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Migranti, l’appello del ministro dell’Interno Lamorgese all’Ue: “Non ci lasciate soli”

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, rivolge un appello agli stati membri dell’Ue in tema di migranti: “L’intensificazione dei flussi migratori che stanno mettendo in crisi i Paesi della frontiera orientale richiede un approccio europeo solidale: non possono essere lasciati soli gli Stati più esposti”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, rivolge un appello a tutti i Paesi dell’Ue in tema di migranti: “Non possono essere lasciati soli gli Stati più esposti”. Lamorgese parla in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera e parte dalla situazione in Siria: “La crisi siriana può essere affrontata soltanto con una risposta forte dell’Unione Europea che favorisca la stabilizzazione politica di quei territori”. Anche perché le conseguenze rischiano di ricadere sull’Ue: “L’intensificazione dei flussi migratori che stanno mettendo in crisi i Paesi della frontiera orientale richiede un approccio europeo solidale: non possono essere lasciati soli gli Stati più esposti”.

Qualche segnale positivo dall’Ue è arrivato, secondo il ministro dell’Interno: “Ho registrato un rinnovato clima di solidarietà, necessario per una effettiva condivisione del problema. Finora l’impegno del nostro Paese su questo fronte è stato eccezionale. Adesso solo una risposta coordinata e condivisa a livello europeo può consentire però una strategia efficace che coniughi il necessario rigore contro lo sfruttamento dei migranti e i trafficanti di esseri umani con il rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di solidarietà che sono alla base della costruzione e dell’integrazione europea”.

La prima cosa da fare è “agire con decisione perché non si ripetano tragedie del mare come quelle dello scorso 7 ottobre, vicino a Lampedusa. Sul piano nazionale, invece, è indispensabile uno sforzo ulteriore in direzione di reali politiche di integrazione, precondizione per la tenuta della coesione sociale del Paese”. Lamorgese, inoltre, vuole “avviare un confronto con le Ong impegnate in operazioni di soccorso in mare, partendo dal codice di condotta già sottoscritto al Viminale”.

In Europa si può ripartire dalla bozza di Malta: “L’idea condivisa è che un nuovo patto di solidarietà europeo deve nascere dalla consapevolezza che l’Italia e Malta rappresentano i porti di primo approdo per poi raggiungere altri Paesi europei. La bozza di accordo può rappresentare il cambio di passo. È un inizio in direzione di un sistema di gestione più equo e bilanciato; un percorso complesso, ne sono consapevole, che auspico possa vedere progressivamente coinvolti il maggior numero possibile di partner europei”. Ora si deve partire dal superamento “degli attuali squilibri nella ripartizione degli oneri tra gli Stati membri. L’introduzione di un meccanismo di redistribuzione dei migranti basato su procedure di ricollocazione automatiche, veloci ed efficaci, fa sì che non vi siano incertezze in merito alla gestione dell’accoglienza”.

Rimane però il problema degli sbarchi autonomi: “Il fenomeno non è assolutamente nuovo. Nel 2018 le persone arrivate con piccole imbarcazioni sono state 5.999, mentre fino ad oggi sono state 6.409. A settembre si è registrato un aumento, ma stiamo risentendo del particolare momento politico che sta attraversando la Tunisia”. Infine, il ministro dell’Interno parla anche dell’uccisione di due agenti in questura a Trieste e della questione delle risorse per le forze dell’ordine, ritenute scarse: “Ho avviato, insieme ai colleghi di governo, una serie di iniziative volte a sostenere, anche finanziariamente, le richieste degli operatori di sicurezza e abbiamo esercitato la delega per il comparto Difesa e Sicurezza, individuando ulteriori risorse necessarie a completare il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di polizia e delle forze armate”.

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