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Morto in stage, il governo Meloni vuole rivedere alternanza scuola-lavoro e norma sul risarcimento

I ministri Valditara e Calderone promettono una revisione dell’alternanza scuola lavoro e della norma sui risarcimenti dopo il caso di Giuliano De Seta, morto in stage a settembre.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo Meloni è pronto a rivedere l'alternanza scuola-lavoro, e anche la norma sui risarcimenti. Sta facendo discutere nuovamente moltissimo la storia di Giuliano De Seta, che nel settembre scorso è morto durante uno stage schiacciato da uno stampo di acciaio. Oltre al fatto che non è stata fatta chiarezza sul suo decesso, nei giorni scorsi alla famiglia è arrivata una notizia abbastanza agghiacciante: non riceveranno alcun tipo di risarcimento economico, sia per questioni reddituali che per la giovane età del ragazzo. Oggi sono intervenuti i due ministri del governo più strettamente legati alla questione: quello dell'Istruzione e quella del Lavoro.

"L'alternanza scuola lavoro va rivista – ha dichiarato questa mattina Giuseppe Valditara – bisogna tutelare gli studenti e la loro vita". E ha anche annunciato: "Stiamo lavorando per predisporre una normativa più giusta e avanzata". Gli ha fatto eco Marina Calderone: "La normativa va cambiata immediatamente e lo faremo con il prossimo decreto a cui stiamo lavorando in questi giorni, primo veicolo normativo utile".

"Per questo motivo, avevo già convocato per il 12 gennaio un tavolo tecnico sulla sicurezza sul lavoro e sui correttivi più urgenti alla normativa al quale parteciperanno tutte le parti sociali e datoriali, i ministri dell'Università e quello dell'Istruzione, l'Inail e l'Ispettorato nazionale del Lavoro – ha aggiunto la ministra del Lavoro – Quando muore un giovane durante un periodo di alternanza scuola-lavoro in azienda è una grave sconfitta per il sistema creato a protezione della vita di ogni lavoratore".

Poi la ministra ha spiegato di essere consapevole sia per il suo ruolo di governo che "come mamma" che "nessun risarcimento economico potrà mai lenire il loro dolore". Ma a questo "si aggiunge anche il senso di profonda ingiustizia che deriva dal vulnus normativo esistente che consente il risarcimento economico ai familiari solo quando a subire l'infortunio mortale è il principale percettore del reddito". Questa regola "è vigente da troppo tempo per sopravvivere ancora nel nostro ordinamento e ha riguardato tante altre famiglie in questi anni".

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