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Il presidente di Confindustria ha detto che la flat tax non si può fare perché costa troppo

Nel primo intervento dopo le elezioni, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha affermato che l’Italia “non si può permettere” una flat tax in questo momento. Parole che colpiscono soprattutto la Lega, promotrice della proposta più radicale di aliquota fissa.
A cura di Luca Pons
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Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha parlato ieri all'assemblea degli industriali di Varese e si è espresso contro una delle proposte centrali nel programma elettorale del centrodestra: la flat tax. "Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax", ha affermato. Confindustria, ha chiarito, "non tifa né per una parte e nemmeno per l'altra" nel dibattito politico, semplicemente esorta a formare il prossimo governo "nei tempi più rapidi possibile, con ministri autorevoli, competenti e inappuntabili".

Le due frasi sono state interpretate come un avvicinamento alla linea di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, rispetto a quella del segretario della Lega Matteo Salvini. Il commento sui ministri "autorevoli, competenti e inappuntabili" arriva in un momento in cui i giornali riportano il dibattito, che starebbe avvenendo tra i partiti del centrodestra, riguardo alla possibilità di inserire dei ‘tecnici' nel nuovo governo. Questa sarebbe l'intenzione di Meloni, secondo le ricostruzioni giornalistiche, mentre Antonio Tajani di Forza Italia ha ribadito che il prossimo dovrà essere un "governo politico".

Per quanto riguarda la flat tax, invece, Bonomi chiarisce che Confindustria non vuole "negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali", ma oggi ci sono due questioni emergenziali che "non possono ammettere follie": si tratta di energia e finanza pubblica. "Sono in gioco migliaia di posti di lavoro, persone e famiglie", dice Bonomi. Su queste due questioni serve una "ampia convergenza" per salvare "il sistema industriale italiano dalla crisi energetica". Tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i "veri poveri", vanno concentrate su queste tematiche.

Nel programma elettorale congiunto di tutto il centrodestra, la proposta di flat tax è piuttosto limitata, e coincide con quella fatta da Fratelli d'Italia. Lo ricorda Giovanbattista Fazzolari, senatore di FdI e responsabile del programma: "Noi prevediamo, così come faremo, una flat tax sul reddito incrementale e di portare a 100 mila la flat tax per gli autonomi dalle attuali 65 mila. Questo è quello che c'è scritto nel programma, non c'è scritto di più e sicuramente con la prima legge di bilancio non ci sarà di più". Anche Massimiliano De Toma, deputato uscente che ha curato i rapporti di FdI con il mondo dell'energia, ribadisce che "con Confindustria c'è piena sintonia, è nell'interesse del Paese trovare subito risorse per le imprese e aumentare la produzione di gas".

La Lega, invece, sulla flat tax ha inserito nel proprio programma una proposta radicale – una aliquota unica al 15% per tutti i contribuenti – e reagisce in modo più piccato alle parole di Bonomi. Claudio Borghi, senatore leghista, risponde che ancor prima della nascita del prossimo governo già "arrivano gli inviti a non fare quello per cui i cittadini ci hanno votato". Alberto Bagnai, anche lui senatore e responsabile economico della Lega, concorda: "Gli italiani meritano un fisco più semplice ed equo, ed è questo che ci chiedono imprenditori, artigiani e commercianti nelle tante occasioni di incontro che quotidianamente abbiamo nei vari territori. La flat tax va in questa direzione. La loro voce non rimarrà inascoltata”.

Il Partito democratico, con il suo coordinatore dei sindaci, Matteo Ricci, esulta: "È una buona notizia che il presidente di Confindustria abbia bocciato l'idea di una flat tax. Una buona notizia perché sarebbe stata ingiusta e avrebbe aumentato le disuguaglianze". E sulla stessa linea si pone il leader di un altro partito di opposizione, Giuseppe Conte del Movimento 5 stelle: "Da Londra arriva una lezione chiara: il governo inglese ha dovuto fare retromarcia sul taglio delle tasse alle fasce di popolazione più ricche per non danneggiare la sterlina e mettere inutilmente il debito sotto pressione", scrive Conte, riferendosi a una misura fiscale del governo britannico di Liz Truss. La promessa della flat tax, secondo il presidente M5s, era stata "spazzata via già il 25 settembre".

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