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Camilla Marianera, la praticante arrestata aveva un contratto in Campidoglio da 48 mila euro l’anno

L’inchiesta della Procura si muove su due fronti: le indagini per identificare le talpe e su chi ha “raccomandato” la sua assunzione all’Assessorato. Dietro il fidanzato della donna, una rete di ultrà collegati alla malavita del narcotraffico romano.
A cura di Emilio Orlando
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Con un contratto da 48mila euro lordi l'anno, Camilla Marianera si era guadagnata la completa fiducia nella segreteria dell'assessora alle Pari Opportunità del Campidoglio con delega alla sicurezza Monica Lucarelli (non indagata). Tra gli elementi più carismatici, evidenziati nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, che la settimana scorsa è stata notificata alla ventisettenne e al suo fidanzato Jacopo De Vivo, viene evidenziato, dai tanti omissis, che le indagini puntano anche a ricostruire come l'aspirante avvocata era stata assunta in Campidoglio. Marianera era stata assunta a tempo determinato in base all'articolo 110 del "Testo Unico degli Enti Locali" che regolamenta gli incarichi di staff (fiduciari -ndr) nelle segreterie politiche.

Oltre alla talpa della Procura, definito in codice dalla donna e dal fidanzato come "Roberto il funzionario", i carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci stanno ricostruendo la rete di rapporti e di amicizie trasversali che Jacopo De Vivo, figlio dell'Ultrà giallorosso "Peppone" deceduto nel 2015, vantava nella politica e nel clan Casamonica di vicolo di Porta Furba, dove De Vivo abita, zona considerata una delle roccaforti del clan. Il ragazzo, in carcere da mercoledì scorso, gestiva alcune sale scommesse nella zona di residenza intestate ad altre persone.

Negli ambienti giudiziari romani sono in molti a chiedersi se il "duo" Marianera – De Vivo era veramente in grado di acquisire notizie riservate sulle indagine oppure se fossero due millantatori che si facevano forti delle entrature che la praticante avvocata aveva in virtù del periodo in cui aveva svolto il tirocinio nello studio Condoleo di via Arezzo. Dallo studio Condoleo( anche questo non indagato e non coinvolto nell'indagine), fanno sapere che loro sono parte offesa e vittime, come la stessa Procura dove da giorni è in corso la caccia alla "talpa".

Ma chi conosce bene le procedure con le quali vengono attivate le intercettazioni, esclude nella maniera più categorica che gli accessi ai sistemi informatici dove sono custodite le banche dati con e pratiche dei procedimenti penali, sono consultabili senza lasciare la traccia d'accesso. E comunque nessuno presso quegli uffici si sarebbe mai prestato a quello che la tirocinante ed il fidanzato "millantavano" di poter fare dietro il pagamento di somme di denaro che andavano dai 300 ai 700 euro.

Ma comunque, sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri, coordinati dai sostituti Giulia Guccione e Francesco Cascini, ci sarebbe anche un responsabile dell'ufficio intercettazioni( ancora ignoto) che in cambio di denaro avrebbe rivelato a Marianera dati sulle indagini che lei avrebbe riferito a Luca Giampà (narcotrafficante romano), sposato con Mafalda Casamonica. I clienti per cui sarebbero state fatte le interrogazioni nel sistema informatico sono almeno una decina. La "gola profonda" secondo i due fidanzati intercettati sarebbe un certo Roberto, che il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l'ordinanza in carcere è: " Un soggetto capace di comprendere come ‘vendere' le informazioni segrete senza farsi tracciare".

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