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Processo Marò, Italia si oppone a indagini affidate ad agenzia antiterrorismo

L’Italia si è opposta formalmente alla decisione di affidare le indagini sul caso marò all’agenzia antiterrorismo indiana che potrebbe invocare una legge sulla sicurezza marittima che prevede anche la pena di morte. Udienza rinviata al 22 aprile.
A cura di Antonio Palma
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Marò, Italia si oppone a indagini affidate ad agenzia antiterrorismo

L'Italia si è formalmente opposta oggi, durante l'udienza del processo ai marò, alla decisione di affidare all'Agenzia nazionale di investigazione indiana Nia le indagini sul caso dei nostri militari. Per questo motivo la Corte suprema di New Delhi ha rinviato a lunedì 22 aprile la discussione su chi affidare le indagini, elemento fondamentale per proseguire nel dibattito giudiziario. I due militari accusati di aver ucciso due pescatori scambiati per terroristi mentre erano in servizio su un cargo al largo delle coste indiane, infatti, potrebbero rischiare anche la pena di morte. Nella memoria difensiva presentata dai legali dell'Italia che rappresentano i due fucilieri di marina il nostro Paese ha rinnovato i timori per la sorte dei militari italiani. Se infatti le indagini venissero affidati alla Nia cioè all'antiterrorismo si prevede implicitamente che tra le punizioni ammesse ci potrebbe essere anche la pena di morte.

Il procuratore generale Vahanvati che sostiene l'accusa contro Massimiliano La Torre e Salvatore Girone nelle due ore di dibattito in Aula ha spiegato che il governo indiano ha affidato il caso all'Agenzia indagini nazionale (Nia) antiterrorismo perché l'Ufficio centrale di indagine (Cbi) è oberato di lavoro. Vahanvati ha ribadito che il governo ha istituito un tribunale speciale per processare i due militari e che il Nia potrebbe completare le indagini in minor tempo, circa 60 giorni, senza però spiegare in base a quali legge i due italiani sarebbero incriminati. Il timore dell'Italia è che nonostante le rassicurazioni il Nia invochi una legge sulla sicurezza marittima che prevede appunto la pena di morte.

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