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Corsi “censurati” al Giulio Cesare, genitori arcobaleno: “Scuola non ascolta i bisogni dei ragazzi”

“Il racconto di una scuola pubblica in cui non trovano spazio le risposte concrete ai bisogni di discussione e conoscenza espressi dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze”. Le associazioni dei genitori e le famiglie arcobaleno commentano così, in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione e ai direttori degli Uffici Scolastici Regionali, il caso del Liceo classico romano “Giulio Cesare”, dove gli studenti hanno denunciato quella che definiscono una censura da parte della preside: in occasione dell’autogestione sono stati vietati corsi su argomenti come aborto, identità di genere, occupazione fascista dei balcani.
A cura di Simone Gorla
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"Quanto riportato dagli organi di stampa sui recenti accadimenti al Liceo romano ‘Giulio Cesare' ci racconta di una scuola pubblica in cui non trovano spazio le risposte concrete ai bisogni di discussione e conoscenza espressi dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze". Lo scrivono Agedo, CGD e Famiglie Arcobaleno in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione e ai direttori degli Uffici Scolastici Regionali sulle vicende del Liceo classico romano “Giulio Cesare”, dove gli studenti hanno denunciato quella che definiscono una censura da parte della preside, che avrebbe bocciato alcuni corsi proposti per la Settimana dello Studente.

"Tra i corsi che avevamo intenzione di proporre, ne avevamo programmato uno sull'aborto, uno sull'identità di genere e un altro sull'occupazione fascista dei Balcani ma ci sono stati censurati dalla nostra preside, con motivazioni che riteniamo assurde", hanno raccontato i ragazzi sui social network.

"La scuola pubblica in cui crediamo è una scuola autorevole e indipendente che svolga in autonomia la propria funzione educativa e sociale, cioè il mandato che la Costituzione Italiana le affida nel rispetto delle leggi del nostro Paese. Una scuola in cui le parole inclusione, accoglienza, rispetto, laicità siano pratica quotidiana. Una scuola che garantisca un confronto aperto e sereno nel rispetto del pluralismo di tutte/i gli studenti indipendentemente dalle convinzioni delle proprie famiglie di origine. Una scuola che lavori per rendere i nostri figli e le nostre figlie persone autonome e non cloni di noi genitori. Una scuola che li renda cittadini e cittadine a pieno titolo, così come l’insegnamento dell’educazione civica prescrive.Una scuola che ottemperi al mandato che la legge 107 al comma 16 le affida: “omissis… l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”, si legge nella lettera firmata da Associazione di Genitori, parenti e amici di persone LGBT+, Coordinamento Genitori Democratici e Famiglie Arcobaleno – Associazione Genitori Omosessuali.

"Nel caso del liceo romano entrato nella cronaca – continuano le associazioni – non si tratta di difendere o meno l’interruzione volontaria di gravidanza, ne’ di distorcere la storia dei Balcani negli anni del fascismo o di proporre riflessioni “sconvolgenti” sull’identità di genere, ma di fornire alle/agli studenti che esprimevano un bisogno conoscitivo elementi oggettivi che riguardano una legge dello Stato, la storia del proprio continente o un tema comune a molti adolescenti nel periodo di costruzione della propria persona. Non dare la possibilità di fare questo con motivazioni pretestuose vuol dire applicare una censura e questo nelle scuole di un Paese laico e democratico non è accettabile".

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