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Processo Mediaset – diritti tv, gli scenari: Berlusconi ora rischia davvero

Domani la Cassazione decide in via definitiva sul processo Mediaset – diritti tv: può confermare la condanna del Cavaliere, assolverlo, rinviare o chiedere un nuovo processo. E in ogni caso al Cavaliere resterà il “salvagente – Senato”. Forse…
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Con ogni probabilità, nella serata di martedì 30 luglio la Cassazione metterà la parola fine alla vicenda che vede imputato Silvio Berlusconi per frode fiscale nell'ambito dell'acquisto da parte di Mediaset dei diritti Tv tramite l'intermediazione del produttore Frank Agrama. Come ricorderete, il Cavaliere è stato condannato in appello a 4 anni di carcere ed a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, con i giudici che hanno riconosciuto la sua colpevolezza in merito ad una frode di 7,3 milioni di euro nell'ammortamento nella dichiarazione dei redditi Mediaset per il biennio 2002 – 2003 (mentre sono ormai prescritti presunti reati connessi ad una frode di 368 milioni di euro che risalirebbe al periodo 1994 – 1998). La linea difensiva dei legali del Cavaliere è nota: Berlusconi non era a conoscenza dei passaggi legati all'acquisizione di tali diritti, anche perché impegnato in incarichi di Governo e la somma contestata è una parte minima del carico fiscale che sostiene Mediaset ogni anno (nelle ultime settimane il Pdl ha poi diffuso un dossier in cui si ricostruisce la vicenda).

In realtà esiste anche la possibilità che la Corte opti per un nuovo rinvio: in questo caso però ci sarebbero ulteriori incongnite da considerare. La Cassazione potrebbe accogliere una eventuale richiesta di "rinvio breve" (che può essere avanzata da uno degli imputati), prendendosi almeno un mese di tempo per studiare meglio il caso e deliberare in ogni caso prima della prescrizione del processo (che secondo i calcoli della difesa di Berlusconi sarebbe intervenuta il 26 settembre). Oppure, come ricorda Biondani su L'Espresso: "In alternativa, la difesa di Berlusconi potrebbe rinunciare alla prescrizione e chiedere un rinvio lungo: il processo smetterebbe di essere a rischio e tornerebbe nei binari normali, per cui la sentenza finale slitterebbe di almeno sei mesi. In questo caso, però, a decidere non sarebbe più la sezione feriale, ma quella ordinaria, formata da altri cinque giudici, ancora sconosciuti e specializzati proprio nel settore delle frodi fiscali".

Se invece non ci dovesse essere alcun rinvio, la sentenza potrebbe arrivare in serata, o al più tardi nella mattinata successiva. La Cassazione potrebbe assolvere completamente Berlusconi, annullando la condanna e riabilitandolo completamente: una eventualità rara, in caso di "doppia conforme". Oppure potrebbe annullare la sola condanna di Appello e, come ricorda Ferrarella sul Corsera, ordinare un nuovo processo di Appello "indicandogli il punto da riconsiderare e da rimotivare meglio, e in questo caso il nuovo Appello e la successiva nuova Cassazione non è detto facciano in tempo a essere celebrati prima della prescrizione nel settembre 2014 dell'ultima imputazione relativa al 2003". I legali del Cavaliere possono contare anche su due proscioglimenti in procedimenti simili (Mediatrade a Roma e Milano), ma soprattutto sperano che la Suprema Corte accolga i rilievi sulla "congruità dell'intera operazione". Spiega ancora Ferrarella: "Applicato al caso concreto, la difesa vuole cioè rimarcare che il corrispettivo indicato nelle fatture era assolutamente «reale» nel senso che corrispondeva davvero al prezzo pagato da Mediaset ad Agrama per l'acquisto di quei diritti tv, e che le corrispondenti somme uscivano effettivamente dalle casse di Mediaset senza retrocessioni provate: insomma il valore poteva anche essere non congruo, ma il costo sarebbe stato davvero sostenuto da Mediaset, dunque effettivo e tale da non far configurare il reato".

Ovviamente resta in piedi l'ipotesi di una conferma della condanna. La Cassazione potrebbe cioè confermare la pena di 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici. In tal caso, Berlusconi potrebbe beneficiare dell'indulto per tre dei quattro anni e senza dubbio non sconterebbe in alcun modo la condanna restante in carcere, sia perché come ultrasettantenne avrebbe diritto ai domiciliari, sia perché potrebbe chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali. Certamente invece le cose sono più complicate per quanto concerne l'interdizione dai pubblici uffici. Tecnicamente infatti, al fine di ratificare la decadenza da senatore di Berlusconi, servirebbero un passaggio in Giunta per le immunità ed uno nell'Aula del Senato (e la questione si trasferirebbe sul piano politico). La maggioranza, insomma, potrebbe prolungare il mandato di Berlusconi prima che l'interdizione intervenga (nella prossima legislatura). Tuttavia non è affatto certo che si arrivi ad un tale decorso, dal momento che non ci sono casi accertati di interdetti per i quali l'Aula confermi il mandato pubblico. Insomma, ancora una volta ci troveremmo di fronte ad un vulnus politico – istituzionale. E, si badi bene, senza nemmeno considerare le implicazioni politiche dell'intera vicenda e l'incombere di altri due procedimenti che si avviano spediti alle fasi successive: il caso Unipol, per il quale Berlusconi ha un anno di carcere in primo grado, la vicenda Ruby, per la quale invece la condanna è di 7 anni con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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