Oscar Camps sul caso Open Arms: “Salvini resta impunito, da oggi gli abusi aumenteranno”

Matteo Salvini è stato assolto in via definitiva per i fatti legati al caso Open Arms, quando nel 2019 da ministro dell'Interno permise che 147 persone restassero bloccate in mare su una nave Ong per 19 giorni senza autorizzazione allo sbarco. Il fondatore di Open Arms, il catalano Òscar Camps, ha parlato a Fanpage.it poco dopo la decisione della Corte di Cassazione, che rispettando le richieste avanzate dal Procuratore generale ha confermato la sentenza di primo grado, e ha respinto il ricorso della Procura di Palermo.
Camps, immediatamente dopo la diffusione della sentenza, aveva criticato con durezza il verdetto: "Non è una decisione tecnica, è una decisione politica", aveva commentato. "Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità", aveva poi aggiunto, per concludere: "Noi continueremo in mare, loro continueranno nei palazzi: la Storia giudicherà chi sta dal lato giusto". Parlando a Fanpage, il 62enne ha chiarito le sue parole – e anche che effetto avrà, secondo lui, l'assoluzione definitiva (almeno sul piano giudiziario) del principale rappresentante della stagione dei ‘porti chiusi'.
L’assoluzione di Salvini conclude il caso giudiziario Open Arms. Le accuse di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio erano cadute in primo grado, e oggi la Cassazione ha confermato la decisione. La sentenza significa che la politica dei porti chiusi era legittima, e che il ministro "faceva solo il suo lavoro", come ha detto anche Giorgia Meloni subito dopo aver ricevuto la notizia?
No. Non conferma che fosse legittima. Conferma che è rimasta impunita. Chiudere i porti a persone soccorse in mare non è ‘fare il proprio lavoro’. È usare la sofferenza umana come strumento politico. Che oggi non abbia conseguenze penali non la rende né legale né giusta. La politica dei porti chiusi ha violato il diritto del mare e i diritti umani. Questo non cambia.
A caldo, subito dopo la decisione della Cassazione, ha detto che la sentenza è una decisione "politica" e non "tecnica". Perché?
Perché evita di giudicare i fatti. La Corte sceglie di non pronunciarsi sulla legittimità del trattenere persone soccorse in mare. Non è una questione tecnica: è una rinuncia a porre limiti al potere. Quando la giustizia sceglie di non vedere, sta scegliendo da che parte stare.
La sentenza crea un "precedente" che "autorizza altri governi a chiudere i porti", ha dichiarato. Pensa che fosse questa l’intenzione della Corte di Cassazione?
Non so quale fosse l’intenzione, ma l’effetto è questo.
Cosa ci aspetta ora? Visto che sul piano giudiziario la questione è chiusa, si riaprirà con ancora più forza sul piano politico?
Da oggi qualsiasi governo saprà che può chiudere i porti senza rispondere delle proprie decisioni. Questo non è diritto: è un segnale politico. Il futuro che apre questa sentenza è fatto di più arbitrarietà e meno protezione per le persone in mare. Quando l’abuso viene normalizzato, si ripete.