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Opinioni

La Presidente della Commissione Diritti Umani è a favore di ruspe e ronde contro rom e migranti

La Lega ha proposto e fatto eleggere (grazie ai voti del Movimento 5 Stelle) alla Commissione dei Diritti Umani del Senato la senatrice Stefania Pucciarelli, favorevole alle “ruspe” nei campi rom, alle ronde dei fascisti del terzo millennio contro i migranti e chiamata in causa (poi archiviata) per aver messo un like a un utente che voleva dare “forni” e non case popolari agli stranieri.
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La senatrice della Lega Stefania Pucciarelli è stata eletta Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato (la vicepresidenza è andata al Movimento 5 Stelle, con il senatore Alberto Airola). Pucciarelli, che succede al parlamentare del Partito Democratico Luigi Manconi, è stata preferita alla candidata delle opposizioni Emma Bonino, che ha ottenuto solo otto voti. La scelta della senatrice leghista alla guida della Commissione Diritti Umani appare quantomeno singolare, considerando alcune posizioni espresse negli ultimi mesi, in relazione a fatti di stretta attualità. Solo pochi giorni fa, ad esempio, Pucciarelli esultava per la demolizione di un caseggiato in un campo nomadi, rivendicando come “le ruspe” fossero una battaglia storica della Lega. L’esponente leghista, vicina alle tesi dei colleghi Pillon e Fontana, è nota anche: per le sue battaglie nei confronti dei “finti profughi” e contro le politiche che “privilegiano la manodopera dei migranti” rispetto a quella italiana; per aver difeso le ronde di Casa Pound; per aver applaudito alle norme di "contrasto" ai mendicanti; per aver definito “palese atto di egoismo e inaccettabile pretesa”  la questione della genitorialità omosessuale.

La senatrice poi era finita al centro di una vicenda giudiziaria piuttosto singolare. Pucciarelli era stata chiamata in causa dalla presidente del comitato immigrati della Liguria per aver messo un “like su Facebook” a un post razzista. Il post incriminato parlava di dare “forni ai migranti, e non case popolari”. L’accusa, dunque, era stata formalizzata in base al reato di cui all'art. 3 c. 1 legge 654/1975 che riguarda coloro che propagandano "idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico". Il procedimento si era chiuso con l’archiviazione perché il giudice non aveva trovato “penalmente rilevante” il comportamento della senatrice (che si era scusata pubblicamente e aveva parlato di errore).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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