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Le tappe prima del lockdown: quali restrizioni verranno messe in campo per evitare chiusura totale

Prima del lockdown generalizzato il governo valuterà gli effetti delle restrizioni messe in campo. E, inoltre, si affiderà alle ipotesi predisposte dagli esperti per mettere in campo ulteriori misure da attuare prima di arrivare a una chiusura generalizzata. Vediamo quali potrebbero essere le prossime tappe pensate per evitare un lockdown.
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A cura di Stefano Rizzuti
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Le ultime restrizioni sono state messe in campo meno di una settimana fa. Il dpcm del 24 ottobre non ha ancora potuto dimostrare la sua eventuale efficacia. E prima di capire se le misure anti-Covid stanno funzionando o meno bisognerà aspettare qualche giorno. Gli esperti dicono di attendere un paio di settimane per poter capire cosa succederà dopo il dpcm e le chiusure disposte. Il governo ha già fissato quella che viene considerata come una soglia limite: quando saranno occupati più di 2.500 posti in terapia intensiva la chiusura (probabilmente generalizzata) sarà inevitabile. E al momento i posti di terapia intensiva occupati sono più di 1.500. Ma prima di arrivare al lockdown le misure intermedie da mettere in campo sono anche altre.

Prima del lockdown ci sono alcune tappe da seguire. Delle decisioni che potrebbero essere dei segnali di allarme, a partire dalle chiusure territoriali, magari in alcune città più colpite che potrebbero essere isolate su richiesta delle Regioni. La mossa successiva potrebbe essere quella di chiudere i confini regionali. E, ancora, altre limitazioni potrebbero riguardare il mondo della scuola: prima del lockdown generalizzato si potrebbe imporre la didattica a distanza a tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Questa è, comunque, solo l’ultima ipotesi, quella che il governo vuole escludere a tutti i costi. Per capire quali potrebbero essere le prossime tappe si può far riferimento allo studio predisposto dal Comitato tecnico-scientifico e riportato in un documento pubblicato da Iss e ministero della Salute.

Cosa prevede l’attuale scenario 3

Come ha spiegato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’Italia è attualmente nello scenario 3. Che, a sua volta, prevede diverse situazioni sulla base dell’andamento del contagio e del periodo in cui ci troviamo. Lo scenario 3 si ha con un Rt compreso tra 1,25 e 1,5: in questa fase di riesce a “limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione” ed esiste il rischio concreto di “sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi”. Attualmente ci troviamo nella fase di rischio alto all’interno del terzo scenario, con casi non correlati a catene di trasmissione note e un aumento della pressione per i Dipartimenti di prevenzione.

Lo scenario è quello previsto nel periodo novembre-dicembre (sono differenziati in base ai mesi per il differente impatto della normale influenza stagionale), con un impatto di altre malattie ritenuto moderato. Questo scenario prevede il distanziamento fisico con la chiusura dei locali notturni e di bar e ristoranti anche solamente in orari specifici come quelli serali, come avviene ora. Si può imporre l’obbligo di mascherina all’aperto e anche di chiudere scuole e università, ma prediligendo l’ipotesi della didattica a distanza in alcuni casi e della sospensione di alcune lezioni ritenute più a rischio (per esempio l’educazione fisica). In questa fase è possibile limitare la mobilità per alcune zone e ripristinare, dove necessario, il lavoro agile. Possono, inoltre, essere previste restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale, ovvero possono essere istituite zone rosse per almeno tre settimane. Sono possibili anche restrizioni alla mobilità interregionale e infraregionale.

Cosa verrà fatto prima dell’eventuale lockdown

Prima di arrivare allo scenario 4 e alla sua concezione più estrema, con un lockdown generalizzato, ci sono alcune misure che il governo potrebbe mettere in campo. Ci sarebbe, intanto, la classificazione ritenuta “molto alta” del terzo scenario, un gradino in più di quella attuale. La situazione verrebbe ritenuta non più gestibile con le attuali misure straordinarie e si potrebbero valutare restrizioni provinciali o regionali. Questa situazione potrebbe comportare il ripristino su larga scala del lavoro agile e una serie di limitazioni alla mobilità individuale. Ancora, si può arrivare all’attivazione della didattica a distanza sempre (dove è possibile) e fino alla chiusura di scuole e università. Queste sono le tappe che il documento elaborato dai tecnici prevede prima di arrivare allo scenario 4, quello con Rt regionali significativamente maggiori di 1,5. E che il governo potrebbe mettere in campo prima di decidere per un nuovo lockdown.

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