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“Conosco uno che mi fa tanti favori”: 5 funzionari indagati per le informazioni a Camilla Marianera

Sono cinque i funzionari indagati perché sospettati di aver passato informazioni a Camilla Marianera e Jacopo De Vivo, i due fidanzati che vendevano atti secretati ai clan della criminalità romana.
A cura di Natascia Grbic
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Cinque funzionari del Tribunale di Roma sono indagati in relazione all'inchiesta per corruzione che ha portato in carcerela praticante avvocata Camilla Marianera e il fidanzato Jacopo De Vivo. Si tratta di dipendenti in servizio presso il Tribunale di sorveglianza, l'ufficio dei sequestri giudiziari e la Corte d'appello. I loro uffici sono stati perquisiti, la loro posizione è al vaglio e al centro delle indagini dei carabinieri.

Non è stata invece ancora identificata la ‘talpa' che le passava informazioni, chiamata in codice ‘Roberto il funzionario'. Si tratterebbe di una persona che, in cambio di poche centinaia di euro, passava alla ragazza documenti riservati riguardo le indagini su persone appartenenti ai clan criminali romani. Il prezzo per avere queste informazioni, era di circa 300 euro, anche se due casi lei e il fidanzato avrebbero fatto pagare anche dai 500 ai 700 euro.

‘"lo tramite il mio studio… cosi… diciamo che conosciamo una persona che è .. si occupa in proc… che sta in procura nell'ufficio dove sbobinano le intercettazioni e tutto… e a me fa tanti favori… tipo che se gli metto il nome co' la data di nascita lui…". Così Camilla Marianera rassicurava Giampà Luca, narcotrafficante residente a Spinaceto e sposato con una donna del clan Casamonica, che le chiedeva di informarsi su eventuali intercettazioni a suo carico. E sempre la praticante avvocata ha partecipato agli incontri del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, riunioni riservate dove si discuteva anche di misure di contrasto alle forme di criminalità portate avanti dai membri del clan Casamonica. Marianera, infatti, era stata assunta come segretaria nello staff dell'assessora alle Pari Opportunità del Comune di Roma, Monica Lucarelli (estranea ai fatti e non indagata) e poteva così avere accesso a diverse informazioni riservate.

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