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M5s, la viceministra Laura Castelli è stata condannata per diffamazione

La deputata del Movimento 5 Stelle e viceministra dell’Economia, Laura Castelli, è stata condannata dal tribunale di Torino al pagamento di una sanzione di 1.032 euro per diffamazione aggravata. Il caso riguarda un post della Castelli contro Lidia Roscaneanu, candidata del Pd alle elezioni amministrative del 2016.
A cura di Stefano Rizzuti
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La viceministra dell’Economia, Laura Castelli, è stata condannata per diffamazione aggravata dal tribunale di Torino. Il procedimento era stato avviato in seguito a un post su Facebook in cui la stessa Castelli criticava una candidata del Pd alle elezioni amministrative del 2016, Lidia Roscaneanu. Sotto quel post arrivarono molti insulti sessisti e razzisti nei confronti della donna di origine romena. La Castelli è stata condannata a pagare una sanzione di 1.032 euro e dovrà inoltre pagare 5mila euro alla parte civile. Sono stati condannati anche altri due imputati, mentre altre tre persone sono state assolte per la tenuità del fatto. Si celebrerà invece a gennaio il processo per altri sei imputati che hanno scelto l’abbreviato e il patteggiamento.

La viceministra e deputata del Movimento 5 Stelle, Laura Castelli, si difende spiegando che il contenuto da lei scritto era semplicemente “critica politica”, basata su una vicenda riguardante la presunta irregolarità di una gara che ha portato alla condanna di otto persone. Castelli afferma: “Il post pubblicato il 7.6.2016 sul mio account pubblico ‘Laura Castelli – Cittadina in Parlamento’ non aveva contenuto diffamatorio, ma diretto a far emergere una notizia di interesse pubblico, inerente alla gara d'appalto irregolare relativa al Bar del Palagiustizia di Torino”.

Castelli basa la sua difesa, quindi, sul fatto che quel caso giudiziario abbia portato a una sentenza: “Per questa vicenda, lo scorso 21 marzo, il Tribunale di Torino ha emesso una sentenza di condanna a carico di otto imputati. La veridicità del fatto oggetto del post è il fondamento dell'esercizio di critica politica garantita dall'art. 21 della Costituzione”. La viceministra dell’Economia conclude: “Rispetto la sentenza, ma presenterò appello, certa che nel giudizio di secondo grado verrà riconosciuta la scriminante dell'esercizio del diritto di critica politica”.

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