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Polemiche su intervento Renzi al Senato, Andrea Marcucci: “Solito autolesionismo del Pd”

In un’intervista a Fanpage.it il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, cerca di spiegare come mai Matteo Renzi abbia deciso di rinunciare all’intervento al Senato durante l’informativa di Giuseppe Conte sul caso dei presunti fondi russi alla Lega. Marcucci definisce la vicenda come un “danno a tutta la comunità” e parla di “indole autolesionistica” del Pd.
A cura di Stefano Rizzuti
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Nella giornata in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, risponderà al Senato sul caso dei presunti fondi russi alla Lega, per il Partito Democratico a prendere la parola in Aula doveva essere l’ex segretario Matteo Renzi. Che ha però deciso di rinunciare dopo gli “attacchi” subiti da alcuni esponenti del suo stesso partito. Una vicenda che lascia perplesso anche il segretario Nicola Zingaretti: “Non capisco cosa sta succedendo”, afferma parlando di una “polemica insensata”. Ieri lo stesso Zingaretti aveva garantito al capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, completa autonomia nel decidere chi sarebbe intervenuto. Come confermato dallo stesso presidente dei senatori Pd che in un’intervista a Fanpage.it cerca di spiega cosa è avvenuto, sostenendo che quanto successo produce “un danno a tutto la comunità democratica”. Marcucci ricorda che ieri sono stati sollevati alcuni dubbi sull’opportunità di far intervenire Renzi, nonostante lo stesso Zingaretti non abbia mosso queste perplessità “nella telefonata che ho avuto con lui”. Marcucci parla di una “indole autolesionistica che ci spinge spesso a dividerci” e accusa il partito di voler spesso “spingere all'angolo alcuni esponenti della minoranza”.

Perché oggi in Aula non interverrà Renzi?

L'assemblea di gruppo, riunita ieri, aveva comunque accettato la mia proposta. Ritenevo e ritengo che la figura dell'ex presidente del Consiglio fosse oggettivamente la più titolata ad intervenire in Aula durante l'informativa del premier Conte. Matteo ha scelto di non alimentare alcun tipo di nuova polemica e ha alla fine deciso di non parlare, come avremmo voluto, a nome del gruppo Pd. Lo farà Dario Parrini che è il senatore che dall'inizio segue la vicenda torbida dei rapporti della Lega con la Russia.

Da cosa nascono le polemiche contro l’intervento di Renzi?

Ripeto: un ex presidente del Consiglio è oggettivamente il parlamentare più autorevole che abbiamo per esprimersi in un caso controverso come quello che oggi porta il premier Conte in Aula. Il fatto che non tutti la pensino così è non solo un peccato, ma persino un danno che si produce a tutta la comunità democratica.

Qual è il problema di metodo a cui fanno riferimento nel Pd?

Ho già spiegato ieri nella assemblea di gruppo le dinamiche che mi hanno spinto ad accettare la richiesta di intervento in Aula del senatore Renzi. Durante l'assemblea, come è noto e come hanno riportato le agenzie, tre autorevoli colleghi, hanno sollevato dubbi sulla strada che avevo scelto e sulle modalità di comunicazione adottate da Renzi. Dubbi peraltro che il segretario Zingaretti non mi ha mosso nella telefonata che ho avuto con lui. Il segretario, correttamente, mi aveva ribadito, la totale autonomia del gruppo nel prendere la propria decisione.

Chi aveva deciso e come che sarebbe stato Renzi a intervenire?

Sono il presidente del gruppo e ovviamente la responsabilità degli interventi in Aula è mia, previa consultazione dell'ufficio di presidenza. Avviene così in tutte le occasioni, ed è avvenuto così anche per la precedente informativa che ha reso Conte in Senato.

Chi si è opposto e in che modo ha espresso questa opposizione? Qualcuno della segreteria o dell’area di Zingaretti si è rivolto a lei?

Tre senatori della maggioranza hanno espresso legittimamente in una assemblea di gruppo le loro riserve, il senatore Renzi ha deciso con la sua scelta di non intervenire per non alimentare ulteriori polemiche. Dico solo una cosa: non si cerchi ancora una volta il Matteo sbagliato: il tema è che ancora oggi è il ministro dell'Interno a scappare dalle spiegazioni che deve dare su un caso che getta ombre inquietanti sul governo e sulla tenuta democratica del Paese. Vorrei che su questo fossimo tutti d'accordo, altrimenti davvero non so che tipo di opposizione possiamo fare.

Perché anche in questi casi, quando il Pd dovrebbe mostrarsi unito, si arriva allo scontro interno?

C'è una indole indubbiamente autolesionistica che ci spinge spesso a dividerci, anche quando dovremmo essere uniti a fare opposizione ad un governo di incapaci che sta facendo gravi danni al Paese, come si è visto con la vicenda della Tav che ci ha fatto perdere un anno e un sacco di soldi pubblici. Resto convinto che il Pd abbia bisogno di tutte le migliori energie ma vedo purtroppo una tendenza a spingere all'angolo alcuni esponenti della minoranza. Eppure il nuovo Pd si era proposto come unitario: alla fine mi sa Renzi era il più inclusivo di tutti. A suo personale danno, come si è visto.

Sbaglia Renzi a voler comunque dire con una diretta Facebook ciò che avrebbe riferito in Aula? Rischia di ampliare il conflitto in questa maniera?

Assolutamente no, ogni parlamentare del Partito Democratico, e tanto più un leader come Matteo, è per fortuna libero di esercitare il suo pensiero e la sua attività politica in tutte le modalità possibili. Anche qui: ci stupiamo delle dirette Facebook di Renzi ma restiamo timidi sugli esponenti della maggioranza che mandano in rete indecenti video su Bibbiano che strumentalizzano i bambini per prendere qualche voto in più. C'è qualcosa che non va.

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