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Pm vuole archiviare molestie Adunata Alpini, Non una di meno: “Non ci scusiamo, battaglia legale prosegue”

Dopo la richiesta di archiviazione da parte del pm per le molestie al raduno nazionale degli Alpini a Rimini l’Associazione Nazionale Alpini pretende le scuse. Non una di meno Rimini a Fanpage.it: “Nessuno deve chiedere scusa, ma gli Alpini devono fare un’autocritica e domandarsi se non ci sia qualcosa da cambiare all’interno della loro organizzazione o nella loro mentalità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La notizia della richiesta di archiviazione, avanzata dalla Procura di Rimini, per l'unica denuncia di molestia sessuale che è stata formalizzata dai carabinieri dopo l'Adunata nazionale degli Alpini che si è svolta nella città romagnola dal 5 all'8 maggio scorsi, non cancella con un colpo di spugna le decine e decine di segnalazioni ricevute dall'associazione Non una di meno, che ha ricevuto 170 testimonianze, con oltre 500 episodi di molestie. L'azione dell'associazione non si ferma davanti alla richiesta del pm, e tutto il materiale raccolto con l'aiuto di una avvocata, e che dovrà essere depositato in Procura nei prossimi giorni, servirà a ricostruire quello che è realmente successo alla 93esima Adunata Nazionale degli Alpini. Fanpage.it aveva anche documentato le violenze che si sono verificate alla festa con un video girato da Saverio Tommasi.

Sulla richiesta di archiviazione – che nasce dall'impossibilità di identificare gli autori delle molestie per mancanza di elementi sufficienti – dovrà adesso esprimersi il Gip.

"La richiesta di archiviazione si riferisce a una denuncia che non è tra quelle passate da noi, attraverso l'avvocata che ci ha offerto il patrocinio gratuito – ci spiega Paola, attivista di Non una di meno RiminiSicuramente una delle motivazioni per cui vengono archiviate queste denunce è che o arrivano con un po' di giorni di ritardo rispetto agli episodi, oppure non possono essere circostanziate con orario preciso e luogo. Non essendoci stati in quei giorni dei presidi delle forze dell'ordine, in assenza dei filmati delle telecamere, perché quelle dei negozi vengono conservate per un periodo limitato di tempo, e senza testimoni sufficienti per portare avanti le denunce, la situazione si complica", ha detto a Fanpage.it.

"Quello che noi abbiamo cercato di fare è stato di chiedere alle ragazze coinvolte di provare a ricordare gli orari e i luoghi. Vorrei precisare che questa non è l'unica denuncia presentata, è l'unica che è stato possibile formalizzare. Da quello che sappiamo alcune ragazze si sono presentate dalle forze dell'ordine, ma i fatti sono stati sottovalutati oppure non è stato possibile fornire tutti gli elementi necessari, e quindi la denuncia risultava troppo vaga. Magari perché non era stata fatta in modo tempestivo".

"Ma tutto questo non fa altro che aggravare i fatti, perché in questo modo le donne si sentono ancora più sole e ancora meno sostenute nel denunciare le molestie subite. Anche i commenti che abbiamo letto nei due mesi successivi al raduno scoraggiano le vittime. Ci sono donne che scrivono che dobbiamo saperci difendere da sole, oppure altri commenti colpevolizzano le ragazze per come si vestono. Nei prossimi giorni comunque consegneremo delle memorie che abbiamo raccolto grazie alla nostra avvocata. La difficoltà è proprio fare in modo che queste persone si sentano credute. Abbiamo offerto supporto a tutte le 170 persone che ci hanno contattato. Molte di loro non se la sono sentita di rivolgersi alle forze dell'ordine. Perché spesso i carabinieri tendono a sminuire, o fanno passare il messaggio che una denuncia di questo tipo è una perdita di tempo".

Associazione Nazionale Alpini pretende le scuse

Da parte dell'Ana, l'Associazione Nazionale Alpini, è pervenuta anche una richiesta di scuse: "Con grande amarezza dico che invece di generalizzare su un'intera associazione che ha dimostrato in tutti questi anni i suoi valori e i suoi ideali bisognerebbe essere più cauti. Invece, purtroppo, si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa", ha detto il presidente Sebastiano Favero.

Dello stesso tenore le parole dell'assessora regionale del Veneto, ed esponente di Fratelli d'Itali, Elena Donazzan: "Questa archiviazione scrive la parole fine su questa ignobile vicenda: è rimasto però il fango, che pesa sui cuori dei nostri Alpini e delle loro famiglie. Io mi auguro e mi aspetto che tutte coloro che si sono lavate la bocca ed in maniera improvvida e colpevole hanno lanciato accuse o insinuato dubbi sugli Alpini ora chiedano scusa".

"Noi il box per le molestie lo abbiamo messo a disposizione anche per il weekend della Notte Rosa in Riviera, e non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione di molestie in questo caso – ha replicato Paola di Non una di meno Rimini a Fanpage.it – ci sono state risse, un'aggressione omofoba, ma non si sono verificate le scene che si sono state alla 93esima Adunata Nazionale degli Alpini. Nonostante ci fossero anche diversi addii al celibato e persone che avevano alzato il gomito. Era però un evento molto più controllato, non era lasciato allo sbando come invece è stato per il raduno di maggio a Rimini".

"Nessuno deve chiedere scusa, ma gli Alpini devono fare un'autocritica e domandarsi se non ci sia qualcosa da cambiare all'interno della loro organizzazione o nella loro mentalità. Non vogliamo delle scuse, non vogliamo niente, ma non abbiamo nulla di cui scusarci. Vogliamo cambiare il mondo, è diverso", ha aggiunto.

"Abbiamo anche chiesto spiegazioni al sindaco, sul perché abbia lasciato un'intera città di 150mila abitanti in balia di 400mila uomini. Ma non ci ha mai risposto, sebbene la stessa vice sindaca avesse denunciato di aver subito molestie. Non ce l'abbiamo con delle categorie in particolare, pur essendo antimilitariste. Siamo sicure che fra gli Alpini ci siano moltissime di persone perbene".

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