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Open Arms, processo a Salvini. Spunta video inedito di un sommergibile. Il ministro: “Sconcertato”

Salvini a Palermo per l’udienza del processo Open Arms. Spunta a sorpresa un nuovo video che secondo l’avvocata Bongiorno, legale di Salvini, potrebbe gettare nuova luce sulla vicenda.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini è a Palermo per l'udienza di Open Arms, che si svolge nell'aula Bunker dell'Ucciardone. Salvini, che è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere bloccato 147 migranti sulla nave dell'Ong spagnola nell'agosto di tre anni, fa quando era a capo del Viminale, è accompagnato dall'avvocato Giulia Bongiorno. In Aula anche gli ex ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.

Oggi è spuntato a sorpresa un video realizzato il primo agosto del 2019 da un sommergibile della Marina Militare, il ‘Venuti', relativo alle operazioni di salvataggio della nave umanitaria. Il video in questione è stato acquisito, su richiesta della difesa del leader della Lega dal Tribunale presieduto da Roberto Murgia.

I giudici hanno acquisito al fascicolo del dibattimento il materiale audio, fotografico e video inerenti alle operazioni della nave Open Arms il primo agosto di tre anni fa, il primo delle operazioni di salvataggio di migranti in mare. Nel fascicolo ci sono anche dei file di conversazioni che coinvolgono l'equipaggio della Open Arms. "Erano a disposizione della Procura ma la difesa non ne sapeva nulla – ha detto Giulia Bongiorno – erano atti messi a disposizioni delle parti dagli inquirenti e facevano parte del fascicolo del pm ma a noi no". La difesa di Salvini ha anche rilevato che la documentazione era stata trasmessa per conoscenza a diverse procure siciliane tra cui Agrigento e Palermo.

Secondo Bongiorno si tratterebbe di documenti fondamentali, che accenderebbero una nuova luce sulla vicenda e sulla condotta della Open Arms, visto che potrebbe risultare la presenza di scafisti.

"Al ministro Salvini viene contestato di non avere dato il Pos (un porto sicuro ndr) mentre la difesa dice che è stato fatto il legittimo divieto di transito. Finora si è detto che quelle anomalie non c'erano, invece questa documentazione fa emergere quelle anomalie". Il Presidente Roberto Murgia ha ammesso la produzione della documentazione richiesta, disponendo anche la deposizione come testi anche del capitano di corvetta Stefano Oliva, comandante del ‘Venuti', e del capitano Andrea Pellegrino che sulla vicenda produsse una relazione di servizio.

Neppure il Senato aveva visionato questo materiale, quando fu chiamato a esprimersi sull'eventuale processo a carico del leader della Lega. L'attuale vicepremier e ministro si è detto "sconcertato"".

La vicenda del sottomarino italiano era già emersa nella precedente udienza del processo, grazie alle dichiarazioni del dirigente del Viminale Fabrizio Mancini, che aveva appunto confermato la presenza del ‘Venuti'. Il sommergibile aveva dunque ripreso, fotografato e registrato la nave di Open Arms e il barcone carico di 50 migranti. Esiste dunque un'informativa, che testimonia come ad agosto 2019 ci fossero sospetti sull'attività della Ong. Una circostanza di cui non era a conoscenza neppure il Tar, che aveva deciso di bocciare il provvedimento dell'allora ministro dell'Interno Salvini. In quel caso il tribunale amministrativo aveva ritenuto che non ci fossero ombre sulla condotta della Ong.

Cosa è emerso dall'informativa

Dal materiale raccolto dal sottomarino emerge che c'erano due persone, di cui una ‘probabilmente a bordo' della Open Arms, che parlavano in spagnolo e che verosimilmente si trovavano a poca distanza l'una dall'altra. Fatto sta, si legge nell'informativa, che dopo questo dialogo la Open Arms aveva cambiato rotta senza motivo apparente, avvicinandosi al punto esatto dove era presente un barchino con dei migranti. Secondo l'avvocato Giulia Bongiorno, il materiale potrebbe provare la presenza di scafisti e di comunicazioni rilevanti con la Ong.

Il materiale – riferiscono le fonti vicine a Salvini – è rimasto chiuso in qualche cassetto nonostante fosse stato segnalato (come è risultato da successivi approfondimenti) alle procure di Catania, Siracusa, Ragusa, Messina, Palermo, Agrigento, Sciacca e Roma. Eppure né il Tar, né la difesa né il Parlamento – che poi decise di mandare a processo Salvini – né il Gup hanno potuto visionare e conoscere una documentazione così importante "che può riscrivere la storia di un processo dove l'allora ministro dell'Interno rischia fino a 15 anni di carcere".

Trenta: "Divieto di ingresso per la nave fu una decisione di Salvini"

Il divieto di ingresso della nave Open Arms nelle acque italiane nell'agosto del 2019 "fu una decisione dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, perché era una sua competenza". Lo ha detto l'ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che sta deponendo al processo Opem Arms che si tiene nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. "Il mio non era un ruolo decisionale – ha osservato Trenta rispondendo alle domande dell'accusa –. Il mio ruolo era solo quello di verificare che non si trattasse di una nave militare".

Dopo l'annullamento del decreto di divieto di ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane, "io mi rifiutai di firmare il secondo decreto, analogo"

"Mi rifiutai – ha aggiunto Trenta – perché ritenni che valesse ancor di più la decisione del Tar visto che erano passati altri giorni e che comunque era una reiterazione di un provvedimento annullato senza sostanziali novità, anzi in presenza di una situazione peggiorata". 

"Quando si verificò il caso della nave Diciotti, intervenni parlando con i ministri del mio partito e compresi che il governo era d'accordo a operare così. Poi le cose sono cambiate però perché era cambiato il modo di fare", ha aggiunto l'ex ministra. Parlando della differenza tra la vicenda della nave Open Arms con il caso della nave della Guardia costiera Diciotti, a cui fu impedito l'ingresso al porto di Catania, Trenta ha ribadito che in quel caso tutto il governo era compatto. Mentre nel caso Open Arms "fu Salvini a firmare il decreto". 

Riguardo alla documentazione raccolta dal sommergibile ‘Venuti' della Marina Militare e alla sua attività di intelligence, Trenta ha detto di non sapere nulla: "Non ero al corrente dell'attività del sommergibile Venuti in quei giorni. Ripeto quanto detto; la controfirma del ministro della Difesa serviva ad escludere che i divieti riguardassero navi militari italiane".

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