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Paragone: “Lo scontro tra Grillo e Conte? Il problema è che il Paese non ha più bisogno del M5s”

Giuseppe Conte e Beppe Grillo “stanno facendo uno scontro per la leadership di un movimento che perde progressivamente consenso”. Così Gianluigi Paragone, ex senatore del M5s adesso passato al Gruppo misto, commenta a Fanpage.it le tensioni interne ai Cinque stelle. Su un suo possibile ritorno nel M5s nel caso in cui Conte dovesse perdere la “partita” contro Grillo, il fondatore di Italexit afferma: “Il problema vero è che il Paese non ha più bisogno dell’offerta politica del Movimento 5 stelle, perché il M5s ha avuto paura di rappresentare una forza anti sistema”.
A cura di Francesco Loiacono
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"Il Paese non ha più bisogno dell'offerta politica del Movimento 5 stelle". Così Gianluigi Paragone, ex senatore del M5s adesso passato al Gruppo misto, commenta a Fanpage.it il durissimo "scontro" in atto in questi giorni tra l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Beppe Grillo. A margine di un'intervista sulla sua candidatura a sindaco di Milano, il fondatore di Italexit ha parlato delle tensioni interne al MoVimento, che sta affrontando sia una crisi esterna legata ai consensi, sia una crisi interna legata alla leadership ma anche alla struttura stessa della creatura politica fondata dallo stesso Grillo e da Gianroberto Casaleggio.

Senatore Paragone, da ex Cinque stelle cacciato dal Movimento e in aperta polemica con ciò che è diventato: cosa ne pensa di quello che sta avvenendo, con lo "scontro" tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo?

Stanno facendo uno scontro per la leadership di un movimento che perde progressivamente consenso. È un po' come fare la guardia a un bidone che si sta svuotando. Contenti loro di scannarsi per un qualcosa che resta junior partner del Partito democratico.

Se Conte dovesse perdere la sua "partita" con Grillo lei sarebbe pronto a tornare nel MoVimento 5 stelle?

Il problema non sono io o il Movimento. Il problema vero è che il Paese non ha più bisogno dell'offerta politica del Movimento 5 stelle, perché il M5s ha avuto paura di rappresentare una forza anti sistema. Se la sono fatta sotto, hanno mollato su ogni cosa su cui bastava un pochino di rigore etico e morale in termini politici. Non sono io che incontravo Castellucci quando ero capo del Mise (il riferimento è a un incontro tra l'ex ministro dello Sviluppo economico Patuanelli e l'ex amministratore delegato di Atlantia, ndr), non sono io che a Benetton ha regalato ulteriori vantaggi e sta regalando ancora vantaggi e posizioni al mondo finanziario, non sono io che tiene un condannato in primo grado per avere falsificato i bilanci alla guida di Leonardo (Alessandro Profumo, ndr). Quindi insomma il MoviMento 5 stelle ha sbracato completamente.

Anche a Milano il Movimento 5 stelle ha perso pezzi: nello specifico due consiglieri comunali su tre hanno lasciato il M5s. Lei è pronto a raccogliere il voto dei delusi milanesi dal M5s?

Questo presuppone l'idea che l'elettorato del M5s abbia bisogno di una guida. L'elettorato 5s era spinto dalla voglia di cambiare le cose, di rompere i cartelli, di rompere un sistema, di cercare uno spazio dentro un mondo che era e purtroppo resta assolutamente ingessato. Il problema è riuscire ad agganciare lo stesso linguaggio. Io non è che voglia propormi come guida: se ci agganceremo nella visione comune e se il M5s  avrà come suo corpo elettorale voglia di nuove sfide troverà in me una persona molto più coerente di quelli che lo rappresentano a Milano, Buffagni in testa.

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