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Per Confindustria, se “l’Europa non fa l’Europa” lo scostamento di bilancio è quasi inevitabile

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dice che i soldi per affrontare la crisi energetica dovrebbero venire da una spending review o da un fondo solidale dell’Unione europea. Se questo non succederà a breve, però, lo scostamento di bilancio potrebbe essere inevitabile.
A cura di Luca Pons
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Per mettere in sicurezza l'economia e il lavoro servono, per il 2023, "40-50 miliardi di euro". È la stima di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, intervistato da La Stampa. Si potrebbero trovare "nei mille e oltre miliardi di spesa pubblica", dove "riconfigurare il 4-5% del totale si può e si deve fare". Bonomi si chiede "perché non si parla più di spending review?".

Se non si riuscisse a tagliare parte della spesa pubblica per trovare questi soldi, lo scostamento di bilancio,"finalizzato solo al contenimento dell'emergenza energia, diventerebbe inevitabile per sopravvivere", secondo Bonomi. Si tratta di una proposta, quella di fare più debito, condivisa anche dalla Lega e dal Movimento 5 stelle. Proprio per questo la Lega di Matteo Salvini ha risposto in una nota: "Da mesi la Lega chiede 30 miliardi per bloccare gli aumenti delle bollette e salvare negozi e fabbriche, gli altri zitti. Adesso Confindustria ne chiede 50 di miliardi, anche a debito, perché sennò le aziende chiudono. Meglio tardi che mai…".

Per Bonomi si è arrivati a parlare di scostamento, da una parte, a causa di "decenni di errori che nessuno ammette, scelte scellerate sulla dipendenza dal gas russo e sulla infrastrutture", e dall'altra perché nell'Unione europea manca un sistema di supporto reciproco: "Mi inquieta quello che sta succedendo: le vie nazionali e la mancanza di solidarietà minano il senso stesso di Europa. È quello in cui spera Putin". Il riferimento è, tra gli altri, al caso della Germania, che ha stanziato 200 miliardi di euro per affrontare la crisi energetica nel Paese.

La soluzione ideale sarebbe stabilire una soluzione a livello europeo: "Il tetto al prezzo del gas e un Next Generation Eu per l'energia, come si è deciso per il Covid. Senza, l'Italia sarà a un bivio: salvare industria e famiglie per salvare il Paese oppure finire in una profonda crisi sociale. Un sistema di imprese trasformatrici come il nostro, senza nucleare e carbone, deve essere difeso" ma, conclude Bonomi, "per veti nazionali, l'Europa solidale dell'energia non è ancora nata".

Per questo, se il nuovo governo a guida Giorgia Meloni dovesse annunciare uno scostamento di bilancio, per limitare le ricadute finanziare l'esecutivo, l'opinione del presidente di Confindustria è che "dovrebbe presentare in Europa e ai mercati la decisione dicendo “non siamo noi che vogliamo fare debito, è l’Europa che non fa l’Europa, perché se ogni membro fa a modo suo si rompe il mercato unico. Non si può condividere tutti la scelta politica delle sanzioni alla Russia, ma poi non condividere i loro effetti".

Proprio dall'Europa è arrivata la risposta di Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea e commissaria per la Concorreza, nel corso di una conferenza stampa a Praga: "Qualsiasi eccezione che facciamo in nome della crisi deve essere ben giustificata, e contenuta negli accordi di flessibilità previsti dalle nostre regole di concorrenza", ha detto. "I mercati competitivi non sono un lusso di cui godere nelle tranquille giornate di sole: sono una necessità", ha continuato "tanto più quando il tempo si fa tempestoso. Proteggere la concorrenza è una questione di equità".

Circa una settimana fa, alcune dichiarazioni di Bonomi sulla formazione del nuovo governo erano state interpretate come la richiesta di inserire dei ministri ‘tecnici' nel prossimo esecutivo. Ora invece il presidente di Confindustria chiarisce, affermando che "servono persone competenti, il che non esclude affatto i politici. Tecnici o politici vanno bene, purché sappiano cosa fare".

Mentre si attendono soluzioni europee o nazionali, Confindustria torna a proporre una soluzione per "rilanciare il confronto sull’economia" anche con i sindacati, "a condizione che tutti abbiano lo spirito giusto, la consapevolezza che per raggiungere un accordo occorre lasciare qualcosa sul tavolo". La proposta di un ‘grande patto per l'Italia‘ è stata lanciata diverse volte negli ultimi anni e di nuovo nel settembre 2021, ma se per Confindustria "è essenziale sedersi attorni a un tavolo" insieme a tutte le parti sociali, inclusi i sindacati, c'è invece "chi si è chiamato fuori". Il riferimento è a Cgil, che è stata fredda verso la proposta. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, un anno fa aveva dichiarato: "Io sono molto pratico. Non so cosa voglia dire la parola ‘patto'".

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