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M5s, Paragone fa i nomi di chi non restituisce: “Di Maio dov’è? Fa finta di non vedere?”

Il senatore Gianluigi Paragone passa al contrattacco sulla possibile espulsione dal Movimento 5 Stelle per aver votato contro la manovra. Paragone fa i nomi di chi non ha effettuato le restituzioni previste per tutti gli eletti pentastellati e accusa Luigi Di Maio: “Il capo politico dov’è? Non lo sapeva o ha fatto finta di non vedere?”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il senatore del Movimento 5 Stelle, Gianluigi Paragone, è a rischio espulsione dopo il voto negativo sulla manovra. Ma non ci sta e passa al contrattacco con un video su Facebook nel quale mette sotto accusa tutti gli esponenti pentastellati che sono indietro o non hanno proprio effettuato le restituzioni previste per tutti gli eletti. “Ecco tutti i nomi di chi non ha restituito nulla o quasi! E che segnalerò ai probiviri! Ci sono ministri, presidenti di commissione…”, scrive su Facebook attaccando ancora: “Mi sono rotto le scatole della gente che predica bene e razzola male! Ps. Io sono uno dei pochi perfettamente in regola”.

Paragone parte dal caso Fioramonti, sostenendo che “ha ragione” l'ormai ex ministro a chiedere più soldi per l’istruzione, “ma lo doveva sapere anche lui: se stai dentro questa architettura dell’Ue soldi ce ne saranno sempre pochi, su tutto quello per cui ci vuole una spesa pubblica importante. Per questo avevamo scritto un programma elettorale molto forte, si parlava di spesa in deficit per quei settori strategici. Ma se tu invochi il rispetto del programma ecco che devi andare a processo, perché sei un rompicoglioni e i rompicoglioni non sono più ammessi dal M5s. Io rischio di essere espulso dal gruppo perché ho detto no”.

Visto che ai probiviri piace molto il rispetto delle regole, allora chiedo il provvedimento dei probiviri per chi non ha restituito nulla”, spiega ancora Paragone. “C’è gente che dall’inizio dell’anno non ha rendicontato nulla”, accusa facendo una serie di nomi: “Acunzo, Aprile, Cappellani, Del Grosso, Dieni, Fioramonti, Frate, Galizia, Marta Grande (che è presidente di commissione), Romano, Anastasi, Ciampolillo, Mario Giarrusso, Lorefice: Tutti fermi a quota zero”. “E allora il capo politico dov’è? Non lo sapeva o ha fatto finta di non vedere?”, è l'accusa rivolta a Luigi Di Maio.

Poi Paragone parla di altri esponenti, come il ministro della Pa, Fabiana Dadone, che è “anche un probiviro e dovrà giudicare me. Secondo me è anche un po’ incompatibile perché non puoi essere parte dei probiviri e fare il ministro. È ferma a cinque mensilità, dovrai giudicare anche te stessa. Se non ti metti in regola sarò costretto a fare un esposto”. Poi c’è chi “ha pagato poco: Colletti, Baroni, Dalila Nesci che voleva candidarsi alla presidenza della Regione Calabria, Carla Ruocco che è presidente di commissione e vuole fare la presidente della commissione d’inchiesta sulle Banche ed è ferma a tre mensilità. Anche il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, è ferma a due mesi”. Il senatore M5s conclude con un riferimento anche a chi, invece, ha pagato tutto. E tra questi ci sono alcuni esponenti del governo come Lucia Azzolina, Carlo Sibilia, Laura Castelli, Stefano Patuanelli e l’ex capogruppo alla Camera Francesco D’Uva.

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