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Pd e M5s distanti sull’aumento della spesa militare: quali sono le posizioni dei partiti

Giuseppe Conte tira dritto sull’aumento delle spese militari: il M5s voterà contro, anche a costo di dover andare contro tutte le altre forze politiche. E così i giallorossi appaiono sempre più distanti sul tema della Difesa.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono in corso in questo momento (e si concluderanno domani) le votazioni per confermare Giuseppe Conte nel ruolo di presidente del Movimento Cinque Stelle, dopo i guai legali sul nuovo statuto che avevano di fatto annullato la sua elezione alla leadership. In un messaggio lanciato alla vigilia del voto Conte ha detto di essere pronto a "rialzare la testa e imporre un cambiamento all'interno del Paese", dopo mesi di compromessi necessari per sostenere il governo nell'emergenza. E ha deciso di ripartire sulla questione calda del momento, quella dell'aumento delle spese militari.

"Se mi accorderete di nuovo una fiducia piena, sarò il presidente di un Movimento che dice no all'aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato, soprattutto in un momento del genere", ha detto Conte, ribadendo quanto già sostenuto in settimana, quando aveva annunciato il voto contrario del Movimento all'aumento della spesa per la Difesa. La questione aveva creato non poca turbolenza in maggioranza: dopo che un ordine del giorno targato Lega, che impegnava il governo a stanziare fino al 2% del Pil in Difesa, era stato approvato a larga maggioranza alla Camera, il Carroccio aveva deciso di non ripresentarlo in Senato. E Conte aveva appunto annunciato che, in caso, il Movimento avrebbe votato contro. Fratelli d'Italia, da parte sua, aveva deciso di presentare un nuovo ordine del giorno per aumentare le spese militari al 2%, sperando forse di minare ulteriormente gli equilibri all'interno della maggioranza.

Il fronte giallorosso è infatti spaccato sul tema. Mentre i pentastellati prendono posizione contro l'aumento delle spese militari, il Partito democratico si schiera con Mario Draghi, che insiste sulla necessità di arrivare al 2% del Pil per la Difesa. Si tratta di un impegno, ha sottolineato più volte il presidente del Consiglio, preso con gli alleati della Nato e in seno all'Unione europea. Lo stesso M5s, in realtà, potrebbe spaccarsi sul tema, con il fronte di Luigi Di Maio che non vuole andare contro Draghi.

Per il momento si cerca di evitare un confronto diretto sulla questione, anche se ovviamente quando si arriverà alla discussione in Aula del decreto Ucraina tutte le distanze dovranno essere affrontate. Ricapitoliamo le posizioni dei partiti: da un lato c'è il Partito democratico che, a parte qualche eccezione interna, è a favore dell'aumento degli stanziamenti militari; dall'altro il M5s che, almeno per quanto dichiara il leader Conte, è contrario. E anche il centrodestra non appare tanto più unito, con FdI che chiede di rispettare gli impegni presi alla Camera anche in Senato e la Lega che invece frena.

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