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Lavoratori autonomi appesi alla burocrazia: 2,5 miliardi bloccati al ministero

Migliaia di Partite Iva attendono l’esonero contributivo per il 2021. Una misura prevista dall’ultima Legge di Bilancio per dare respiro di fronte alla crisi innescata dalla pandemia. Ma il fondo è bloccato: il ministro Orlando non ha ancora emanato i decreti per regolamentare la misura. E i tempi rischiano di allungarsi ulteriormente.
A cura di Stefano Iannaccone
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Un tesoretto di due miliardi e mezzo di euro a disposizione dei lavoratori autonomi è lì, pronto a essere utilizzato sotto forma di esonero contributivo. In teoria, almeno. Perché il problema è che c’è, ma non si vede. Il tanto agognato anno bianco fiscale è infatti appeso a un passaggio burocratico necessario. La misura è prevista sulla carta, con i soldi già pronti e stanziati, solo che mancano ancora i decreti attuativi per renderlo operativo. Un dettaglio tutt’altro che secondario. Il Ministero del Lavoro avrebbe dovuto predisporre il testo, da inviare al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), entro la fine di febbraio. Il termine per l'emanazione è ampiamente scaduto, mentre decine di migliaia di Partite Iva attendono l’effettiva entrata in vigore dell’allentamento della pressione fiscale, nel 2021, per far fronte alla crisi asfissiante innescata dalla pandemia.

L’iniziativa ha trovato un gradimento bipartisan. Da un lato è stata fortemente sponsorizzata dal Movimento 5 Stelle, tanto che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a dicembre, la descriveva come una “misura fondamentale”; dall’altro lato la norma è stata rivendicata dalla Lega, all’epoca all’opposizione, con Matteo Salvini che la salutava come “una vittoria” del suo partito, grazie a un emendamento proposto da Massimo Garavaglia. Insomma, sul punto c’erano già i prodromi dell’unità nazionale. Ora serve lo scatto decisivo. “Il sostegno non solo deve essere previsto dalla legge ma anche dimostrarsi efficace nella sua attuazione ed arrivare al destinatario nel modo più semplice e veloce possibile”, dice a Fanpage.it Alessandro Amitrano, deputato del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un’interrogazione alla Camera per chiedere delucidazioni al ministro Andrea Orlando. “Ecco perché – aggiunge il parlamentare del M5S – è fondamentale sollecitare l'emanazione del decreto attuativo del ministero del Lavoro, il provvedimento tecnico che determina misura esatta dell’esonero per ciascun pagamento e le concrete modalità di operatività”.

La norma è stata dunque introdotta dalla Legge di Bilancio, l’ultima del governo Conte 2, prevedendo “l’esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps)”, come si legge nel testo definitivo del provvedimento. Lo stanziamento iniziale era stato di un miliardo di euro, una dotazione insufficiente per garantire un’adeguata copertura. Così, nel nuovo decreto Ristori abbozzato dal Conte 2, diventato poi Sostegni con il governo Draghi, il fondo si è arricchito. La somma a disposizione è aumentata a due miliardi e mezzo complessivi. La ratio è quella di aiutare gli autonomi più in affanno. L’anno bianco fiscale riguarda chi ha avuto un reddito non superiore ai 50mila euro nel 2019 e ha registrato un calo del fatturato del 33% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Paletti che dovrebbero garantire una platea piuttosto ampia, visto che secondo un rapporto di Confprofessioni il 40% della galassia degli autonomi, comprendenti freelance e liberi professionisti, è rimasto bloccato dal Covid-19 nei mesi scorsi. L’impatto sul fatturato è stato sicuramente importante.

I lavoratori con Partita Iva attendono quindi la svolta dell’anno bianco, che resta un miraggio causa mancanza di decreti. In riposta all’interrogazione di Amitrano, la sottosegretaria, Rossella Accoto, in commissione Lavoro alla Camera, ha voluto “rassicurare che il Ministero, consapevole che i decreti in oggetto siano fortemente attesi dai lavoratori autonomi, ha già terminato la prevista fase di consultazione e confronto con i soggetti istituzionali per la predisposizione dello schema di decreto attuativo”. Una formula tranquillizzante, dietro cui si cela l’ammissione che “si stanno definendo le ultime regole procedurali così da sottoporre a stretto giro il testo definitivo del decreto attuativo all'attenzione del Ministero dell’economia e delle finanze per le verifiche di controllo di competenza”. Insomma, tra un rimpallo di responsabilità e l’altro, i tempi si allungano ulteriormente. Certo, c’è l’alibi della crisi governo: la caduta del Conte 2 ha rallentato la stesura del decreto e la conseguente entrata in vigore.

Secondo quanto apprende Fanpage.it, però, l’ex ministra, Nunzia Catalfo, aveva già predisposto il decreto attuativo che avrebbe sbloccato il fondo. Era quasi tutto pronto, solo che poi c’è stata la crisi di governo. La firma non è arrivata in tempo, perché il Conte 2 era in carica solo per il disbrigo di affari correnti. L’approdo di Orlando al Ministero del Lavoro non ha accelerato la procedura. Anzi. E questo provoca più di qualche irritazione. “Già un mese fa abbiamo manifestato il nostro malcontento per il ritardo nell'emanazione del decreto. A prescindere da questo, comunque, l’anno bianco delle partite Iva nasconde delle insidie”, incalzano dal Coordinamento libere associazioni professionali (Colap). “Se non sarà garantita la contribuzione figurativa – spiega la presidente del Colap Emiliana Alessandrucci – inviteremo i nostri associati a non usufruire della misura. Almeno chi può permetterselo. Altrimenti, quello che non verso oggi mi obbligherà a lavorare un anno di più a settanta anni. Stiamo ancora aspettando una risposta alla nostra richiesta di incontro con vari esponenti del governo Draghi”. E c’è una nota a margine, sottolineata da Amitrano: “Per l'efficacia di questa così come di tutte le altre misure adottate per contrastare l'emergenza economica legata alla pandemia, non si può assolutamente prescindere dal fattore tempo”.

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