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Renzi risponde a Lusi: “Non ho preso soldi, vediamo chi dice bugie”

Il sindaco di Firenze affida ai social network la sua replica alle ultime confessioni di Lusi, il tesoriere della Margherita che parla di un finanziamento da 70mila euro. Renzi nega, chiede le fatture e dice: “Il posto dei ladri non dovrebbe essere il Parlamento”.
A cura di Susanna Picone
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Il sindaco di Firenze affida ai social network la sua replica alle ultime confessioni di Lusi, il tesoriere della Margherita che parla di un finanziamento da 70mila euro. Renzi nega, chiede le fatture e dice: “Il posto dei ladri non dovrebbe essere il Parlamento”.

Non ci sta il sindaco di Firenze Matteo Renzi alle ultime dichiarazioni dell’ex cassiere della Margherita Luigi Lusi che, decidendo di vuotare il sacco, ha iniziato a rendere note agli inquirenti cifre e nomi coinvolti nello scandalo dei soldi sottratti al partito. Da quanto dichiara Lusi, il sindaco Renzi avrebbe ricevuto 70mila euro, cifra sulla quale Renzi ironizza nella sua replica affidata ai social network questa notte, mentre sui giornali iniziavano a comparire i numeri e i nomi del protagonista dello scandalo della Margherita:

Leggo sui siti solo adesso che Lusi due la vendetta torna alla carica e riprova a coinvolgermi nella vicenda dello scandalo ex Margherita. Dice di avermi dato dei soldi. Due mesi fa erano 140mila euro. Oggi siamo scesi a 70mila euro. Sarà la crisi…

Renzi torna insomma a ribadire la sua estraneità alla vicenda, dice di non aver mai preso soldi dalla Margherita e soprattutto torna a chiedere di rendere pubbliche tutte le fatture e ciò che è stato finanziato: “A quel punto non c’è trucco, non c’è inganno. E vediamo chi dice bugie”. Nella sua risposta alle “confessioni” di Lusi, Renzi ritorna anche sulla questione dei finanziamenti ai partiti, soldi che – come il sindaco ha detto più volte – dal suo punto di vista vanno aboliti subito. Poi conclude: “Se qualcuno pensa di usare di mezzucci per mandare messaggi in codice, sappia che mi hanno insegnato che si deve aver paura di tante cose, ma mai dei ladri. E che il posto dei ladri non è (o non dovrebbe essere) il Parlamento…”.

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