Manovra 2025

Landini: “È una manovra contro i lavoratori, a rischio la coesione sociale. Pronti allo sciopero generale”

Il segretario della Cgil Maurizio Landini accusa il governo di non aver coinvolto i sindacati nella stesura della manovra 2025, arrivata intanto in Parlamento: “Il confronto con le parti sociali non c’è stato. Si conferma che siamo di fronte a un governo che ha una logica autoritaria, che pensa che siccome ha vinto le elezioni può fare quello che gli pare”, ha detto in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il segretario della Cgil Maurizio Landini, in un'intervista a Fanpage.it, commenta le misure della legge di Bilancio, che ha iniziato il suo iter alla Camera. Non c'è stato spazio per un dialogo con le parte sindacali, che non sono state consultate per la stesura del testo: "Il confronto con le parti sociali non c'è stato. Si conferma che siamo di fronte a un governo che ha una logica autoritaria. Anziché governare pensa di poter comandare sempre", ha detto Landini. Anche per questo la Cgil sta valutando uno sciopero generale: "Di fronte a questa manovra pensiamo che ci sia bisogno di arrivare anche a una mobilitazione generale. Lo proporremo anche alle altre organizzazioni e nelle prossime ore, nei prossimi giorni decideremo di mettere in campo un'iniziativa e non escludiamo assolutamente nulla. È il momento di mobilitarci, di scendere in piazza".

Segretario, vi aspettate di essere convocati a Palazzo Chigi per la manovra? Ci saranno dei margini per modificare le misure che sono arrivate in Parlamento?

No, mi pare che hanno già inviato la manovra in Parlamento, l'hanno già bollinata. Quindi a questo punto la discussione è già in Parlamento e il confronto con le parti sociali non c'è stato. Si conferma che siamo di fronte a un governo che ha una logica autoritaria, che pensa che siccome ha vinto le elezioni può fare quello che gli pare. Anziché governare pensa di poter comandare sempre, senza dover discutere con quelli che li rappresentano. Parlano di fisco, bloccano le pensioni, parlano di salari, e non parlano con le organizzazioni sindacali che rappresentano milioni di lavoratori e di lavoratrici nel nostro Paese. Credo che questo sia un segno del pericolo che sta attraversando la nostra democrazia, perché è lo stesso governo che sta facendo decreti per liberalizzare la precarietà, che sta facendo decreti per impedire di mobilitarci. Sono preoccupato perché questa è una logica che porta a sbattere il nostro Paese.

La parte più cospicua della manovra è rappresentata dal taglio del cuneo fiscale e dall'accorpamento delle aliquote Irpef. Queste però erano misure che già c'erano e che sono state semplicemente rese strutturali. Che cosa c'è invece per i salari per i lavoratori nel testo della legge di bilancio?

Sui salari in realtà confermano una cosa che già c'era per non abbassarli, mentre noi abbiamo bisogno di aumentarli i salari, perché non hanno difeso il potere d'acquisto. E la cosa che avrebbero dovuto fare, cioè mettere le risorse per rinnovare i contratti del pubblico impiego, non lo hanno fatto. Le risorse che ci sono permettono un aumento del 6% ai lavoratori del pubblico impiego, quando l'inflazione in questi anni è stata del 17%. Firmare accordi su quelle cifre che sta imponendo il governo, significa programmare la riduzione del potere d'acquisto dei salari. E stanno mandando un messaggio anche a tutti gli imprenditori privati: siccome ci sono tutti i contratti da rinnovare, dai metalmeccanici, ai chimici, ai tessili, agli edili, il messaggio che manda il governo è che in questa fase si possono rinnovare i contratti senza recuperare il potere d'acquisto dei salari. Quindi queste misure sono un segnale di riduzione dei salari. E in più siccome non agiscono sul fisco, non vanno a prendere i soldi dove sono, non agiscono sugli extraprofitti e sui profitti, il dato vero è che l'aumento delle entrate fiscali di questo Paese viene generalmente dall'Irpef, cioè vengono dai lavoratori dipendenti e pensionati, che sono gli unici che vedono un aumento della tassazione diretta del loro stipendio e delle loro pensioni.

A proposito di extraprofitti, quello che doveva esserci sulle banche, cioè la tassa sugli extraprofitti, alla fine si è trasformata in un rinvio delle deduzioni, praticamente una sorta di prestito sulle tasse future, che il governo dovrà poi restituire nei prossimi anni. Una presa in giro?

Sì, questa è una presa in giro. Le banche fanno il loro mestiere, nascono per prestare i soldi, in questo caso stanno facendo un prestito allo Stato per dargli un po' più di liquidità in questa fase, poi però se la riprendono per gli anni successivi. È un pugno in faccia non aver tassato i profitti, non solo delle banche. Nel 2022-2023 il livello di profitti che ci sono stati in questo Paese è stato da record, non ne hanno mai fatti tanti. Anziché andare a prendere i soldi lì, con una tassazione progressiva – perché con un aumento dei profitti ci deve essere un aumento delle entrate, del fisco – non lo stanno facendo. Questo determina anche il fatto che non stanno facendo gli investimenti che servirebbero sulla sanità, sulla scuola, sugli asili.
Quindi questa è una manovra contro i lavoratori, contro le lavoratrici, contro i lavoratori, contro le lavoratrici, contro i pensionati, contro i giovani perché stanno aumentando la precarietà. Nei giorni scorsi hanno votato un collegato al lavoro che aumenta ancor di più la precarietà. Oltre ad aver liberalizzato i contratti a termine, liberalizzano anche il lavoro somministrato, liberalizzano qualsiasi forma di lavoro precario. Noi abbiamo oggi migliaia di giovani sottopagati e tantissimi nostri laureati stanno decidendo di andarsene via dal nostro Paese. Questo è un elemento che va contro la nostra democrazia e contro la tenuta sociale e la coesione sociale.

Il governo però ha promesso che qualora dovessero esserci più introiti dal Concordato biennale, e questo si saprà soltanto alla fine di ottobre, potrebbe intervenire sullo scaglione mediano delle tre aliquote Irpef, quindi potrebbe esserci una riduzione dell'aliquota Irpef dal 35% al 33%. Non è un po’ paradossale che per andare ad aiutare il ceto medio bisogna passare da un condono?

Sì, non è solo un condono temporaneo. Questo è un modo per legalizzare l'evasione fiscale, perché il concordato preventivo stabilisce che la persona che lo fa può stabilire per i prossimi due anni quanto prende, e se prende di più di quello che ha concordato, non ci paga le tasse. E stiamo parlando di quella parte del Paese, lo dice l'Agenzia delle Entrate, che ha una propensione all'evasione fiscale del 70%. Quindi è un meccanismo che in realtà, anziché combattere l'evasione fiscale, anziché riportare un principio di progressività e di equità nel fisco, va in direzione opposta.

In realtà noi siamo contrari anche alle tre aliquote, perché le aliquote dovrebbero essere più di tre. Vorrei ricordare a tutti che negli anni Settanta in Italia le aliquote erano 32, la più bassa era il 10%, la più alta era al 72%. Io non sto dicendo che dobbiamo tornare a 32, ma vorrei far notare che adesso la più bassa è al 23% e la più alta al 43%. In Italia poi gli unici che pagano l'Irpef sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, il 90%. In realtà in Italia abbiamo un sistema fiscale in base al quale non tutti pagano le stesse tasse. Questo vuol dire che poi le persone devono pagare due volte. Cosa sta succedendo sulla sanità? Che io ogni mese pago i contributi e poi la sanità pubblica non funziona, ci sono le liste d'attesa e se non pago ancora non ho nulla. Vorrei darvi due numeri. La spesa sanitaria privata è arrivata nel 2023 a 46 miliardi, è aumentata quell'anno di altri 4 miliardi, e guarda caso i tagli che sono stati fatti negli ultimi vent'anni sulla sanità sono pari a 40 miliardi. Questo governo, anziché affrontare questi temi vuol fare l'autonomia differenziata?

Sulle pensioni minime c'è stato un mini ritocco e adesso si parla, secondo il testo arrivato in Parlamento, di un aumento di 3 euro, secondo lei è un’elemosina come ha detto anche il Codacons?

Sì, mi sembra che sia assolutamente inadeguato rispetto alla situazione che c'è. Ma vorrei far notare che se parliamo di pensioni non c'è solo un problema di inadeguatezza della rivalutazione, ma faccio notare che stanno aumentando l’età pensionabile. Questo governo, che aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe modificato e cambiato radicalmente la legge Fornero, la sta peggiorando, anzi, sta aumentando l'età pensionabile, e la gente che dovrebbe andare in pensione non ci va. Alle nuove generazioni di precari non viene garantito nessun futuro. Noi chiediamo da tempo di introdurre una pensione di garanzia per le nuove generazioni, in modo che siano coperti anche per i periodi di non lavoro che hanno, e che abbiano una contribuzione adeguata anche nell'avvio della loro vita lavorativa. In realtà quello che sta avvenendo è che i giovani, e le donne in particolare, rischiano di essere precari nella loro vita e di non avere nemmeno in futuro un sistema pubblico che gli garantisce qualcosa.

Voi state valutando, una mobilitazione, uno sciopero generale?

Assolutamente sì, tra l’altro sono già in programma diverse iniziative delle categorie. Il 18 (ottobre) c'è stato lo sciopero dei metalmeccanici, il 19 abbiamo manifestato con tutto il lavoro pubblico in piazza per la sanità pubblica. Venerdì 25 (oggi ndr) c'è lo sciopero dei chimici e poi la settimana dopo ci sono le mobilitazioni previste dai pensionati del nostro Paese in tutti i territori. Il 31 di ottobre è stato proclamato lo sciopero generale di tutti i settori della scuola, della conoscenza, dell'università. L'8 di novembre c'è lo sciopero del trasporto pubblico locale, altro settore in cui il governo sta tagliando mentre le persone avrebbero bisogno di una qualificazione dei servizi, non solo di aumentare gli stipendi. È chiaro che adesso di fronte a questa manovra che è stata consegnata in Parlamento senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, pensiamo che ci sia bisogno di arrivare anche a una mobilitazione generale. Lo proporremo anche alle altre organizzazioni e nelle prossime ore, nei prossimi giorni decideremo di mettere in campo un'iniziativa, e non escludiamo assolutamente nulla. È il momento di mobilitarci, di scendere in piazza e di rivendicare di essere ascoltati e di far tornare al centro di questo Paese i bisogni delle persone che per vivere devono lavorare.

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