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Napolitano ricorda Borsellino: “Dopo 20 anni l’imperativo è trovare la verità”

“Si deve lavorare senza sosta e senza remore per la rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di Via D’Amelio”, lo scrive il Capo dello Stato, nel messaggio inviato ai magistrati di Palermo nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino.
A cura di Susanna Picone
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“Si sta lavorando, si deve lavorare senza sosta e senza remore per la rivelazione e sanzione di errori ed infamie che hanno inquinato la ricostruzione della strage di Via D’Amelio”, lo scrive il Capo dello Stato, nel messaggio inviato ai magistrati di Palermo nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino.

Nel giorno del ventesimo anniversario dalla strage di Via D’Amelio in cui persero la vita sei persone, il giudice Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta, è intervenuto il Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha fatto arrivare il suo ricordo e le sue parole alla commemorazione a Palermo promossa dall’Associazione Nazionale Magistrati. Napolitano, ricordando, come altri esponenti della politica prima di lui, la figura eroica di Borsellino come quella del suo collega Falcone, ha chiesto chiarezza e verità sulla strage e sulla presunta trattativa tra Stato e mafia: “Non c’è alcuna ragione che giustifichi i ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità e le incertezze nella ricerca della verità, specie – ha sottolineato il presidente – su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia”.

La vicinanza alla moglie del giudice – Napolitano ha fatto sapere di vegliare, come ha sempre fatto, sullo svolgimento delle indagini, di farlo con linearità, imparzialità e severità. Rivolgendosi ai magistrati siciliani ha ricordato che lui stesso ha vissuto il dramma della perdita di Falcone e Borsellino, “di quei due eroici servitori dello Stato”, di pensare con commozione al giudice morto vent’anni fa, come a tutti coloro che sono caduti in nome della legge. Il Presidente della Repubblica si è rivolto anche alla signora Agnese, vedova di Paolo Borsellino esprimendole la sua “rispettosa e affettuosa vicinanza”.

Il 23 maggio scorso ella volle – nell’impossibilità di partecipare di persona alla grande cerimonia nell’aula bunker – indirizzarmi una lettera di commovente, generoso apprezzamento per il mio operato di presidente della Repubblica, e dirmi il suo conforto per aver visto diventare Borsellino e Falcone dei simboli per i giovani e le persone oneste di buona volontà. La lettera si concludeva con un riferimento a quello Stato “in cui mio marito ci ha insegnato a credere malgrado tutto e tutti”, volendo che io sapessi come ella fino all’ultimo giorno della sua vita attenderà con pazienza di conoscere le regioni per cui suo marito morì e i motivi per i quali nei primi anni dopo la strage è stata costruita una falsa e distorta verità giudiziaria.

Il messaggio di Monti: “Borsellino esempio per i giovani”  – Per Giorgio Napolitano, dunque, conoscere la verità è ancora l’imperativo, a distanza di venti anni dalla morte del giudice. Va fatto per sua moglie, per i suoi figli e per i familiari delle cinque persone cadute insieme a lui. Prima di Napolitano anche il Presidente del Consiglio, Mario Monti, aveva espresso il suo pensiero in ricordo del tragico attentato a Borsellino con una nota diffusa da Palazzo Chigi. Per Monti lo Stato e i cittadini onesti non hanno dimenticato chi ha sacrificato la vita in nome della legalità e della giustizia contro la mafia: “Gli ideali di Paolo Borsellino sono oggi più vivi e più diffusi che mai, soprattutto tra i giovani, grazie al suo insegnamento e al suo esempio”.

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