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Scuola in presenza, che cosa serve per evitare la Dad a settembre secondo le Regioni

Mentre si discute dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico, le Regioni chiedono di accelerare con la programmazione del prossimo anno. Manca un mese e mezzo al ritorno in classe e i nodi da sciogliere sono ancora tanti, in primis quello dei trasporti: “Per riprendere la scuola in presenza per tutti, senza più dover ricorrere alla dad, la percentuale di riempimento dei mezzi pubblici dovrà salire all’80%”, ha annunciato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, lanciando un messaggio chiaro a governo ed esperti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il ritorno a scuola si avvicina, ma di decisioni ancora non se ne sono prese. A un mese e mezzo dal via al nuovo anno scolastico si discute tra governo, Regioni ed esperti per trovare la quadra e raggiungere insieme l'obiettivo comune (o almeno così dicono): il ritorno in presenza. Insomma, basta didattica a distanza, soprattutto alla luce dei risultati degli ultimi test Invalsi. Come tornare a scuola tutti insieme in sicurezza, però, non è ancora molto chiaro. Da un lato si pensa all'obbligo vaccinale per il personale scolastico, ma si considera anche il fatto che le somministrazioni ormai da tempo si sono allargate alla fascia 12-17 (che potrà essere ulteriormente incentivata dal green pass obbligatorio). Dall'altro le Regioni cominciano a mettere dei paletti: il tema è collegato strettamente a quello dei trasporti, bisogna affrontarli insieme.

Le Regioni vogliono riempire di più i mezzi pubblici per tornare a scuola

In questo senso è stato chiaro Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, intervistato dal Corriere: "Per riprendere la scuola in presenza per tutti, senza più dover ricorrere alla dad, la percentuale di riempimento dei mezzi pubblici dovrà salire all'80%". Un messaggio chiarissimo del governatore leghista, diretto agli esperti del Comitato tecnico scientifico, ma anche all'esecutivo guidato da Mario Draghi. Fedriga ha specificato che la Conferenza si sta "ancora confrontando con il ministero per trovare la soluzione migliore" e che quindi nulla è ancora deciso. Certo, l'obiettivo è comune (ancora una volta): "Basta dad, ma bisogna partire dai dati reali". Per le Regioni, insomma, il nodo trasporti va risolto insieme a quello scuola. Il governatore del Friuli ha lanciato anche una proposta: "Esistono sistemi per abbassare la soglia di rischio, noi proprio in questi giorni stiamo varando un piano che prevede di installare impianti di aerazione sui mezzi come quelli che ci sono oggi sui treni". Fedriga ha proposta di allargare il sistema a tutte le altre Regioni: "È un filtraggio che è sicuramente utile, non annulla il rischio, ma aiuta".

Perché l'obbligo vaccinale a scuola potrebbe arrivare solo in alcune Regioni

Da ieri si è fatta strada una nuova idea, di cui si starebbe discutendo al ministero della Salute: l'ipotesi di inserire un obbligo vaccinale per il personale scolastico solo a livello regionale. Se è vero che mancherebbero all'appello in circa 220mila tra personale Ata e docenti in tutta Italia, è anche vero che i dettagli delle percentuali Regione per Regione rivelano delle differenze quasi abissali: la peggiore è la Sicilia, con il 43% del personale scolastico che non ha ricevuto neanche una dose di vaccino contro il Covid; seguono a ruota la provincia autonoma di Bolzano con il 37,9%, la Liguria con il 34,8%, la Sardegna con il 33,3% e la Calabria con il 31,6%. Discorso completamente opposto in Campania, Friuli Venezia Giulia e Lazio, dove tutti i lavoratori del comparto scuola hanno ricevuto almeno la prima dose. "La scuola è una priorità", ha ribadito ieri sera il ministro Speranza. L'obbligo vaccinale potrebbe diventare realtà molto presto.

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