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M5s, Di Maio smentisce il passo indietro: “Non lascio il mio ruolo di capo politico”

Continua il fuoco incrociato contro il capo politico Luigi Di Maio per il suo doppio ruolo. Il ministro pentastellato però smentisce la notizia di un suo passo indietro, dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria: “Non posso rispondere su una notizia falsa letta su un giornale”. Buffagni lo difende: “Ci sono tanti avvoltoi in giro. Non vedo leadership alternative all’orizzonte”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La bufera nel M5s, dopo il documento dei senatori che ha chiesto di eliminare i doppi ruoli all'interno del Movimento – è il caso per esempio di Luigi Di Maio, capo politico e membro del governo – e che vuole dar vita a una ristrutturazione del partito, non si è ancora arrestata. Ma Di Maio, almeno per ora, non intende lasciare la guida del M5s. "Penso a definire i prossimi passi per gli Stati Generali di marzo", ha risposto in un'intervista alla Stampa.

"Non posso rispondere su una notizia falsa letta su un giornale", afferma Di Maio in merito all'ipotesi di farsi da parte dopo le regionali in Emilia-Romagna e Calabria, per svolgere unicamente il suo ruolo di titolare della Farnesina. Precisa di "nascondere nulla". Gli Stati Generali "si fanno per capire proprio cosa non funziona a livello regionale". Con Beppe Grillo "non è cambiato nulla" dall'ultimo video insieme, mentre con Alessandro Di Battista "ci sono momenti in cui la pensiamo allo stesso modo ed altri diversamente". Quanto a Lorenzo Fioramonti, che ha lasciato il M5s, oltre ad essersi dimesso dal ruolo di ministro dell'Istruzione, e all'ipotesi di una nuova formazione, Di Maio afferma: "Mi limito a dire che la storia del M5S è piena di casi simili".

In sua difesa accorre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: "Il M5S deve rimanere una forza post-ideologica, e valutare i contenuti che vengono portati avanti e le modalità con cui vengono realizzati", ha detto in un'intervista al ‘Fatto Quotidiano'. "Non vedo una guerra contro Luigi Di Maio, è una minoranza che sta provando ad attaccarlo. Il capo politico è e deve restare lui, può farlo lavorando 24 ore al giorno come fa lui, che si dedica senza sosta a entrambi i ruoli". 

"Ci sono tanti avvoltoi in giro, non è bello. E non vedo leadership alternative all'orizzonte. Con la guida Di Di Maio abbiamo stravinto le elezioni del 2018 e parliamo Di una persona Di 34 anni. Forse ha peccato Di inesperienza, come tutto il M5S, ma altri avrebbero fatto meglio?". Anche il viceministro M5s Stefano Buffagni, intervistato da Repubblica, sostiene Di Maio. "Servono un rilancio e una evoluzione dei 5 Stelle", cioè "una nuova agenda e più meritocrazia: da noi la competenza a volte è stata una condanna".

"Dopo ‘l'adolescenza', al M5s adesso serve la costruzione di una cultura politica", continua Buffagni. "Alcuni hanno troppo spesso anteposto l'io al noi, e ci siamo fidati di persone che si sono poi rivelate inaffidabili". In merito alla divisione tra guida del Movimento e ruoli di governo, "non condivido in toto e non mi piacciono i divieti perché dipende sempre dalla fase politica. Penso però che la linea di comando debba essere chiara, se si è troppi a comandare nasce il caos. Qualcuno deve avere la responsabilità delle scelte".

Ma nonostante ci sia chi cerca di minimizzare, il malcontento tra i pentastellati continua a farsi sentire: "O si cambia impostazione oppure lascerò M5s perché serve una svolta", dice l'ex ministro della Salute Giulia Grillo, che in un'intervista al ‘Mattino' contesta il capo politico Luigi Di Maio, pur assicurando di nutrire nei suoi riguardi "affetto e amicizia".

"Bisogna – afferma Grillo – partire dal significato della figura del capo politico, quando decidemmo di darci questa struttura non l'avevamo intesa così. Ormai siamo una struttura verticistica senza pesi e contrappesi. All'inizio il capo politico doveva essere una figura marginale e invece si e' data un'interpretazione del ruolo come se dovesse essere l'uomo solo al comando". 

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