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Minniti bacchetta Salvini: “Rimpatriare 500mila immigrati? È una ricetta vecchia”

Minniti ha criticato la scelta del vicepremier e ministro degli Interni Matteo Salvini di dialogare con Viktor Orban: “Davvero pensiamo di allearci con chi sta cercando di affossare nel Parlamento Europeo la proposta di riforma del trattato di Dublino?”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro uscente Marco Minniti, in un intervento su Repubblica, si rivolge al vicepremier Matteo Salvini, suo successore al Viminale. "Salvini ripete che l'immigrazione è un business. Non ci può essere approccio più sbagliato. C'è chi lucra sulla pelle dei migranti, ovviamente, e colpire gli approfittatori è l'obiettivo delle indagini penali. Le migrazioni sono un fatto epocale, non dimentichiamolo. Bisogna combattere i trafficanti di uomini, non i richiedenti asilo in fuga dalla violenza. Dov'è la pacchia?". L'ex ministro degli Interni si rivolge a Matteo Salvini, subito dopo essersi insediato nel suo dicastero, durante un incontro elettorale a Vicenza, ha dichiarato: "I regolari e gli onesti non hanno niente da temere, mentre per i clandestini è finita la pacchia: preparatevi a fare le valige". 

Minniti gli risponde così agli annunci del leader della Lega, che ha detto di voler rimpatriare 500mila stranieri: "È una ricetta vecchia, già annunciata nel 2001 dal governo di Berlusconi. Finì con la maxi sanatoria di 600mila irregolari. Salvini dice anche di voler creare Cie in tutte le Regioni d'Italia: lo informo che i Cie non esistono più, e che se li vuole riaprire dovrà farlo con una legge dello Stato. Per non parlare di quella boutade, la posso considerare solo una boutade, che vuole i centri di accoglienza come prigioni da cui i richiedenti asilo non potranno uscire". 

Secondo Minniti "i populisti predicano l"immigrazione zero', sapendo perfettamente che non è realizzabile. Diffondono l'idea che non sia possibile essere umani e sicuri allo stesso tempo, che bisogna scegliere o l'una o l'altra cosa. La forza del riformismo di centrosinistra è, e deve essere, spiegare che non c'è antitesi tra i due concetti. Spesso, anzi, convivono nell'animo di una stessa persona. Una vera democrazia è in grado di conciliarli. L'Italia, invece, si avvia verso l'ignoto".

"Il passo dall'ignoto al salto nel buio – avverte Minniti – può essere breve. Qui in gioco c'è il modello di società che vogliamo. L'Italia non può rinunciare ai valori che la fondano, non deve diventare una società chiusa. Altrimenti perderà se stessa. Sulla questione immigrazione, però, il governo manca di una visione globale". 

Minniti ha criticato poi la scelta del governo giallo-verde di bocciare la bozza di riforma del regolamento di Dublino"Se affossiamo la riforma di Dublino diventiamo l'hotspot dell'intera Europa". La riforma intende cambiare il criterio del "primo ingresso" che vige attualmente, secondo cui la decisione sull'accoglienza e sull'eventuale ospitalità spetta al Paese in cui lo straniero arriva, sostituendolo con una soluzione e più "equa": un meccanismo di ripartizione dei richiedenti asilo fra tutti i 27 Stati dell’Unione, con un numero massimo di immigrati da ospitare obbligatoriamente, stabiliti in base al PIL e alla popolazione del Paese ospitante.

Salvini lo scorso martedì, dopo il vertice informale dei ministri degli Interni europei, a cui hanno partecipato Spagna, Ungheria e Austria, ha detto di aver parlato con Viktor Orban, il premier ungherese, spiegando di voler collaborare con lui per riscrivere le regole sull'immigrazione in Europa. Nella visione di Minniti questo sarebbe un errore, perché appunto i Paesi dell'Europa orientale hanno obiettivi diversi dai nostri: "Ci stiamo consegnando mani e piedi al loro progetto di ridurre l’Italia a centro di controllo unico dei flussi migratori provenienti dall’Africa. Appunto, e qui riprendo le ultime proposte di Salvini, creando sempre più hotspot, sempre più centri di accoglienza… Davvero pensiamo di allearci con chi sta cercando di affossare nel Parlamento Europeo la proposta di riforma del trattato di Dublino?". 

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