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Referendum in Scozia: vince il no, il Paese resta nel Regno Unito

Affluenza record con oltre l’85% degli aventi diritti al voto: la Scozia, con il referendum di ieri, dice no all’indipendenza dalla Gran Bretagna.
A cura di Susanna Picone
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UPDATE: Si dimette il Premier scozzese – Dopo il No del Paese al referendum sull’indipendenza, oggi il primo ministro scozzese Alex Salmond ha annunciato le sue dimissioni sia da premier che da leader del Partito nazionalista. Il leader indipendentista ha annunciato questa drastica decisione durante un conferenza stampa dove ha accusato il Premier britannico Cameron di non mantenere le promesse. "Oggi David Cameron si è rifiutato di impegnarsi per una seconda lettura a Westminster di una legge per maggiori poteri alla Scozia entro il 27 marzo 2015" ha spiegato Salmond ricordando che la promessa era stata fatta dal leader dei No Gordon Brown nella campagna referendaria. "Per la Scozia la campagna per l’indipendenza non è finita, così come il sogno non è morto" ha concluso Salmond, assicurando però che "non ci sarà un nuovo referendum nel prossimo futuro".

La Scozia continuerà a far parte del Regno Unito. Nel referendum per l’indipendenza hanno vinto gli unionisti. “La Scozia dovrebbe essere uno Stato indipendente?”, questo il quesito al quale sono stati chiamati a rispondere gli scozzesi. A scrutinio quasi concluso hanno vinto i no col 55% dei voti contro il 45% dei sì. L’affluenza, in quella che per la Scozia è stata una giornata storica, è stata senza precedenti: si è recato alle urne oltre l’85% degli aventi diritto. La vittoria del no all’indipendenza era stata anticipata dai primi opinion poll effettuati all’uscita dei seggi che assegnavano la vittoria al fronte del no con il 53-54% contro il 46-47% dei sì. Sollevato il primo ministro britannico David Cameron che, già a risultati non ancora definitivi, si è congratulato con Alistair Darling, leader della campagna per il no al referendum sull'indipendenza scozzese per il suo impegno. Cameron ha elogiato Darling su Twitter per quella che ha definito una campagna “ben combattuta”.

Il primo ministro scozzese Salmond ha riconosciuto la sconfitta

Il premier scozzese indipendentista Alex Salmond ha parlato alla Nazione all’alba di venerdì, quando i risultati erano ormai ufficiali, e ha accettato la sconfitta rilevando che però è stato lanciato “un messaggio forte” a Londra. Il primo ministro scozzese ha ricordato a Londra che “sono state fatte delle promesse che vanno onorate”: un riferimento all'impegno preso dai leader dei principali partiti a Westminster di riconoscere maggiori poteri a Edimburgo se avesse votato no. La Scozia, ha detto, ora “se lo aspetta lo chiedano tutti gli scozzesi”. La regina Elisabetta rilascerà una dichiarazione scritta sul referendum nel pomeriggio di oggi. Secondo i media britannici, sarà un appello alla riconciliazione all'interno del Regno Unito dopo la campagna referendaria.

Il sì all'indipendenza vince a Glasgow, Edimburgo dice no

Importanti vittorie per gli indipendentisti si sono registrate a Glasgow, la più grande città della Scozia, dove confermando le aspettative il 53% dei votanti ha detto sì e il 46.5% ha detto no. Il sì ha vinto anche nel collegio di Dundee, roccaforte indipendentista nota come “Yes City”: qui il sì ha prevalso con il 57.35% dei voti mentre il no si è fermato al 42.65%. Contro il distacco dal Regno Unito hanno votato invece, tra le altre, Aberdeen, dove il no ha guadagnato il 59% delle preferenze contro il 41% del sì, e la capitale Edimburgo.

Il discorso di Cameron: “Andiamo avanti uniti”

Il premier britannico David Cameron ha parlato alla Nazione intorno alle 8 ora italiane. Poche parole per commentare il risultato del referendum: “Era un passo di democrazia che andava fatto. Uniti siamo migliori”, così da Downing Street. Cameron ha detto che entro gennaio sarà approvato il pacchetto di leggi per la devoluzione della Scozia promesso prima del referendum. “Gli scozzesi hanno mantenuto unito il nostro Paese formato da quattro nazioni e come milioni di altre persone sono felicissimo”, così Cameron assicurando appunto che gli scozzesi “avranno più poteri sulla gestione dei loro affari”, ma che questo varrà ugualmente per gli abitanti di Inghilterra, Galles e Irlanda del nord.

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