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Procedura infrazione Ue, la risposta di Palazzo Chigi e Giuseppe Conte alla Commissione europea

Attraverso una lunga nota, la presidenza del Consiglio ha risposto alla Commissione europea e alla richiesta di aprire una procedura d’infrazione. Pur dicendosi pronto al dialogo, Palazzo Chigi comunica le sue stime sull’economia italiana, sostenendo che l’indebitamento netto nel 2019 sarà più basso di quanto previsto dall’Ue, fermandosi al 2,1% del Pil.
A cura di Stefano Rizzuti
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Per la Commissione europea l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia è “giustificata”. Ma per il governo la situazione è ben diversa. Così Palazzo Chigi diffonde una nota in cui replica alle critiche sollevate dall’esecutivo comunitario, pur garantendo di essere pronto al dialogo con Bruxelles. La dichiarazione della presidenza del Consiglio ha lo scopo di illustrare “gli andamenti della finanza pubblica italiana e le iniziative che saranno intraprese per assicurare la conformità al Patto di stabilità e crescita”. Secondo Palazzo Chigi, il deficit italiano sarà “sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest’anno al 2,5% del PIL, contro il 2,4% previsto dal Governo nel Def”. Inoltre, eseguendo altri calcoli derivanti anche dalla “minore spesa” prevista, il governo stima un indebitamento netto pari al 2,1% del Pil, molto al di sotto delle previsioni europee. Il messaggio di Chigi si conclude con un invito alle istituzioni europee: “Il Governo auspica la continuazione di un dialogo costruttivo con la Commissione onde arrivare ad un accordo circa le modalità con cui gli obiettivi per l’anno in corso verranno conseguiti e un sentiero di discesa del deficit coerente con gli impegni già assunti da Governo e Parlamento italiani”.

Un’apertura nei confronti di Bruxelles che arriva già nelle prime righe del comunicato: “Il Governo intende continuare a dialogare con la Commissione e, in tal senso, si illustrano di seguito, in maggiore dettaglio, gli andamenti della finanza pubblica italiana, le circostanze che li caratterizzano e, elemento importante, le iniziative che saranno intraprese per assicurare la conformità al Patto di Stabilità e Crescita”. Si parte dallo scorso anno: “È importante ricordare che l’attuazione della politica di bilancio ha seguito l’impostazione della Legge di Bilancio approvata dal precedente Parlamento senza alcun allentamento della politica fiscale. Ciò anche quando, a partire da fine estate, cominciarono a manifestarsi segnali di un indebolimento ciclico dovuto principalmente a fattori esogeni, in particolare il forte rallentamento dell’attività e delle esportazioni manifatturiere”.

Da qui partono le considerazioni della presidenza del Consiglio sui numeri dell’economia italiana:

Il Governo riconosce che l’impegno preso dal precedente esecutivo era di migliorare il saldo strutturale di 0,3 punti percentuali nel 2018. È anche opportuno evidenziare che i dati di consuntivo hanno rivelato un aumento dei trasferimenti in conto capitale che non era prevedibile ex ante. Inoltre, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita per i prossimi anni ha causato una variazione delle stime di output gap, che ha impattato sfavorevolmente anche sulle stime del saldo strutturale del 2018, comprese quelle del Governo.

Guardando in avanti, le stime più aggiornate per l’anno in corso portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del PSC. Il Governo potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio, non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d’imposta. Allo stato attuale delle conoscenze, si può ritenere che l’indebitamento netto (deficit) della Pubblica amministrazione nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest’anno al 2,5 per cento del PIL, contro il 2,4 previsto dal Governo nel Def.
Partendo dalla previsione del Def (che incorpora il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica, previsto nel caso in cui il deficit nominale superi il 2% del PIL), il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia per l’anno in corso maggiori entrate tributarie e contributive per 0,17 punti percentuali di PIL e maggiori entrate non tributarie (utili e dividendi) per ulteriori 0,13 punti. A fronte delle maggiori entrate, si stimano prudenzialmente maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento pari a 0,12 punti di PIL. Il beneficio netto per il bilancio sarebbe dunque di circa 0,2 punti percentuali e condurrebbe la stima di deficit al 2,2% del PIL.

Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione, un deficit del 2,2 per cento del PIL produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019. Tale risultato configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo del PSC, nonché un risultato significativamente migliorativo dello stesso accordo di dicembre.

Insieme alle stime di indebitamento netto sopra accennate vanno calcolati gli effetti delle minori spese derivanti da accantonamenti prudenziali riguardanti le più cospicue misure adottate dal Governo nel corso dell’anno. Sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa ragionevolmente risulterà pari ad un ulteriore 0,07% del PIL e l’indebitamento netto si attesterebbe al 2,1% del PIL. Migliorerebbe in misura corrispondente il saldo strutturale, con effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018.

Il governo prova a rassicurare Bruxelles, spiegando che “monitora costantemente l’andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo”. Per il futuro, inoltre, Palazzo Chigi prevede una “discesa dell’indebitamento netto fino all’1,5% del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L’avanzo primario raggiungerebbe il 3,1% su base strutturale nel 2022. Per il 2020, il Governo intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019”.

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