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Scuola, il governo valuta la didattica a distanza per tutti gli studenti dalla terza media in su

Per tutti gli studenti delle scuole superiori, ma anche per quelli della terza media, il governo pensa di introdurre la didattica a distanza al 100%. Già il 75% delle lezioni alle superiori era online, come stabilito dall’ultimo Dpcm, ma ora si valuta se estendere la modalità a distanza anche agli studenti della terza media. Sarebbero, in totale, un milione di ragazzi in più fuori dalle scuole.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo accelera sulla lotta al coronavirus e potrebbe approvare un nuovo Dpcm già domani sera. A una settimana dalle ultime restrizioni introdotte per frenare la curva dei contagi, l'esecutivo pensa a un'ulteriore stretta sulle misure in vigore. Si pensa a lockdown locali che interessino le province o le Regioni più a rischio, limiti agli spostamenti, chiusure anticipate anche per i negozi e infine la didattica a distanza a partire dalla terza media. Con il Dpcm del 24 ottobre, le lezioni online riguardavano solamente le scuole superiori e dovevano essere implementate almeno al 75%. La curva dei contagi che continua a crescere impone però una stretta in più sulla scuola.

Si valuta quindi la didattica a distanza al 100%, che non coinvolgerebbe esclusivamente gli studenti delle superiori, ma anche quelli della terza media. Tra gli studenti delle superiori che rimanevano ancora in presenza e quelli dell'ultima classe delle scuole medie, in totale si parla di circa un milione di ragazzi fuori dagli istituti scolastici. Degli adolescenti che dovrebbero essere in grado di gestirsi autonomamente con la didattica a distanza.

Azzolina: "Scuola è futuro. Senza il Paese è debole"

Si tratta ancora di un'ipotesi, ma che fa un passo avanti nella direzione della didattica a distanza anche per gli studenti del primo ciclo. Eventualità finora rifiutata categoricamente dal ministero dell'Istruzione. Solo ieri la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, scriveva sulle sue pagine social: "Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce più deboli della popolazione. Significa contrastare l’aumento delle disuguaglianze, un effetto purtroppo già in corso, a causa della pandemia. Significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne, tante mamme, che rischiano di pagare un prezzo altissimo".

E ancora: "In mezzo a tante incognite, una certezza c’è: la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti. La forbice sociale si allarga, il conto lo pagano i più deboli. Ci sono poi territori in cui la chiusura delle scuole è sinonimo di dispersione scolastica. E la dispersione scolastica – chiamiamo le cose con il loro nome – equivale all’abbandono dei ragazzi. Ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie svantaggiate è una responsabilità enorme. Dobbiamo esserne consapevoli". Per poi concludere: "La scuola è futuro. Senza scuola il Paese diventa più debole".

Le richieste delle Regioni

Ma nelle ultime settimane, con numeri che hanno superato la soglia dei 30mila nuovi casi quotidiani, la gestione della scuola è diventata sempre più caotica. Soprattutto per quanto riguarda le quarantene, con le Asl in difficoltà a gestire tamponi e isolamenti. Per questo alcuni governatori, già nella fase di discussione dell'ultimo Dpcm, avevano chiesto di richiudere le scuole. E non solo per gli studenti delle superiori. In Campania e Puglia si è già arrivati allo stop generalizzato.

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