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Riforme, come è andato il confronto del governo con le opposizioni, Meloni: “Aperture su premierato”

Si è chiuso il primo giro di consultazioni sulle riforme. Meloni dice che ora il governo elaborerà una proposta: “Mi pare che a monte ci sia una chiusura abbastanza trasversale e più netta su modelli presidenziali o semipresidenziali, e che invece la valutazione sia più variegata sull’ipotesi di un’elezione diretta del presidente del Consiglio”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La giornata di confronto tra governo e opposizioni si è conclusa con la conferenza stampa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha fatto una sintesi degli incontri con le forze politiche della minoranze sul tema delle riforme istituzionali. Il primo giro di ‘consultazioni' sulle riforme ha portato una certezza: tutti i partiti sembrano contrari al presidenzialismo.

"Mi pare che a monte ci sia una chiusura abbastanza trasversale e più netta su modelli presidenziali o semipresidenziali, e che invece la valutazione sia più variegata sull'ipotesi di un'elezione diretta del presidente del Consiglio e del capo del governo. Noi non siamo innamorati di un sistema specifico, ci sono tanti sistemi che possono essere presi ad esempio nelle altre democrazie e c'è anche al possibilità di immaginare un modello italiano", ha detto la premier, che durante l'ultimo incontro in agenda, quello con la delegazione del Pd e con la segretaria dem Elly Schlein aveva anche ribadito che in ogni caso qualsiasi riforma non partirebbe adesso, ma solo dalla prossima legislatura.

Meloni ha spiegato di augurarsi che il confronto porti alla più ampia condivisione possibile, anche da parte delle opposizioni, ma che in ogni caso il governo intende andare avanti lo stesso, con gli impegni presi in campagna elettorale. L'obiettivo principale è garantire "la stabilità e il rispetto dei voti dei cittadini nelle urne", ha spiegato Meloni, aggiungendo che sulla base di quanto emerso oggi il governo elaborerà "una proposta", tenendo conto del fatto che vi è stata una chiusura più netta sull'elezione diretta del presidente della Repubblica, mentre sarebbe stata riscontrata una maggiore apertura sull’elezione del presidente del Consiglio, il cosiddetto "Sindaco d'Italia".

Meloni si è detta comunque disponibile a considerare le proposte in campo e anche lo strumento per arrivarci – il M5s per esempio ha proposto l'istituzione di una commissione ad hoc per le riforme – ma la premier ha posto un unico paletto: "No a intenti dilatori".

Quali sono le tre opzioni in campo

Sono tre le ipotesi che sono state presentate oggi dal governo alle opposizioni: presidenzialismo, semipresidenzialismo e premierato. Il primo sistema prevede l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, che è anche il capo del Governo; il secondo, sul modello francese, prevede l'elezione diretta del Presidente della Repubblica che nomina un capo del Governo; la terza opzione prevede infine l'elezione diretta del presidente del Consiglio, con il Parlamento che elegge il Presidente della Repubblica, il quale mantiene il suo ruolo di personalità super partes e di contrappeso.

"Queste sono le strade principali – ha spiegato Meloni – Noi volutamente non possiamo arrivare qui con una norma scritta e con una scelta codificata perché prima voglio capire se c'è un margine per trovare una sintesi anche con le forze dell'opposizione, penso sia importante riuscire a fare una riforma del genere nel modo più condiviso possibile, ciò non vuol dire che se non è condivisa non si fa, penso che anche questo sia rispettare il mandato dei cittadini".

Come sono andati gli incontri tra governo e opposizione

L'ultimo incontro della giornata è stato quello della delegazione del Pd, guidata dalla segretaria Elly Schlein, che si è detta contraria a presidenzialismo e premierato, portando al tavolo le proposte del Pd: "Sì al confronto  ma se è un confronto vero, non predeterminato – ha detto Schlein – Noi abbiamo chiarito la nostra contrarietà all'elezione diretta del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio. Se l'obiettivo è rafforzare la stabilità e la rappresentanza non ci sottraiamo al confronto. Ciò che invece non vogliamo e l'indebolimento dei pesi e contrappesi previsti dalla Costituzione. E non che si tocchi o si indebolisca la presidenza della Repubblica, nel suo ruolo di garante della Costituzione, super partes. Diciamo no anche al premierato, una forma che indebolirebbe il Parlamento. Abbiamo portato alcune nostre proposte che vanno nella direzione di migliorare stabilità e rappresentanza. Per prima cosa si deve riformare la legge elettorale, basta con i listini bloccati. La seconda questione, guardando al modello tedesco, e l'istituto della sfiducia costruttiva che eviterebbe crisi al buio. La terza è la necessità di limitare la decretazione d'urgenza. C'è poi il tema del rafforzamento degli istituti referendari e delle leggi di iniziativa popolare".

Anche la delegazione del Movimento 5 Stelle, che invece ha aperto la giornata di incontri con il leader Giuseppe Conte, ha messo subito in chiaro che non prenderà in considerazione né presidenzialismo né premierato. "Abbiamo condiviso – ha detto Conte all'uscita – una diagnosi sul nostro sistema, a partire dalla instabilità degli esecutivi, ma da questo primo incontro non è venuta fuori una condivisione delle soluzioni. Siamo disponibili a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro che non mortifichi il confronto parlamentare e che non mortifichi neppure la funzione del presidente della Repubblica, che ha una funzione di garanzia, e ha un ruolo chiave".

Conte ha proposto una commissione ad hoc sulle riforme: "Siamo disponibili, per quanto riguarda il metodo, al dialogo. Abbiamo proposto una commissione parlamentare, raccomandiamo questa soluzione". Il leader M5S ha messo in evidenza una "contraddizione": "Da un lato vogliono perseguire un progetto di autonomia differenziata spinta, che finisce per svuotare l'autorità di governo di tantissime funzioni, e nello stesso tempo si mira a rafforzare i poteri dell'autorità di governo centrale".

La posizione di Azione e Italia Viva è invece più in sintonia con le proposte del governo Meloni: "Siamo disponibili a collaborare per l'ovvia ragione che anche noi abbiamo provato a fare un percorso di riforma. Condividiamo l'esigenza di avere maggiore stabilità del governo ed efficienza dell'apparato complessivo dello Stato", ha detto Carlo Calenda al termine dell'incontro.

Ma anche il leader di Azione non vuole che si tocchi la figura del Capo dello Stato: "Abbiamo provato a definire il perimetro entro il quale una collaborazione è possibile. Per noi una linea rossa assoluta è la figura di garanzia del presidente della Repubblica, toccarla sarebbe un errore grave". Mentre, ha aggiunto, "siamo favorevoli all'indicazione del presidente del Consiglio, con l'opzione del sindaco d'Italia o con l'indicazione del presidente del Consiglio. Abbiamo sottolineato che c'è un tema grande che è l'efficienza del Parlamento, oggi viviamo in un monocameralismo di fatto. Noi siamo a favore di una scelta monocamerale e di una distinzione fondamentale delle due Camere". In ogni caso, ha aggiunto, "noi non faremo alcun Aventino, sarebbe illogico e incoerente farlo".

E anche Maria Elena Boschi, che ha preso parte all'incontro per Iv, ha spiegato: "Come Italia viva nasciamo per fare le riforme, crediamo nella loro importanza e siamo disponibili a lavorare insieme alla maggioranza e al governo", sul "Sindaco d'Italia" e sul "superamento del bicameralismo perfetto".

Secondo il segretario di Più Europa Riccardo Magi, invece, "l'ipotesi ‘Sindaco d'Italia' è una follia se non una sciocchezza, nei modi in cui viene raccontata. Creerebbe un dualismo pericoloso tra un presidente del Consiglio eletto direttamente e un presidente della Repubblica eletto dal parlamento". Chiusura su tutta la linea da Alleanza Verdi Sinistra: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno ricordato che la Costituzione "va applicata, non cambiata".

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