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Le fake news secondo la polizia: sei bufale stravecchie e improbabili

Nell’ambito del progetto per il contrasto delle fake news, la Polizia Postale ha diramato le prime bufale trovate in rete, solo 6 e tutte molte vecchie. A giudicare dal lavoro al momento presente sul sito, sembra che la Postale stia brancolando nel buio e non abbia idea di come cercare, trovare e smentire approfonditamente una fake news presente in rete.
A cura di Charlotte Matteini
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A poco più di due settimane dalla presentazione del progetto per il contrasto delle fake news in rete, coordinato dalla Polizia Postale e dal ministero dell'Interno guidato da Marco Minniti, sul portale dedicato sono state pubblicate le prime "bufale" scovate dagli agenti della Postale in rete e segnalate dagli utenti. Al momento sul sito della Polizia Postale figurano solo 6 notizie in totale: "Bollo auto illegale", “Lo stato apre una tabaccheria per farla gestire agli immigrati”, "Croce Rossa respinge italiano affamato: ‘Non hai certificato da profugo', "Scioglimento dell'Arma dei Carabinieri, la Camera ha votato: 442 sì. Tutti i partiti, nessuno escluso", "Biglietti da visita allucinogeni", "Laura Boldrini assume il nipote a 8mila euro al mese". 

"Sta circolando in queste ore in rete una notizia, già peraltro divulgata diverso tempo fa, secondo la quale il pagamento del bollo dell’auto in Italia sarebbe illegale, in quanto violerebbe le normative europee. Secondo quanto affermato dalla notizia l’Italia, per tale motivo, sarebbe oggetto da parte dell’Unione Europea di una sanzione annuale. Si tratta quindi di una notizia acchiappa click, priva di fondamento, la tassazione sulla proprietà delle autovetture peraltro si paga anche in altri paesi europei come ad esempio la Germania, la Spagna e la Francia", scrive la Polizia Postale in merito alla fake news del bollo auto illegale.

Ogni notizia controllata e diffusa dalla Postale contiene in calce una serie di consigli utili a verificare la veridicità delle news trovate in rete:

1)    In caso di titolo particolarmente sensazionale, leggere bene il contenuto dell’articolo, questi potrebbe non corrispondere a quanto evidenziato nel titolo utilizzato per attirare l’attenzione, ovvero come “acchiappa click”.
2)    Verificare l’effettiva datazione della notizia.
3)    Verificare altre fonti, quali, ad esempio, testate giornalistiche accreditate.
4)    Verificare se l’indirizzo (URL) corrisponde al reale indirizzo web del giornale/quotidiano.
5)    Nel caso si sia verificato che trattasi di notizia falsa, non divulgare in rete
6)    Nel dubbio segnalare la presunta falsa notizia sul sito www.commissariatodips.it, ovvero alle autorità competenti.

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Insomma, a conti fatti l'operazione della Polizia Postale presentata in pompa magna dal ministro Minniti non sembra essere poi così efficace ed efficiente. Rispetto alle notizie fasulle riscontate ogni giorno sul Web, quotidiani e social, il numero di "debunking" offerti dal servizio è molto esiguo. Mancano le segnalazioni degli utenti oppure la struttura è sottodimensionata e sottoqualificata rispetto alle necessità? Oltre a ciò, il lavoro della Polizia Postale appare inoltre piuttosto superficiale. Le spiegazioni offerte sono molto stringate, non vengono diffusi i link alla bufala originale, gli screenshot dei titoli e nemmeno la fonte che ha diramato la fake news – tutti elementi che aiuterebbero invece l'utente a riconoscere a colpo d'occhio il contenuto fake – dunque il lavoro non è esattamente approfondito, decisamente carente rispetto a quello che di solito svolgono i vari debunker italiani.

Inoltre, le fake news "debunkate" e pubblicate sul sito della Polizia Postale sono tutte molto vecchie, bufale che girano da anni in rete, già ampiamente smentite e di cui ultimamente non si ha traccia online. Anche i generici consigli offerti sono piuttosto fumosi e poco utili, per nulla chiarificatori. Insomma, analizzando il lavoro complessivo diffuso finora sembra quasi che la maxi-operazione anti-fake news non sia proprio efficace ed efficiente, come anticipato. Sembra infatti che gli agenti impiegati in questa operazione di contrasto alle bufale brancolino nel buio e non abbiano idea di come compiere un corretto "debunking" né di come ricercare e trovare le nuove bufale lanciate in rete. Il progetto è partito da poco, non senza polemiche, dunque potrebbe migliorare con il tempo. Allo stato attuale, però, le pubblicazioni diffuse sembrano essere più simili a riassunti scopiazzati di debunking veri e propri che non dei lavori utili, frutto di approfondimenti condotti con mezzi adeguati.

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