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Manovra 2024

Tutte le tasse nascoste che il governo Meloni ha inserito nella manovra per il 2024

Dalla cedolare secca all’imposta per chi vende una casa ristrutturata con il Superbonus 110%, dall’Iva sui pannolini alle accise sul tabacco, fino a tasse ‘minori’ come la tassa di soggiorno e il ticket sanitario per i frontalieri. La legge di bilancio del governo Meloni per il 2024 prevede diversi aumenti nella tassazione.
A cura di Luca Pons
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La manovra del governo Meloni è arrivata in Parlamento, dove potrà ancora essere modificata con un ulteriore maxi emendamento da parte dell'esecutivo per sistemare alcuni degli aspetti più controversi. Al momento, però, nel testo ci sono diverse imposte, nuove o aumentate, che dal 2024 ricadranno sulle famiglie italiane: dall'Iva aumentata sui prodotti per l'infanzia alla cedolare secca, dalle accise sui tabacchi alla plastic tax e sugar tax. Senza contare i tagli, soprattutto sulle pensioni dei dipendenti pubblici e sulle rivalutazioni degli assegni per tutti, che avranno comunque un effetto negativo sulle tasche dei cittadini.

Iva al 10% su pannolini, prodotti per l'infanzia e assorbenti

Uno dei punti più discussi è stata l'Iva sui pannolini e altri prodotti per l'infanzia, oltre che sugli assorbenti. Nel 2022 l'imposta su questi prodotti era al 22%, poi il governo Meloni l'aveva abbassata al 5% per quest'anno, come promesso dal suo programma elettorale. Nel 2024, per, le tasse su questi beni torneranno ad alzarsi. Su tutti gli alimentari per bambini, sui pannolini e anche sugli assorbenti, l'imposta raddoppierà passando dal 5% al 10%.

Nuove tasse sulla casa, dalla cedolare secca al Superbonus 110%

C'è poi una serie di imposte che peseranno nell'ambito della casa. Qui salteranno una serie di bonus non rinnovati o ridotti, ma ci sarà anche un incremento di alcune tasse. Innanzitutto si prevede un aumento della cedolare secca, dal 21% al 26%, per un gruppo specifico di proprietari. In particolare, per chi affitta più di un appartamento nello stesso anno applicando contratti brevi, cioè di meno di un mese. La misura ha l'obiettivo di penalizzare il modello AirBnb l'affitto per turismo, ad esempio, incentivando invece ad affitti più lunghi per studenti fuori sede e famiglie.

Sempre nell'ambito edilizio, chi vende una casa ristrutturata con il Superbonus 110% dovrà pagare un'imposta più alta. La tassa sulla plusvalenza sarà al 26%, se la vendita avviene entro dieci anni dalla fine dei lavori (anche se dal sesto anno in poi si potrà scalare la metà dei costi della ristrutturazione dal calcolo della plusvalenza; ovvero, una parte di quello che hai speso per i lavori sulla casa si potrà sottrarre all'imposta da pagare). Ci saranno alcune eccezioni: non si applicherà se la casa è stata l'abitazione principale di chi la vende per la maggior parte degli ultimi dieci anni, né sugli immobili ereditati, né se a vendere è un'impresa.

Infine, due interventi apparentemente minori ma che comunque alzeranno le tasse sulla casa. La ritenuta d'acconto che si paga sui ‘bonifici parlanti', cioè quelli versati per delle spese che poi vengono recuperate tramite bonus edilizi, salirà dall'8% all'11%. Infine, per chi ha uno o più immobili all'estero – a meno che non siano la sua abitazione principale – aumenta la tassa apposita: dallo 0,76% all'1,06%.

Accise su sigarette e tabacchi in aumento

Un aumento di imposte piuttosto prevedibile è quello che riguarda sigarette e tabacchi. Le accise cresceranno ancora rispetto agli ultimi aumenti, quelli fissati nella legge di bilancio di un anno fa. La norma prevede che la tassa salirà nella sua parte fissa di poco più di un euro ogni mille sigarette, nel 2024 e nel 2025. Questo, insieme agli altri provvedimenti, potrebbe tradursi in aumento di circa dieci centesimi a pacchetto. Gli aumenti riguarderanno anche il tabacco trinciato (circa venti centesimi a busta), i tabacchi da inalazione e le sostanze liquide per le sigarette elettroniche. Tuttavia, non è automatico che un rialzo delle accise porti a un rialzo dei prezzi per chi fuma. Saranno le aziende a decidere come gestire i prezzi dei propri prodotti.

Obbligo di assicurarsi contro le catastrofi naturali

Dal 2024, tutte le aziende dovranno dotarsi di polizze assicurative contro le catastrofi naturali, ovvero terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. La logica, come spiegato dal ministro della Protezione civile Musumeci, è che dopo una calamità "è giusto che lo Stato intervenga, ma insieme al privato". In questo caso non si parla quindi di una tassa propriamente detta, ma comunque di una nuova spesa che sarà obbligatorio sostenere. Chi non lo fa potrebbe ricevere meno "contributi, sovvenzioni o agevolazioni", incluse quelle previste in caso di catastrofi naturali. Tutte le assicurazioni saranno obbligate a fornire la polizza a certe condizioni, altrimenti dovranno pagare una multa che potrebbe arrivare a un milione di euro.

Sugar tax e plastic tax al via da luglio 2024

La sugar tax e la plastic tax esistono fin dal 2019, ma non sono mai entrate in vigore. Ogni anno sono state rimandate regolarmente dai vari governi. Se si attivassero, il loro scopo sarebbe di aumentare i prezzi dei prodotti di plastica monouso e delle bevande analcoliche zuccherate, in modo da limitarne l'utilizzo e il consumo. I partiti del governo Meloni si sono sempre opposti alle due norme, ma la legge di bilancio le sospende solo fino al giugno del 2024. L'esecutivo potrebbe intervenire più avanti con un nuovo decreto, ma per adesso è previsto che le tasse entreranno in vigore a partire dal 1° luglio 2024.

Tassa di soggiorno su di due euro nel 2025

La novità sulla tassa di soggiorno non riguarda il 2024 ma il 2025, l'anno del Giubileo a Roma. In quell'anno i Comuni capoluogo di provincia, ma anche le unioni di Comuni e quei Comuni che sono inseriti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte potranno alzare l'imposta di soggiorno. Questa potrà salire, per chi alloggia negli alberghi e nelle altre strutture ricettive del loro territorio, fino a due euro per notte di soggiorno.

Ticket sanitario per i frontalieri con la Svizzera

C'è infine una norma che riguarda una categoria particolare: i transfrontalieri con la Svizzera dovranno versare una quota di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale, ma questa non sarà in quota fissa, bensì calcolata sul reddito, proprio come un'imposta. Si parla di coloro che lavorano e vivono in Svizzera, ma usano il Ssn italiano, così come tutti coloro che risiedono entro 20 chilometri dal confine. Le Regioni toccate dal provvedimento sono Valle d'Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano ma soprattutto la Lombardia, che ha il numero nettamente maggiore di transfrontalieri. La quota da versare sarà decisa ogni anno dalla Regione, ma in ogni caso dovrà essere tra il 3% e il 6% del salario netto percepito in Svizzera. Queste somme serviranno per pagare dei benefici al personale medico e sanitario delle aree di confine.

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