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A Roma l’assemblea dei precari dell’università contro la riforma Draghi: “A rischio 5mila posti”

Si riuniranno domani alle 14 presso la Facoltà di Ingegneria di San Pietro in Vincoli i precari della ricerca provenienti da ogni parte d’Italia. Obiettivo, contrastare la riforma Draghi sull’università.
A cura di Natascia Grbic
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Un'assemblea per uscire dall'isolamento della precarietà, conoscersi, e discutere della riforma sul reclutamento universitario realizzata dal Governo Draghi. Questo l'obiettivo del Coordinamento nazionale dei precariə della ricerca @ReStrike, che domani si riunirà a partire dalle 14 presso la facoltà di Ingegneria dell'Università la Sapienza di Roma.

"Basta lavoro precario nella ricerca", si legge sulla locandina disegnata da ZeroCalcare. Un incontro che vedrà la partecipazione di docenti, ricercatori e studenti venuti da ogni parte d'Italia e che promette di essere uno dei primi appuntamenti di un autunno che si preannuncia caldo dal punto di vista delle lotte nel mondo dell'istruzione.

La sede di San Pietro in Vincoli sarà l'occasione per dibattere e discutere delle iniziative di mobilitazione da mettere in campo per contrastare il decreto legge dedicato al sistema universitario. Un decreto che avrà conseguenze pesanti sulle loro vite, denunciano i precari, ma anche sulla qualità della ricerca stessa.

"L’obiettivo dichiarato dal legislatore sarebbe quello di ridurre (se non addirittura eliminare) la precarietà, abbassare l’età media di entrata in ruolo garantendo un percorso pre-ruolo certo e limitato nel tempo e migliorare le condizioni contrattuali delle precariə dell’Università – spiega il Coordinamento – Contrariamente a queste buone intenzioni, la realtà che si comincia a profilare a poche settimane dall’introduzione della riforma è di tutt’altro segno, poiché annuncia conseguenze pesantissime sia sulle vite di noi precariə dell’università, sia sulla qualità della ricerca pubblica".

"In estrema sintesi – continua – questo decreto per una minoranza di casi fortunati mantiene inalterata la lunghezza del periodo di precarietà all’interno dell’università, mentre nella maggior parte dei casi produrrà espulsione dal sistema universitario o un declassamento a cascata delle forme contrattuali. Il motivo di fondo di questo disastro molto prevedibile è l’introduzione di forme contrattuali più onerose tramite una riforma a costo zero, che si pone perciò esplicitamente in linea con lo scenario italiano di cronica mancanza di investimenti nell’istruzione superiore".

Il rischio è che i precari si trovino dall'oggi al domani senza più un lavoro sul quale hanno investito anni di professionalità, oltre a cancellare percorsi di ricerca che erano stati portati avanti faticosamente negli ultimi anni, tra tagli sempre più consistenti all'istruzione e all'università. Per questo hanno deciso di convocarsi a Roma per discutere delle iniziative da portare avanti nelle prossime settimane, a tutela di chi dopo anni non ha ancora nessuna certezza sul proprio futuro.

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