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Referendum costituzionale 20 e 21 settembre 2020

Regionali, Di Maio: “Si doveva lavorare meglio ad alleanza con PD, non ripetiamo errore a Comunali”

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rilancia il suo appello a votare Sì al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari del 20 e 21 settembre in un’intervista a Fanpage.it. L’ex capo politico del Movimento 5 Stelle, inoltre, chiede di riformare i regolamenti parlamentari con l’obiettivo di introdurre meccanismi che possano disincentivare i cambi di casacca.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rilancia il suo appello a votare Sì al referendum sul taglio del numero dei parlamentari e ribadisce la necessità di modificare i regolamenti parlamentari una volta che verrà approvata la riforma costituzionale. Intervistato dal direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, l’esponente del Movimento 5 Stelle chiede anche un intervento sui regolamenti che permetta di evitare – o quantomeno disincentivare – i cambi di casacca in Parlamento. Di Maio, inoltre, rivolge un appello per il Sì al referendum: “Il 20 e 21 settembre possiamo finalmente prenderci una rivincita e dimostrare al mondo che l’Italia, dal punto di vista anche del numero di politici in Parlamento, riporta i propri numeri ai livelli europei. Votare Sì significa questo, significa risparmiare 300mila euro al giorno, mezzo miliardo a legislatura, significa darci un’opportunità per dire che l’Italia porta avanti le riforme e lo fa in maniera seria e quando non ci riescono i politici lo fanno i cittadini”.

Le motivazioni del Sì al referendum per Di Maio

Il ministro degli Esteri sottolinea come il voto sul referendum costituzionale costituisca un’opportunità: “Domenica e lunedì possiamo, votando sì, tagliare 345 parlamentari, passare da quasi mille a 600. La Germania che ha 82 milioni di abitanti, 20 più dei nostri, ha 700 parlamentari, Francia e Inghilterra circa 600, noi ne abbiamo 945, sono troppi. Però non è una proposta solo del Movimento 5 Stelle, era nei programmi elettorali di tutte le forze politiche e tutte le forze hanno votato Sì in Parlamento all’ultimo voto alla Camera”.

La campagna elettorale per il Sì, però, viene portata avanti quasi esclusivamente dai 5 Stelle: “Sicuramente – replica Di Maio – c’è un livello di entusiasmo diverso, però devo dire che i leader delle forze politiche che hanno votato Sì in Parlamento continuano a dire di votare Sì. Poi che ci siano dei parlamentari che siano contro il taglio dei parlamentari, questo ce lo aspettiamo un po’ ovunque. La cosa importante è che questo è un passo verso la modernizzazione del Paese. Io sono d’accordo con il ministro Franceschini quando dice che è un Sì per poi fare altre riforme dopo”. Per il ministro degli Esteri “c’è da fare una riforma elettorale, le riforme dei regolamenti parlamentari. Però io credo che questo sia un grande segnale in un momento di difficoltà del Paese, perché se gli italiani stanno facendo dei sacrifici, se li hanno già fatti negli ultimi 10 anni per colpa delle politiche di austerity, è anche il momento che il Parlamento faccia i suoi sacrifici”.

Di Maio: disincentivare cambi di casacca con riforma regolamenti

Una delle prime riforme, chiesta da tutte le parti, è quella della legge elettorale: “È chiaro che se riduci il numero dei parlamentari hai bisogno di una legge elettorale che dia più pluralità possibile. La legge proporzionale in discussione alla Camera trova l’accordo della maggioranza, con qualche difficoltà e qualche differenza di veduta. Credo che se stiamo parlando di rappresentatività, io cittadino voto sì al taglio dei parlamentari, ma mi aspetto, dall’altra parte, anche che la legge elettorale non veda più i paracadutati che si fanno eleggere in un collegio che non è il loro perché lì non li conoscono. E anche nei regolamenti parlamentari dobbiamo trovare dei meccanismi perché io che sono eletto con una forza politica non ne cambio cinque in cinque anni e cambio casacca cinque volte. Senza modificare la Costituzione, però con meccanismi disincentivanti”.

Di Maio spiega cosa intende quando parla di disincentivare i cambi di casacca senza intaccare il vincolo di mandato: “Ci sono dei meccanismi che permettono ai gruppi di non avere le risorse se il parlamentare si sposta, ci sono dei meccanismi che possono almeno disincentivare il cambio di casacca continuo. La cosa incredibile è che tra i 70 senatori che hanno chiesto questo referendum – di cui non c’era bisogno perché è stato votato quasi all’unanimità alla Camera – 70 senatori hanno chiesto il referendum per provare a far vincere il No, tra quelli ci sono i paracadutati, gli assenteisti, gente che non abbiamo mai visto in Parlamento e gli stiamo pagando gli stipendi e ci sono anche quelli che hanno cambiato continuamente forza politica. Noi dobbiamo dare una sistemata a questi meccanismi qui”.

Le elezioni regionali e la mancata alleanza col Pd

Per Di Maio le elezioni regionali non saranno un banco di prova per il governo né un test nazionale: “L’attuale maggioranza, nella maggior parte delle Regioni, va divisa. Penso che non si possa testare la maggioranza sulle regionali. E non lo diciamo solo noi ma anche i leader delle opposizioni, sia Salvini che Berlusconi. Questo secondo me è sano, perché se ogni volta che un cittadino deve eleggere un amministratore locale deve sempre avere la paura che il suo voto possa determinare di nuovo elezioni politiche, secondo me questo non è sano per le elezioni. La cosa importante, quando i cittadini andranno a votare per le regionali e le comunali, è che i futuri amministratori dovranno spendere una parte di quei 200 miliardi di Recovery Fund, quindi attenzione a chi li mettiamo nelle mani".

Sulla mancata condivisione dei candidati alle elezioni regionali con altre forze di maggioranza, a partire dal Pd, il ministro degli Esteri ammette che “le regionali potevano essere organizzate molto meglio, perché andavano coordinate a livello nazionale tenendo poi conto delle esigenze dei territori. Invece ci siamo trovati negli ultimi giorni con il Pd che ci chiedeva di sostenere i loro candidati, non poteva funzionare. Cerchiamo di fare in modo che questo non avvenga per le comunali del 2021. Milano, Napoli, Roma, Torino e Bologna sono cinque capoluoghi importanti sui quali va coordinato, secondo me, un tavolo nazionale. Poi si ascoltano i territori, ovviamente, però se questo governo si appresta, nei prossimi due anni, a fare i progetti per il rilancio dell’Italia, a spendere i soldi della ricostruzione dopo la pandemia, è evidente che questi soldi dobbiamo fare in modo che anche a livello comunale vengano spesi bene”.

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