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Elezioni politiche 2022

Perché Pd, Terzo Polo e Cinque Stelle hanno scelto la guerra civile, anziché combattere la destra

Anziché allearsi per contendere la vittoria alla destra di Meloni, Salvini e Berlusconi, il Terzo Polo, il Pd e Cinque Stelle hanno deciso di non allearsi e attaccarsi l’un l’altro. Proviamo a capire i motivi.
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Calenda e Renzi che attaccano il Pd, Letta che attacca Renzi e Calenda, Giuseppe Conte che attacca tutti, e da tutti viene attaccato. E nessuno, o quasi, che si ricorda che dall’altra parte ci sono Meloni, Salvini e Berlusconi che veleggiano indisturbati verso una vittoria schiacciante.

La banalizziamo, sia chiaro, ma dovessimo spiegare a un marziano come sta andando la campagna elettorale sarebbe una sintesi efficace e soprattutto veritiera. In primo luogo, per la decisione dei tre pezzi della “non destra” (copyright di Corrado Guzzanti, 1996) di non allearsi tra loro, nonostante una legge elettorale che nei fatti impone loro di farlo, dopo aver governato assieme per un anno e mezzo. Dopo aver vinto assieme le ultime amministrative. E con sondaggi alla mano che non mancano di ricordare che assieme rivincerebbero pure le politiche. Che invece, divisi, straperderanno.

Se credete che siamo di fronte all’inconsapevole follia autolesionista di chi davvero crede, a dispetto di ogni sondaggio e ogni proiezione, che sia meglio colpire divisi che combattere uniti. O che davvero il problema sia l’imperdonabile rovesciamento del governo Draghi, temiamo siate fuori strada. Anche perché, tanto per dire, il Pd è alleato con chi il governo Draghi non l’ha mai sostenuto, come la lista rosso verde guidata da Fratoianni e Bonelli. E a destra c’è un’alleanza che veleggia (apparentemente) serena tra partiti che hanno passato l’intera legislatura all’opposizione o a governare con chiunque tranne che tra di loro.

Più logico pensare che di fronte alle liti tra Terzo Polo, Pd e Cinque Stelle ci sia proprio il deliberato tentativo di distruggersi l’un l’altro. Più precisamente, che Calenda e Renzi da un lato e Conte dall’altro mirino a distruggere il Partito Democratico così in Francia Macron e Melenchon hanno ridotto a zero il consenso del Partito Socialista. E che il Pd cerchi di resistere radicalizzando lo scontro con Giorgia Meloni, nel tentativo di svuotare il consenso di Terzo Polo e Cinque Stelle in nome del voto utile, soprattutto nei collegi uninominali.

Lo diciamo senza timore di smentita: se queste sono le premesse delle ultime tre settimane di campagna elettorale, da qui al 25 settembre sarà uno stilicidio. In cui la destra potrà tranquillamente dettare l’agenda, mentre Italia Viva sarà impegnata a trovare dichiarazioni “imbarazzanti” nel passato social dei giovani candidati del Pd, mentre Enrico Letta passerà il tempo ad attaccare contraccambiato Renzi, Calenda e Conte, mentre l’efficacia del Reddito di Cittadinanza continuerà a essere argomento del contendere tra loro molto più dei blocchi navali o dei cimiteri dei feti.

Il risultato lo conosciamo già, e lo stiamo già vedendo in questi giorni: la “non destra” che non recupera nessun astenuto, e la destra che non perde un voto, in attesa di guadagnarne un sacco quando mezza Italia, come suo solito, accorrerà in soccorso del vincitore. Per quel giorno, almeno, non fate finta di essere sorpresi, cari tutti che oggi vi azzuffate per essere i primi tra gli sconfitti. L’avete voluto voi, del resto.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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