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La riforma dell’Irpef di Draghi aiuta redditi alti, i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio

Un documento dell’Ufficio parlamentare di bilancio contraddice quanto detto da Draghi in conferenza stampa: la riforma fiscale avvantaggia i redditi medio-alti, non certo quelli medio-bassi.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"I principali beneficiari della riforma fiscale sono i pensionati e i lavoratori a reddito medio-basso", ha garantito Draghi pochi giorni fa, durante la conferenza stampa di fine anno. A contraddirlo, però, è uno studio realizzato e pubblicato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che di fatto evidenzia esattamente il contrario rispetto a quanto spiegato dal presidente del Consiglio. Nel documento viene per prima cosa riassunta la riforma dell'Irpef, che riduce le aliquote e le riorganizza in quattro scaglioni. Il problema, però, che viene da tempo contestato dai sindacati – arrivati a proclamare lo sciopero generale – è che il guadagno maggiore va proprio ai redditi più alti.

C'è un passaggio di quella relazione dell'Ufficio di bilancio che è più che eloquente in tal senso: "Concentrando l’attenzione sui lavoratori dipendenti, emerge una riduzione media di imposta più elevata per i dirigenti (circa 368 euro), seguita da quella degli impiegati (266 euro) e infine degli operai (162 euro) – si legge nel documento – Per queste ultime due categorie si rileva la medesima incidenza della riduzione di imposta rispetto al reddito, pari a circa l’1 per cento. La quota maggiore delle risorse affluisce agli impiegati (il 51,8 per cento del totale delle risorse destinate ai lavoratori dipendenti; 2 miliardi), mentre i dirigenti ottengono meno del 3 per cento del totale (a fronte di un peso in termini demografici di circa l’1,8 per cento)".

"In termini distributivi si può osservare che la riduzione di imposta in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte, con un beneficio medio di circa 765 euro per i contribuenti con reddito imponibile tra i 42.000 e i 54.000 euro, fascia maggiormente interessata dalla operazione di regolarizzazione delle aliquote marginali per i lavoratori dipendenti e che consegue anche il beneficio massimo in termini relativi (2 per cento) – si legge ancora nel documento che analizza la riforma fiscale – Nel complesso, la riforma distribuisce ai contribuenti in questa classe (il 3,3 per cento del totale) circa 1 miliardo di euro (il 14,1 per cento del totale delle risorse distribuite)".

"L’incremento delle detrazioni, generalmente più elevato per i redditi bassi, comporta un beneficio medio maggiore (229 euro) per i contribuenti tra i 12.000 e i 18.000 euro rispetto a quanto accade per le classi di reddito immediatamente superiori. Nel complesso, a questi contribuenti (il 16 per cento del totale) affluisce circa il 20 per cento delle risorse complessive (circa 1,5 miliardi) – continua – Per contribuenti con reddito inferiore ai 12.000 euro il beneficio medio si riduce sensibilmente per effetto dell’incapienza fiscale. Le prime due classi, dove si concentra circa il 36,9 per cento dei contribuenti, beneficiano di circa il 6,7 per cento delle risorse complessive".

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