Roma chi vuole fare uso di droghe da sempre riesce a farlo senza troppi problemi. Da anni la capitale è diventata una delle piazze di spaccio più floride in Italia. Il consumo rimane stabile anche se, in tempi di pandemia, procurarsi le sostanze, per chi ha problemi di dipendenza, è stato più difficile. Dopo un primo momento di incertezza il mercato si è riassestato, ha cambiato alcune regole e modalità di distribuzione. Si è riorganizzato, con ordini telefonici e consegne a domicilio. Ma ciò che è cambiato, in termini di consumo, sono anche le droghe richieste. A Roma, nell'anno appena trascorso, c'è stato un incremento dell'uso di crack, ossia cocaina cucinata, allungata con il bicarbonato o con l'ammoniaca, e poi fumata. Ne abbiamo parlato con Selene Regio, psicologa della cooperativa sociale Il Cammino e responsabile di Nautilus, progetto di informazione e riduzione dei rischi connessi al consumo di sostanze psicotrope. Nautilus è un servizio regionale attivo dal 2003, una UDS gestita dalle cooperative aderenti al CNCA Lazio con Il Cammino quale capofila. Consiste in unità mobili che operano nei contesti di divertimento, in cui gli operatori entrano con l'idea di portare consapevolezza e riduzione del danno in contesti dove non si va alla ricerca di salute, con un approccio non giudicante. "Non mettiamo in discussione le scelte fatte dalle persone, ma le consigliamo in modo da ridurre i rischi", spiega Regio.

L'arrivo del crack in Italia ed effetti

"Innanzitutto quando parliamo di cocaine dobbiamo farlo al plurale – spiega Regio – perché queste comprendono non solo la cocaina, ma anche il crack. Quest'ultimo è un termine poco utilizzato a Roma, dove si usa invece ‘la cotta', il che insedia la falsa credenza che la cotta sia cocaina, mentre il crack un'altra cosa. Il consumo nella capitale è cresciuto parecchio, tant'è vero che come Nautilus abbiamo deciso di inserire tra gli strumenti che forniamo anche le pipette in vetro, che permettono ai consumatori di non usare mezzi di fortuna sporchi o condivisi". Il crack era una droga poco diffusa in Italia negli anni '90. Era legata più agli Stati Uniti, e nel nostro paese è arrivata dopo anni. "Nel sentire comune è associata a un consumo più grave e collegata a contesti di disagio o marginalità. Su questo però in realtà non esistono dati, e quando vengono fatte deduzioni senza raccogliere i numeri solitamente si sbaglia. Su questo non è mai stata fatta ricerca, quindi non possiamo sapere se esista un consumo ricreativo non problematico di crack". Questa sostanza ha sul consumatore un effetto immediato, molto veloce e intenso che, nei secondi successivi alla fumata, espone a un forte rischio di overdose. L'effetto finisce molto presto e dà un desiderio di riassunzione molto elevato, il che porterebbe a pensare a un consumatore più accanito rispetto ad altri tipi di droghe. "È un argomento su cui c'è dibattito – continua Regio – Ma il numero di diffusione della sostanza nella popolazione suggerisce un uso non problematico, altrimenti saremo pieni di overdose".

Dipendenze: numeri stabili nel tempo

Anche sull'elevata dipendenza che dà questo tipo di sostanza bisogna aprire una parentesi. "Ovviamente ha più potere di creare dipendenza rispetto ad altri tipi di droghe, e questo è un dato. Ma la dipendenza è sempre una risultante di molti fattori che poi determinano una vulnerabilità e un'inclinazione a un uso problematico. I numeri delle dipendenze sono stabili nel tempo, non flettono tanto. In ogni caso, persone che hanno più fragilità quando incontrano le sostanze spesso sviluppano un problema, mentre altre no, a prescindere dalle sostanze. Sicuramente sul crack c'è da preoccuparsi perché è pericoloso essendo cocaina a tutti gli effetti, che rimane una grande sconosciuta dato che le overdose di cocaina esistono e spesso non se ne accorge nessuno".

Com'è cambiato il mercato durante la pandemia

Il consumo di sostanze è cambiato durante la pandemia. "Come operatori durante il lockdown inizialmente ipotizzavamo una minore disponibilità di sostanze, oppure che per diluire le scorte il mercato le edulcorasse molto, con conseguenti aumenti di overdose per il peggioramento della qualità. Quello che invece è emerso, è che il mercato non sembra flettersi più di tanto. Ciò che è cambiato è il tipo di sostanze ricercate: chi era policonsumatore, ossia la maggior parte delle persone cui ci rivolgiamo, restringe le varietà utilizzate. Quindi di fatto c'è stata una diminuzione della varietà di droghe consumate, che non dipende dalla crisi del mercato che, anzi, si è riorganizzato molto velocemente. Sono diminuite le sostanze legate a contesti di divertimento come l'ecstasy, gli allucinogeni, l'MDMA, ma sono aumentate le tre grandi famiglie di cocaine, alcol e oppiacei. Sono rimasti stabili i cannabinoidi, con grande successo dell'erba legale. Diciamo che l'assunzione si è spostata, tornando sulle grandi big. Tra cui anche il crack".

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