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Preti pedofili, svolta di Papa Francesco: “I religiosi hanno l’obbligo di denunciare gli abusi”

Motu proprio di Papa Francesco sul fenomeno degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica: è stato pubblicato “Vos esist lux mundi”, documento con il quale il Santo Padre introduce nuove procedure che rappresentano una rivoluzione, come l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi alle autorità religiose: “Affinché episodi del genere non accadano più”.
A cura di Ida Artiaco
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Svolta del Vaticano per quanto riguarda gli abusi sessuali commessi dai sacerdoti: a circa due mesi dal summit svoltosi presso la Santa Sede alla presenza dei capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo, Papa Francesco ha pubblicato le nuove norme contro chi commette violenza ma anche contro chi copre questi veri e propri crimini. Nel Motu proprio papale, intitolato "Vos esist lux mundi", letteralmente "Voi siete la luce del mondo", frase presa dal Vangelo di Matteo, sono introdotte nuove procedure che rappresentano una rivoluzione, come l'obbligo per preti e religiosi di segnalare gli abusi alle autorità religiose, l'indicazione affinché ogni diocesi si doti di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni e affinché anche l'operato dei vescovi venga messo sotto osservazione in quanto primi responsabili di ciò che avviene nelle loro comunità.

Bergoglio ricorda anche che i "crimini di abuso sessuale offendono Nostro Signore, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la comunità dei fedeli", menzionando, come scrive sull'Osservatore Romano il direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, Andrea Tornielli, "la particolare responsabilità che hanno i successori degli apostoli nel prevenire questi reati. Il documento rappresenta un ulteriore frutto dell'incontro sulla protezione dei minori tenutosi in Vaticano nel febbraio 2019. Stabilisce nuove norme procedurali per combattere gli abusi sessuali e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. È una normativa universale, che si applica all'intera Chiesa cattolica". Il Motu proprio, reso noto ufficialmente oggi, entrerà in vigore dal prossimo primo giugno e le norme contenute all'interno saranno "sperimentate" per un triennio "affinché tali fenomeni, in tutte le loro forme, non avvengano più, serve una conversione continua e profonda dei cuori, attestata da azioni concrete ed efficaci che coinvolgano tutti nella Chiesa", come è scritto nell'incipit.

L'obbligo di denuncia di abusi e loro omissioni

Tra le novità più importanti introdotte dal documento, vi è l'obbligo di denuncia. In altre parole, tutti i religiosi e le religiose sono tenuti a "segnalare tempestivamente all'autorità ecclesiastica" qualsiasi notizia di abusi di cui vengano a conoscenza, ma anche loro omissioni e coperture. Si tratta di una grossa svolta: se fino a questo momento spettava alla coscienza individuale raccontare o meno un crimine del genere, d'ora in poi "diventa un precetto legale stabilito universalmente". Per altro, aggiunge la nuova norma, l'obbligo di denuncia "non interferisce né modifica qualsiasi altro obbligo di denuncia eventualmente esistente nelle leggi dei rispettivi Paesi. Le norme si applicano senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, particolarmente quelli riguardanti obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti".

Il ruolo dei vescovi e lo sportello per le segnalazioni

Un ruolo importante per quanto riguarda la lotte al fenomeno degli abusi sessuali da parte dei sacerdoti sarà svolto dai vescovi. Nel testo pubblicato oggi dal Vaticano, che disciplina "le indagini a carico dei vescovi, dei cardinali, dei superiori religiosi e di quanti abbiano a vario titolo e anche solo temporaneamente, la guida di una diocesi o di un’altra Chiesa particolare", si sottolinea che questi dovranno "osservare non solo se queste persone sono indagate per abusi sessuali compiuti direttamente, ma anche quando vengono denunciati di avere "coperto" o di non avere voluto perseguire abusi di cui sono venuti a conoscenza, e che spettava loro contrastare". Particolare è poi la figura del vescovo metropolita, che può ricevere dalla Santa Sede il mandato per investigare nel caso che la persona denunciata sia un vescovo. Dopo trenta giorni trasmette al Vaticano "un'informativa sullo stato delle indagini, che devono essere concluse entro il termine di novanta giorni", stabilendo così tempi certi. Per la prima volta viene richiesto che i Dicasteri interessati agiscano con tempestività.

Inoltre, tutte le diocesi del mondo dovranno dotarsi entro giugno 2020 di uno "sportello" per il pubblico a cui presentare segnalazioni e denunce "riguardanti gli abusi sessuali commessi da chierici e religiosi, l'uso di materiale pedopornografico e la copertura degli stessi abusi". Alle stesse diocesi è lasciata la libertà di organizzarsi dal punto di vista operativo, l'importante è che si raggiunga l'obiettivo di far sentire protette e accolte "le persone che hanno sofferto abusi".

Non solo violenze sui minori

Il Motu proprio papale fa riferimento non soltanto alle molestie e violenze sui minori, ma anche a quelle ai danni degli adulti vulnerabili e la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità, quindi anche le molestie a seminaristi o novizi maggiorenni. Si ricorda che per "persone vulnerabile" si devono intendere non solo le "persone che non hanno l'uso abituale della ragione, ma anche i casi occasionali e transitori di incapacità di intendere e di volere, nonché le disabilità di ordine fisico". Chiunque si faccia per denunciare episodi del genere, inoltre, deve essere tutelato: "Vos estis lux mundi" stabilisce, in particolare, che le vittime e le loro famiglie devono essere trattate con dignità e rispetto e devono ricevere un’appropriata assistenza spirituale, medica e psicologica.

Indagini e presunzione di innocenza

Infine, nel testo in questione è ribadito il principio della presunzione di innocenza della persona indagata, che sarà avvisata dell'esistenza dell'investigazione stessa quando sia richiesto dal Dicastero competente. L'accusa deve essere notificata obbligatoriamente solo in presenza dell'apertura di un procedimento formale e, se ritenuto opportuno per assicurare l’integrità dell’indagine o delle prove, può essere omessa nella fase preliminare. Una volta terminate le indagini, il metropolita o il vescovo, inoltra le risultanze al Dicastero vaticano competente e cessa così il suo compito. Il Dicastero competente procede quindi "a norma del diritto secondo quanto previsto per il caso specifico", agendo dunque sulla base delle norme canoniche già esistenti. Sulla base delle risultanze dell’investigazione previa, la Santa Sede può immediatamente imporre delle misure preventive e restrittive alla persona indagata.

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