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Riforma Costituzionale: il Senato approva il ddl Renzi – Boschi

Dopo l’analisi degli emendamenti, arriva il voto finale sulla controversa riforma costituzionale di iniziativa del Governo: 183 i sì, 4 astenuti.
A cura di Redazione
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A pochi minuti dall'approvazione al Senato della riforma, ad esprimere soddisfazione è anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la cui presenza in Aula sembra sia stata in dubbio fino all'ultimo momento (nella giornata di ieri si erano diffusi rumors relativamente ad un suo intervento nella stessa discussione in corso). Come spesso gli capita, Renzi ha scelto di affidarsi ad uno stringato tweet:

Sulla stessa linea il ministro Maria Elena Boschi:

Ore 12:20 – Il Senato ha approvato il ddl costituzionale con 183 sì e 4 astenuti.

Ore 12:15 – Dopo i brevi interventi dei relatori Finocchiaro e Calderoli (che ha annunciato la sua astensione, non risparmiando qualche critica a Grasso), ha parlato il ministro Boschi, che ha ringraziato i suoi "compagni di viaggio", dai funzionari del senato ai sottosegretari, fino ai relatori e proprio al Presidente del Senato.

Ore 11:25 – Zanda, capogruppo del Partito Democratico, annuncia lo scontato voto favorevole del Partito Democratico: "Il nostro Stato è fragile e sono fragili le sue articolazioni, noi dobbiamo passare dalla recessione allo sviluppo, anche rendendo la nostra democrazia più forte e più efficiente". Poi la difesa della bontà del provvedimento: "Una riforma attesa da anni, che contribuirà a rendere più efficienti le istituzioni". Successivamente gli interventi in dissenso rispetto ai gruppi, con la minoranza del Pd, per bocca di Vannino Chiti (poi arriveranno dichiarazioni simili di Mineo e Tocci), che ha confermato la volontà di non partecipare al voto. In dissenso rispetto ai loro gruppi anche Minzolini, Ricchiuti, Mauro e la senatrice a vita Elena Cattaneo.

Ore 11:15 – A seguire l'intervento di Paolo Romani, per conto di Forza Italia: "Al Governo non riconosciamo il merito di aver tagliato le tasse, decidendo di seguire le fallimentari esperienze dei Governi tecnici e no, con i loro "salva – Italia", "Sblocca – Italia", che hanno portato ad un -0,2% per l'Italia; restiamo opposizione leale e responsabili […] ma questa riforma è un passo avanti e, benaltrismo a parte, rappresenta un ottimo risultato, raggiunto con la collaborazione decisiva di tutti, senatori e tecnici di Palazzo Madama […] il Senato dimostra così di non essere una casta arroccata nella difesa dei propri interessi. Questa riforma porta due firme, quelle di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi".

Ore 11:05 – Durissimo, come previsto, l'intervento di Vito Petrocelli, del Movimento 5 Stelle: "Ci aspettavamo almeno la presenza di Renzi in questo giorno nero per la democrazia ed il Paese […] Questa riforma non è tra le priorità degli italiani, che certamente non pensano alla Costituzione quando non riescono a pagare bollette sempre più alte […] Abbiamo proposto di diminuire il numero dei parlamentari, ma Renzi ha detto "no"; nessuna delle nostre duecento proposte è stata approvata: dov'è il dialogo di cui si parla? In quest'Aula abbiamo visto solo un ministro che twitta e dispensa sorrisi ai banchi di Forza Italia". Poi il capogruppo grillino elenca dati Istat e attacca: "Renzi, hai fallito. Solo a pensare a quello che accadrà in autunno mi vengono i brividi, ma come possono Renzi e Padoan mentire così spudoratamente?". Infine, il capogruppo ha annunciato la volontà di consegnare alla presidenza tutte le e-mail arrivate dai cittadini sul tema, prima di uscire dall'Aula: "La sovranità appartiene al popolo e non al Presidente del Consiglio".

Ore 10:55 – L'ex ministro Quagliariello ha invece annunciato il voto favorevole del gruppo del Nuovo Centro Destra: "Questo è un primo passo, sicuramente positivo, verso le riforme che servono al Paese. Ma è importante che a fronte di un Senato con elezione di secondo grado, non vi sia una Camera di nominati, quindi sull'Italicum bisogna fare una seria riflessione".

Ore 10:40 – La senatrice De Petris, esponente di Sinistra Ecologia e Libertà, ha invece esplicitato il giudizio negativo del suo partito alla riforma proposta dal Governo: "Avete ulteriormente ridotto il potere dei cittadini, alzando il numero delle firme per le proposte di legge di iniziative popolare. Avete confermato in pieno il bicameralismo perfetto solo sull'immunità […] Questa non è una riforma decisa dal Parlamento, ma imposta dalla maggioranza alla minoranza e dal Governo alla maggioranza stessa". Da qui la decisione di non partecipare al voto finale.

Ore 10:30 – Duro il giudizio del leghista Centinaio, che ha annunciato lo scontato no del suo gruppo ad un progetto di riforme fortemente contestato in questi giorni in Aula: "Ce l'abbiamo messa tutta, ma la pochezza dei risultati ottenuti ci hanno convinto del fatto che non meritiate nemmeno il nostro voto contrario; non saremo complici dell'affossamento del Paese".

Ore 10:15 – Il gruppo Grandi Autonomie e Libertà ha annunciato di non voler partecipare al voto della riforma, non condividendo né i principi base del ddl, né la modalità con la quale si è discusso in queste settimane al Senato. Zeller, delle Autonomie, pur criticando nel merito la riforma, ha assicurato il voto favorevole del suo gruppo.

La foto che vi mostriamo in apertura ritrae uno dei momenti più "strani" della lunga discussione sul disegno di legge costituzionale Renzi – Boschi, con l'occupazione dei banchi del Governo da parte di alcuni senatori del Movimento 5 Stelle in segno di protesta contro alcune decisioni del Presidente Grasso e la temporanea "compresenza" dei grillini con i ministri Delrio e Boschi. Una protesta, poi rientrata dopo una breve sospensione dell'Aula, che testimonia la grande tensione in cui si è lavorato in queste settimane: tra tempi contingentati, regola del canguro, "flash mob" di leghisti e grillini, espulsioni e "ammonizioni verbali", liti sul regolamento e via discorrendo.

Le opposizioni, infatti, dopo aver presentato circa 8mila emendamenti, hanno messo in campo tutti gli sforzi per impedire l'approvazione "in questi tempi ed in questi termini" di un disegno di legge che riscrive l'architettura istituzionale del Paese, fino al gesto estremo del Movimento 5 Stelle che ha rifiutato di continuare a partecipare ai lavori d'Aula. Il Governo ha sostanzialmente mantenuto la linea iniziale, blindando il provvedimento frutto del lavoro della Commissione Affari Costituzionali, salvo pochissime modifiche, e subendo solo due battute d'arresto (su altrettanti voti a scrutinio segreto, peraltro).

Oggi dunque le dichiarazioni di voto e a seguire il voto finale: il risultato non sembra in bilico, dal momento che il Governo può contare su un'ampia maggioranza (con i voti determinanti di Forza Italia), ma sarà interessante conoscere le posizioni dei gruppi durante le dichiarazioni di voto.

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