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Quali sono le Regioni a rischio lockdown

Nessuna delle Regioni in Italia è più considerabile a basso rischio per via dell’emergenza coronavirus. Questa nuova ondata di contagi, tuttavia, sta colpendo in particolar modo alcuni territori, in cui potrebbero essere introdotti dei lockdown locali per frenare la curva epidemiologica. Si parla di Campania, Basilicata, Piemonte e Sicilia, dove l’indice Rt è salito a livelli preoccupanti. Ma anche i 983 nuovi casi registrati in Lombardia nelle ultime 24 ore fanno scattare l’allerta.
A cura di Annalisa Girardi
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Con oltre 5.300 nuovi casi di coronavirus nelle ultime ventiquattro ore, la situazione epidemiologica nel nostro Paese diventa ogni giorno più preoccupante. Tutte le Regioni registrano ora un livello di rischio moderato (mentre solo una settimana fa la metà di queste era considerata a rischio basso), come segnala il report dell'Istituto superiore di sanità, anche se alcuni territori preoccupano più di altri. Il governo sta lavorando alle misure anti-contagio da inserire nel prossimo Dpcm. Norme che dovranno essere più severe di quelle attualmente in vigore, in modo da contenere la curva dei contagi. Si lavora però per evitare ad ogni costo un nuovo lockdown generalizzato, che avrebbe effetti economici gravissimi. Ma chiusure locali e lockdown circoscritti potrebbero essere inevitabili.

Le nuove misure anti-Covid sul tavolo

Dopo aver introdotto l'obbligo delle mascherine anche all'aperto, il governo pensa a nuove regole per limitare la diffusione dei contagi. Si potrebbe incentivare ulteriormente lo smart working, in modo da azzerare il rischio di contagio sui luoghi di lavoro e di ridurre anche l'affollamento sui mezzi pubblici. Si pensa poi ad abbassare il numero massimo consentito di partecipanti a feste e ricevimenti. E infine si andrebbe anche verso una chiusura anticipata di bar e ristoranti, ipotesi che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva smentito solo una settimana fa parlando dell'ultimo decreto approvato. La situazione epidemiologica attuale, però, potrebbe cambiare le cose.

Sul tavolo c'è anche la questione dei lockdown circoscritti per le aree più colpite dal virus. Si pensi ad esempio a Napoli, dove solamente negli ultimi due giorni sono stati registrati quasi 500 nuovi casi. Nel capoluogo campano si potrebbe pensare alla chiusura di determinati quartieri, dove è più alta la concentrazione dell'infezione, per evitare che questa si diffonda a macchia d'olio nel resto della città. Ma si potrebbe presto arrivare a misure ben più severe: nella Regioni ieri si sono infatti sfiorati gli 800 nuovi casi, un numero che preoccupa e che se continuasse a salire a questo ritmo determinerebbe un lockdown nell'intero territorio. Ipotesi che secondo il governatore Vincenzo De Luca sarebbe "una tragedia".

Quali sono le Regioni a rischio

La Campania è una delle Regioni dove il rischio è più elevato. Come anticipato, nel report dell'Iss (con la sola eccezione di Bolzano) nessuna delle Regioni italiane è più considerabile a basso rischio. E in particolare ci sono quattro territori dove l'indice Rt, che misura la contagiosità del virus, è sopra la soglia di 1,25. Un fattore che, insieme ad altri indicatori, porta al terzo e penultimo livello di rischio. Il quale segnala uno stato di allerta che farebbe già di per sé scattare lockdown locali. In questa situazione si trovano già appunto la Campania (Rt 1,31), la Basilicata (1,33), il Piemonte (1,33) e la Sicilia (1,34). Ma anche i numeri registrati in Lombardia (983 nuovi casi ieri), sono decisamente allarmanti.

Cosa ha detto il ministro Boccia sulla chiusura tra Regioni

"Le limitazioni di spostamento tra le Regioni non possono essere escluse, non si può escludere nulla in questo momento. Dobbiamo difendere il lavoro e la salute a tutti i costi. La mobilità tra le Regioni deve essere salvaguardata, ma la situazione dovrà essere monitorata giorno per giorno. Appena c'è  una spia che si accende bisogna intervenire", ha detto ieri il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Che poi ha rassicurato: "Non escludere interventi in caso di aumenti dei contagi non significa chiudere, ma essere pronti a ogni intervento. Evitiamo di generare preoccupazioni".

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