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“Non sono omofobo e sono il meno nostalgico del mio partito”: la difesa di La Russa

La Russa si difende dopo la polemica per le sue dichiarazioni alla trasmissione Belve. “Non sono omofobo, difendo le donne e nel mio partito sanno che sono sempre stato il meno nostalgico – dice il presidente del Senato – Ora che non ho più il busto del Duce a cosa vi appiglierete?”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Non è omofobo, non è nostalgico, non discrimina le donne. Ignazio La Russa si difende dalle colonne del Corriere della Sera, giornale scelto per rilasciare un'intervista riparatrice il giorno dopo le polemiche sulle parole pronunciate alla trasmissione Belve, andata in onda ieri sera su Rai 2. Le anticipazioni diffuse ieri – in cui il presidente del Senato parlava di un figlio omosessuale come di un "dispiacere" perché sarebbe stato "diverso" da lui come fosse del Milan – hanno fatto arrabbiare parte dell'opinione pubblica e le opposizioni al governo Meloni. Tanto che Carlo Calenda l'ha chiamato "fascio" in un tweet, mentre il dem Alessandro Zan – che ha legato il suo nome al disegno di legge contro l'omotransfobia – ha attaccato duramente La Russa in un'intervista a Fanpage.it.

Il presidente del Senato parla di lettura sbagliata del contesto dell'intervista: "Ho solo risposto alle domande, se vai in un programma così rispondi secondo lo spirito della trasmissione. Non puoi fare l’istituzionale. O, peggio, l’ipocrita". E sulla frase sui figli gay rettifica: "Avrei dovuto dire: non ce l’ho, non lo so. Dovendo ipotizzare che sentimenti avrei avuto in quella situazione ho detto che da eterosessuale avrei provato un leggero dispiacere se non fosse stato simile a me. Come è stato per uno dei miei figli quando era del Milan e io dell’Inter. Ma certo non per questo gli avrei voluto meno bene. Avrei rispettato la sua identità".

La Russa poi difende i suoi sentimenti: "Non sono sindacabili, è un mio problema intimo – dice – L’importante è che si sia rispettosi dell’identità altrui. E chi mi conosce sa che lo sono sempre stato". Poi decide che erano sbagliate le domande: "Non si va a indagare su qualcosa che ormai non dovrebbe più essere sindacato. Dovrebbe essere scontato il rispetto di tutti". La Russa racconta la storia di due dirigenti del Fronte della gioventù che fondarono il primo cinema gay di Milano, per sostenere che anche a destra non c'è discriminazione.

Sul fascismo si difende: "Nel mio partito sanno che sono sempre stato, sin da ragazzo, il meno nostalgico. Prima si appigliavano al busto del Duce. Adesso che l’ho dato a mio sorella cosa rimane?". Sull'offesa alle donne, il cui livello estetico in Parlamento sarebbe calato secondo il presidente del Senato, chiama Vladimir Luxuria: "Chiedete a lei, mi stima dal primo giorno di legislatura". E conclude: "Dire che ci sarà la parità solo quando ci saranno al vertice donne brutte, grasse e stupide così come ora ci sono uomini brutti, grassi e stupidi è attaccarle o difenderle?".

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