Covid Lazio, l’infettivologo Andreoni: “I casi aumenteranno, ma non prevedo Natale in zona gialla”

Nelle ultime settimane nel Lazio si sta assistendo a un consistente aumento dei nuovi casi e la previsione della Regione è che la curva si alzerà ulteriormente nei prossimi giorni. Secondo il professor Massimo Andreoni, direttore dell'unità di Malattie Infettive al Policlinico di Roma Tor Vergata, non c'è rischio, per ora, di un ritorno in zona gialla in vista delle festività natalizie. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it l'infettivologo ha dichiarato che "l'aumento dei contagi è sempre preoccupante ed è sempre difficile prevedere dove ci porterà. Ma in questo momento credo che il Lazio, seppure sia una regione in cui nelle ultime settimane è stato registrato il maggior numero di contagi, si trovi in una condizione assolutamente sotto controllo per quanto riguarda le ospedalizzazioni e quindi i tassi di occupazione dei reparti ordinari e di terapia intensiva. Alla luce di questo tenderei ad escludere un rischio di tornare in zona gialla". Il medico ricorda inoltre che "il Lazio è una delle regioni che ha vaccinato di più. Penso che sia fondamentale anche per il Lazio accelerare il più possibile con le terze dosi. Credo sia importante, perché è stato ormai dimostrato e certificato dalla letteratura scientifica internazionale che la terza dose riduce fortemente il rischio di ospedalizzazione. Tenendo conto che ormai l'ospedalizzazione è l'elemento cruciale per definire il colore della regione, quindi non tanto il numero dei casi ma il tasso di occupazione dei posti letto, certamente il Lazio deve accelerare al massimo la terza dose. Detto questo non inserirei il Lazio tra le regioni a rischio di passare in zona gialla, perché mi sembra che la situazione sia ancora nettamente sotto controllo".
A cosa è legato l'aumento dei contagi che si sta registrando in Italia?
L'aumento è legato principalmente a due cose. Non tanto alla terza dose, perché la terza dose previene l'ospedalizzazione più che prevenire i contagi. L'aumento del numero dei casi è legato in primo luogo al fatto che abbiamo un certo numero di soggetti non vaccinati e questo certamente incrementa la circolazione del virus. È vero che il vaccino non previene l'infezione al cento per cento, ma riduce di gran lunga il rischio di infezione e quindi di circolazione. In secondo luogo la circolazione del virus è legata alle infezioni dei giovanissimi, che non sono ancora vaccinati. Nella stagione invernale la circolazione aumenta, e questo ormai lo sappiamo, perché viviamo molto di più in ambienti chiusi e meno all'aperto, perché riaprono le scuole. Dobbiamo accelerare con la terza dose perché essa riduce nettamente i casi più severi e gravi di malattia e quindi di riduce la pressione sugli ospedali, fattore che è diventato l'elemento principale di giudizio per la condizione epidemiologica di una regione. Su questo, quindi, dobbiamo fare lo sforzo massimo, cercando di togliere il prima possibile i limiti legati all'età, cioè di liberalizzare il prima possibile la somministrazione della dose ‘booster'.

La circolazione dell'influenza creerà ulteriori problemi?
Il virus influenzale sta cominciando a circolare anche nella nostra regione e creerà evidentemente una maggiore pressione sugli ospedali. Questo perché certamente una febbre con sintomi respiratori porterà molte persone a ricoverarsi con la paura del Covid o comunque fare i test per vedere se si tratta di Covid o influenza. Questo sicuramente sarà un problema di gestione sia per gli ospedali che per il territorio.
Sta aumentando la pressione sugli ospedali del Lazio?
Un po' di pressione in più la stiamo ricevendo, assolutamente ancora sotto controllo. Nel Lazio c'è una rete Covid che funziona molto bene, abbiamo un aggiornamento giornaliero che ci testimonia qual è il grado di evoluzione dell'epidemia. In queste settimane il rischio è aumentato, ma è assolutamente ancora sotto controllo. Abbiamo anche soggetti vaccinati che si ricoverano. Ma ovviamente parliamo di due platee totalmente diverse: la stragrande maggioranza di gente si è vaccinata e quindi anche se si ricoverano soggetti vaccinati, non c'è paragone, a favore del vaccino, per quanto riguarda l'incidenza della malattia grave. Certamente, e questo ce lo dice la letteratura, il vaccinato che non ha fatto la terza dose ha un rischio del 90 per cento in più di finire in ospedale. E questo lo stiamo osservando: c'è qualche vaccinato a doppia dose che effettivamente è arrivato in ospedale. Neanche la terza dose esclude in assoluto il fatto che una persona possa sviluppare una malattia tale da portare all'ospedalizzazione, ma è l'esito della malattia che è diverso: la letalità del vaccinato a due dosi e del vaccinato a tre dosi è nettamente diversa dal non vaccinato.
Insomma lei non vede un rischio zona gialla per Natale…
Io credo che i numeri aumenteranno ulteriormente, ma non in maniera drammatica. Non torneremo ai numeri dello scorso inverno e questo perché il vaccino sta funzionando molto bene. Dipenderà molto da noi: la liberalizzazione totale in Paesi che hanno avuto tassi di vaccinazioni simili ai nostri ha portato a un aumento della circolazione e del numero di morti. Quindi, evidentemente e inevitabilmente, dobbiamo continuare a mantenere misure di contenimento sufficientemente efficaci. Ma questo non credo voglia dire dover fare grandi passi indietro nel prossimo futuro. Basta fare attenzione a non sottovalutare le restrizioni che già abbiamo (mascherine, distanziamento…). Se noi sottovalutiamo queste misure, invece, faremo la fine di altri Paesi come Germania e Inghilterra, Paesi che hanno vaccinato bene che, quando hanno cominciato a dare una eccessiva libertà di comportamenti, hanno registrato un impatto rilevante sui numeri della pandemia. Le misure italiane, evidentemente, sono efficaci, ma vanno mantenute. La preoccupazione è in vista di ciò che può avvenire a Natale e in questo senso abbiamo visto quello che è successo a Trieste: se noi portassimo quel tipo di atteggiamento in contesti di festa e di svago, il rischio è quello di far scoppiare un focolaio.